/ Giugno 29, 2011/ Blog, In Libreria, Incipit/ 0 comments

E’ con curiosità che sto leggendo questo libro perchè Roberto Vecchioni, l’autore, lo conosco come cantante/cantautore ma non l’avevo mai letto e siccome la conoscenza di una persona, delle sue opere e del suo pensiero è infinita, eccomi qui a riportare l’inizio (il prologo) del primo lavoro letterario del cantautore lombardo.

Viaggi del tempo immobile è un libro composto da diverse storie che hanno un filo conduttore, il narratore (Teliqalipukt) , un immortale tra gli immortali che istruisce i piccoli immortali e fa conoscere loro gli uomini, grandi o piccoli che siano, e come si svolge la vita sul pianeta Terra.

Prologo

Teliqalipukt era consapevole di non essere un gran bell’esempio di immortale. L’imperturbabilità, tanto per dirne una: quella gli mancava completamente.
Non che non ce la mettesse tutta, ma proprio non ci riusciva ad assumere quell’aria pacifica e un po’ tonta degli altri immortali. Si arrabbiava, sbuffava, rideva sguaiatamente e soprattutto non era capace di cancellare i ricordi. Soffriva di malinconie, e , quel ch’era peggio, piangeva.

Era un immortale relativamente giovane, ma aveva vissuto più vite, conosceva più posti, più storie, più uomini di tutti, questo perchè non resisteva più di tanto lì ad adorare, adorarsi e godere eterna felicità: a scadenze orma fisse gli tornava la voglia di vivere, di essere uomo, non importa dove.
Ed era stato mille uomini, in mille tempi diversi, a cavallo di euforie e di noie; fu piccolo artigiano e astuto consigliere, pallido guerriero e sconosciuto inventore, politico, sguattero, trovarobe o poeta, ma sempre e comunque in qualsiasi vita, in qualsiasi corpo, incazzato con gli ipocriti e indifeso, sperduto sognatore. Raramente fu un uomo importante. Più spesso visse vicino a qualcuno che valeva la pena di ricordare, di raccontare.

Gli altri immortali non lo capivano, lo consideravano tutti un po’ tocco, ma innocuo. Si eran già fatti la loro bella trafila di esistenze e non ne potevano più: basta, zac, un taglio netto per meritarsi l’infinito riposo. Lui no. E più andava avanti nei secoli, più gli crescevano pericolosamente le emozioni. Pareva drogato dalla Terra. E non si poteva. Non si poteva, era vietato e oltretutto sconsigliabile, tornare a vivere così spesso e a intervalli sempre più ravvicinati.

Allora trovarono una soluzione. Visto che amava tanto gli uomini e tanti uomini non riusciva proprio a dimenticarli, si sarebbe preso la briga di raccontarli ai piccoli immortali, che di vite non ne avevano ancora vissute ma presto avrebbero cominciato a farlo. Ci pensasse lui, che sapeva tutto e tutto aveva visto, a metterli sull’avviso, a instradarli, a dar loro illuminati consigli.

Dati del libro:

Titolo: Viaggi del tempo immobile
Autore: Roberto Vecchioni
Casa editrice: Einaudi
Anno: 1996
Pagine: 123

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