Ho pensato molto questa domenica, per il nostro appuntamento con la poesia, a quale poesia inserire, la scelta è stata davvero ardua, difficile, sono molti i poeti e scrittori che mi interessano e di cui, prossimamente, parlerò ma oggi voglio citare uno scrittore e poeta italiano che apprezzo tanto: Erri De Luca.
La raccolta di poesie “Solo andata – righe che vanno troppo spesso a capo” – qui l’incipit e qui la poesia Due – è davvero intensa e anche in questo caso è stato difficile scegliere.
Propongo una poesia che lascia poco spazio all’immaginazione per via di quello che descrive – avvenimento tragico – e tanto alla riflessione…come è giusto che sia.
Zingari, un’estate è tratta dalla sezione Quartiere di storie naturali, quarto capitolo, se così vogliamo chiamarlo così, del libro.
Zingari, un’estate
Dalle baracche del Zigeuner Camp vedevamo gli ebrei
colonne incamminate diventare colonne verticali
di fumo dritto al cielo, erano lievi
andavano a gonfiare gli occhi e il naso
del loro Dio affacciato.
Noi non fummo leggeri.
La cenere dei corpi degli zingari
non riusciva ad alzarsi al cielo di Alta Slesia.
In piena estate diventammo nebbia corallina.
Ci tratteneva in basso la musica suonata e stracantata
intorno ai fuochi degli accampamenti,
siepe di fisarmoniche e di danze,
la musica inventata ogni sera del mondo
non ci lasciava andare.
Noi che suonammo senza uno spartito, fummo chiusi
dietro le righe a pentagramma del filo spinato.
Noi zingari di Europa, di cenere pesante
senza destinazione di oltre vita
da nessun Dio chiamati a sua testimonianza
estranei per istinto al sacrificio
bruciammo senza l’odore della santità
senza residui organici di una pietà seguente,
bruciammo tutti interi, chitarre con le corde di budello.
Tratto da “Solo andata – righe che vanno troppo spesso a capo” – di Erri De Luca, pubblicato da Feltrinelli, pagina 47
Scritto da Mac La Mente