Marino Laziale (RM) – 17/11/2018
2050 – Perché dovremmo avere una sanità molto efficiente ed efficace in futuro (ma chi la vuole per davvero)? di Cristiano Torricella
(articolo di Cristiano Torricella, autore e futurologo “indignato”)
Premetto che scrivo questo mio nuovo articolo sul futuro dopo aver vinto la mia ennesima partita a scacchi contro il robot (un software…) contro cui gioco a scacchi sul notebook.
Dunque, come stato d’animo, sono contento e non affatto pessimista… e così ne approfitto per parlare, in modo credo equilibrato, di un tema assai scottante, che coinvolge e coinvolgerà la vita di centinaia di migliaia di persone.
Strategico gioco del passato, del presente e del futuro, gli scacchi, che costringe l’uomo a riflettere logicamente e, dunque, a…pensare (la celebre, eterna ed immarcescibile locuzione “cogito, ergo sum”…).
Curativo e ludico passatempo cerebrale, gli scacchi, che, in futuro, spero che molti anziani facciano loro, tenendo occupata la mente ed allontanando così la noia, la pigrizia intellettuale che fa ingrassare ed anche… l’Alzheimer.
Nel frattempo, passati alcuni mesi dal mio precedente articolo, stanno accadendo e si stanno confermando delle tendenze sanitarie (in atto nella mia regione, il Lazio ed, in particolare, la provincia di Roma) che portano fosche ombre sul destino sanitario di centinaia di migliaia di cittadini facenti parte della nostra vasta popolazione castellana (ed anche romana, trasferitasi qui…) che invecchia ed invecchierà sempre più, comportando gravi problematiche di tipo assistenzial-sanitario.
Dopo anni di attesa, sembrerebbe imminente l’apertura del Nuovo Mega-Policlinico dei Castelli Romani, il nuovo mega-ospedale dei Castelli e del litorale di Roma, edificato in un luogo periferico del Comune di Ariccia, per ora raggiungibile – sembrerebbe – solo con l’automobile privata ma comunque utile e ben accetto.
Questa nuova apertura potrebbe sembrare una “buona cosa”, se non fosse che alcuni preesistenti ospedali castellani saranno, a breve, smantellati o chiusi.
Il progressivo invecchiamento della popolazione castellana e romana potrebbe trasformare (in un futuro imminente…) l’ospedale di Genzano di Roma (RM) nella più grande R.S.A. (Residenza Assistita) per anziani dei Castelli Romani, smantellando gli attuali reparti dell’ospedale e trasformando Genzano di Roma in una “città-ospizio”.
Ospedale di Genzano di Roma che pareva invece essere riservato – finora – alle nascite dei nuovi bebè castellani, visto che era l’ospedale in cui le cui neomamme si recavano da tutti i Castelli Romani ed anche da altre cittadine per partorire i “loro” nuovi nati dei Castelli (o partorivano a Genzano o partorivano a Roma…).
Non migliore il destino dell’ospedale di Marino Laziale, ormai divenuto clinica oncologica (per soli malati di tumore), grave patologia che la popolazione regionale e provinciale, invecchiando, svilupperà sempre più (ma non solo tumori, anche diabete, malattie cardiovascolari, ictus, infarti, cecità, sordità e via dicendo…).
Ma anche per l’ospedale di Albano Laziale (forse trasformato anch’esso in ospizio per anziani o forse in sede di ambulatori della ASL…) e per altri ospedali dei Castelli Romani si profila, a breve, il paventato rischio della perdita totale o parziale della funzione di ospedale cittadino con la chiusura dei reparti sanitari, “pronto soccorso” in primis, privando tali popolose città dei Castelli Romani di primarie funzioni sanitarie finora utilmente erogate in zona, senza dover necessariamente ed obbligatoriamente “trasferirsi” in altre città per operarsi o per curarsi, con tutto ciò che, a livello umano-socio-economico ciò comporta.
Se tale enorme “disastro sanitario annunciato” avvenisse per davvero (così come anticipato ai lettori, “nero su bianco”, da alcuni giornali locali dei Castelli) non si incrementerebbe, così facendo, un costoso e dannoso “pendolarismo sanitario di massa”, creando “lunghe autocolonne di malati e di anziani” in arrivo verso Ariccia (celebre città della porchetta…) esclusivamente per curarsi ed operarsi, sospinti da bisogni di sopravvivenza impellenti e dal fatto di non avere più, nella propria città, un ospedale civico che li accolga?
Che fine avrebbe fatto la volontà pseudo-ecologista, tanto sbandierata in giro, di decongestionare il traffico, di “inquinare tutti di meno” e di incentivare l’uso dei mezzi pubblici di trasporto (anziché l’abuso dei mezzi di trasporto privati – leggasi “automobili”) che creano rumore, traffico ed inquinamento anche qui ai Castelli?
Per non parlare, poi, degli “ultimi tra gli ultimi”: di chi ha venduto l’automobile, di quelli che non possono guidarla, dei ciechi, degli invalidi e dei… poveri, in cerca di un disperato passaggio in automobile, erogato da qualcuno..
Mi chiedo se i manager che pianificano la futura sanità castellana abbiano pre-visto che una persona, sana e forte a vent’anni, non sia più in grado di guidare un’auto o di vederci bene già a sessant’anni di età o che raggiungere un mega-ospedale nella campagna di Ariccia sia difficoltoso o che prendere un taxi sia costoso.
Mi chiedo se un adulto o un anziano infortunatisi – ahimè – per un incidente stradale (ad Albano) debbano obbligatoriamente subire un lungo pellegrinaggio (o calvario sanitario) fatto di molti viaggi in ambulanza, in cerca di un fatidico posto letto o di un costoso macchinario diagnostico (per esempio, per fare una T.A.C. – tomografia assiale computerizzata) disponibile ove possibile, per esempio all’ospedale di Velletri o in quello – lontanissimo – del litorale romano di Anzio-Nettuno, che distano vari chilometri da Albano, con il rischio di un trasporto medico-sanitario che ciò comporta, avanti ed indietro, indietro e avanti, quasi senza tregua.
Sono domande ipotetiche non capziose e non oziose, visto che stiamo parlando di salvare vite umane e di… persone infortunate, malate, anziane, disabili o. peggio.
Vite umane da salvare e da curare o da considerare alla stregua di “pazienti” che tutto dovranno subire, dai tagli del personale sanitario alla mancanza di ospedali?
Una prospettiva sanitaria futura che dismette i Pronto Soccorso e gli ospedali locali proponendo il “gigantismo” di un unico mega-ospedale castellano funzionante?
Perché ricoverare un cittadino di Pavona ad Ariccia? Uno di Albano ad Anzio? Uno di Marino a Velletri o a Roma “caput mundi”? Che “follia sanitaria” è mai questa? Che razza di “diaspora sanitaria” sradica tali genti da “casa”?
Che senso ha dismettere reparti ed ospedali, in un futuro prossimo venturo che promette un aumento esponenziale di malati gravi con problemi sanitari multipli, tra cui gravi o gravissimi, alcuni già in coma ed altri intrasportabili?
E se un ipotetico anziano (ricoverato nel mega-ospizio di Genzano di Roma (RM) del 2020) avesse non solo un tumore alla prostata ma anche problemi cardiovascolari da operare d’urgenza (onde evitare una possibile invalidità motoria) dovrà forse iniziare un penoso “tour de force” da un ospedale (o clinica specializzata) all’altro?
Lo manderanno di qua e di là come un pacco postale, facendogli percorrere chilometri di strada, da Genzano di Roma verso cliniche ed ospedali vari dell’hinterland romano, da Genzano di Roma alla clinica di Marino per curare il tumore, poi al Nuovo Ospedale dei Castelli Romani – reparto cardiologia – per essere operato e, poi, infine, “dulcis in fundo”, in una clinica ultra-periferica di Roma – ipoteticamente – per la riabilitazione motoria, finché ritornerà “curato” all’ospizio di Genzano?.
Che futuro “senso” può avere questa “mobilità sanitaria”, nell’ottica di un rispetto umanitario-sanitario che sembrerebbe dovuto al paziente di oggi e di domani?
E’ vero che il Nuovo Mega-ospedale dei Castelli dovrebbe servire, con solo centinaia di posti letto disponibili, un bacino di potenziali utenti “di area vasta” che va dal “mare di Roma” fino ai Castelli Romani ed oltre, servendo circa un totale di 600.000 persone residenti nell’ area dell’hinterland romano?
Vogliamo poi parlare dei disastri climatici (che già ora ci arrivano addosso ora e che ci arriveranno addosso sempre di più in futuro) che provocano morti e feriti?
Non serviranno… cure (per alberi caduti sulle automobili in corsa, per persone colpite da fulmini o da oggetti scagliati da trombe d’aria, venti impazziti ed altro)?
Vogliamo parlare della mancanza di lavoro che, per i più giovani, andrà cronicizzandosi causando, a volte depressione, tabagismo, alcoolismo e/o dipendenze varie?
Anche qui, in futuro, non serviranno forse… cure… per chi abusa di psicofarmaci, per chi vuole gettarsi di sotto dal quinto piano e per chi già oggi si droga?
Vogliamo parlare di futuro e dei futuri disturbi psichici legati all’abuso dei computer, di Internet e dei social networks (negli U.S.A. già ora malattie reali)?
Non serviranno, anche qui, cure per le future malattie psichiche ed i vari disagi mentali riscontrati, nonché appositi tranquillanti e farmaci per… sedare i malati?
Come vaccinare le persone contro eventuali future malattie epidemiche, se oggi si chiudono o si chiuderanno, in futuro, gli ambulatori vaccinali degli ospedali? Che fine faranno gli eventuali “infettati” o gli “infettivi”?
Le nascite sono già oggi ormai a picco, mentre, in futuro, si invecchierà e ci si ammalerà sempre di più… perciò mi sarei logicamente aspettato l’entrata in funzione del Nuovo Ospedale dei Castelli mantenendo parallelamente in vita tutti gli ospedali civici già esistenti, non smantellandoli o chiudendo reparti e/o i Pronto Soccorso.
Non mi era dunque possibile, in questo mio nuovo articolo futurista, che purtroppo sa di “denuncia sociale”, tacere ed eludere l’enorme futuro problema sanitario, assistenziale e sociale che sta per arrivare addosso ad oltre mezzo milione di persone colpevoli solo di risiedere in varie ed amene cittadine collinari delle “nostre parti” (non stiamo parlando di paesini sconosciuti ed isolati, arroccati su pendici di montagna inesplorati ed oscuri… ma (anche) di Castel Gandolfo (residenza estiva del Papa…), di Nemi (famosa per la sua celeberrima Sagra delle Fragole), di Albano Laziale con tutte le sue popolose frazioni abitate da famiglie, di Marino (nota città della Sagra dell’uva e del vino), di Genzano di Roma (celebre nel mondo per la sua famosa Infiorata…), di Rocca di Papa e non solo di questi importanti centri castellani.
Il futuro del 2050 promette I.A. (Intelligenza Artificiale), droni volanti, moneta elettronica, robots ed auto “intelligenti” che si guidano da sole e ci “parlano”?
Malati ed anziani aumenteranno a dismisura in futuro e le statistiche dicono che questi pensionati ed anziani del futuro guadagneranno di più di chi lavorerà domani!
Aumenteranno a dismisura e nessuna classe dirigente (di nessun colore politico) potrà più eludere o tacere questo enorme e gravoso “disastro” socio-sanitario di massa; saranno ancora in tempo per invertire tale “rotta suicida”?
Io, futurologo, l’ho qui scritto a chiare lettere con decenni di anticipo, in modo che nessuno, poi, potrà dire che non ne era consapevole o..ignorava il problema!
Per chi cerca lavoro oggi e non lo trova (ma si sente “vocato” a questo…) nel futuro avranno sempre più spazio professioni sanitario-assistenziali di ogni genere.
Successo lavorativo e sociale per chirurghi, oculisti, internisti, genetisti, cardiologi, infermieri, ottici, per chi progetta protesi, per dentisti e… podologi.
Per badanti (a meno che un robot badante non li sostituisca mano mano…), assistenti sociali, fisioterapisti, esperti di agopuntura e – soprattutto – psichiatri.
Turismo e sanità sono i due grossi “business forti” del futuro, su cui società e privati stanno investendo, già oggi, imponenti cifre a sei zeri… e lo Stato che fa?
Chi tutto ciò oggi non l’ha capito ancora (o fa finta di niente) o è veramente indietro culturalmente o potrebbe, invece – come si dice a Roma – “marciarci… per interesse corporativo o venale”?
Il futuro 2050 ci riserverà, dunque ed ancora di più (non bastasse ciò che finora è accaduto fino ad ora, con i molti e vergognosi casi di malasanità) un ennesimo “disastro sanitario” annunciato, con l’ennesima ripetizione di quanto abbiamo già visto a fine ‘900, annunciato, amplificato ed esasperato a dismisura ed “in fieri” già oggi?
Un futuro disastro annunciato, quello del futuro trentennio 2020-2050, creato ad arte anche da noi, ai Castelli Romani, grandemente dovuto alla “povertà culturale dei soliti noti” e di chi, in passato, già mal-pianificò, mal-progettò e mal-governò allora (e continuerà a governare, in futuro e nel 2050, come sempre “a cz”…) la delicata “cosa pubblica” nonché quella – così delicata e vitale – “cosa sanitaria”, con i consueti, consolidati, immarcescibili, miopi e non lungimiranti criteri venal-politico-clientelari?
Non c’è molto da stare allegri, con tali premesse politico-sanitarie-assistenziali che forse… verranno!
Ad maiora ed al prossimo articolo sul futuro prossimo venturo!
Cristiano Torricella, autore e futurologo “indignato”