/ Settembre 5, 2008/ Blog, In Libreria/ 0 comments

Mattino bruno è un piccolo, grande libro dello scrittore francese Franck Pavloff.
Uscito quasi in sordina in Francia nel 1998 per Cheyne, una casa editrice specializzata in libri di poesia, divenne uno strepitoso caso editoriale nel 2002, quando l’attualità politica del paese (il clamoroso successo elettorale del leader dell’estrema destra Le Pen, arrivato fino al ballottaggio con Chirac per la poltrona presidenziale) portò in primo piano il tema centrale del libro: la grande facilità con cui nasce una dittatura quando i cittadini smettono di vigilare sulla democrazia.

Da quel momento il volumetto, lungo in tutto 10 pagine, ha avuto ristampe su ristampe, ne è stato fatto anche l’audiolibro e ne è stato tratto un cortometraggio trasmesso spesso dalla tv francese. E, soprattutto, viene fatto leggere nelle scuole.

Il testo è un breve e fulminante apologo che, nelle sue poche paginette, racconta in modo tanto semplice, quanto potente ed efficace la storia di un paese immaginario dove, in modo apparentemente banale e quasi casuale e inizialmente quasi non violento, si instaura giorno dopo giorno una feroce dittatura.

Veniamo a sapere quello che accade attraverso le vicende e le riflessioni di due personaggi, il protagonista-narratore e il suo amico Charlie. Sono due persone normali – due persone assolutamente qualunque -, due amici che trascorrono il tempo libero giocando a carte e chiacchierando del più e del meno e che tutto quello che desiderano è vivere tranquilli nel proprio angolino, senza disturbare gli altri e senza essere disturbati dagli altri.
E proprio in nome del quieto vivere accettano di far uccidere i propri animali, un cane e un gatto, perché non sono di colore bruno, l’unico colore ammesso dalle leggi imposte dal nuovo governo dei Bruni.

Ma questo è solo l’inizio. Nei mesi successivi i due amici, e con loro tutto il paese, subiranno, sempre senza ribellarsi in nome del “quieto vivere”, leggi progressivamente sempre più assurde e liberticide, fino alla privazione di ogni più elementare diritto e all’instaurazione della più crudele e insensata dittatura.

Solo alla fine, quando ormai l’ineluttabile è alle porte, il protagonista capisce quello che è accaduto e come:
Non avrei dovuto fidarmi dei Bruni fin da quando ci hanno imposto la loro prima legge sugli animali. Dopotutto il mio gatto era mio, come il suo cane per Charlie, avremmo dovuto dire di no. Resistere di più, ma come? Va tutto così in fretta, c’è il lavoro, le preoccupazioni di tutti i giorni. Anche gli altri lasciano perdere per stare un po’ tranquilli, no?
(La traduzione è mia)

E nelle sue parole emerge quello che a Pavloff sta a cuore mostrarci: perché si instauri una dittatura, mentre non servono necessariamente i carri armati, è invece indispensabile il complice e involontario consenso/assenso dei cittadini. Quando le persone, per apatia da quieto vivere, voltano la testa dall’altra parte e accettano la quotidiana e progressiva erosione dei propri diritti, il loro paese è avviato su una strada che può solo condurre alla più feroce e arbitraria privazione di ogni libertà.

Del libro esiste una traduzione italiana a cura di Fabio Galimberti, pubblicata nel 2003 dall’editore Nottetempo.
Purtroppo in questo momento il testo è esaurito o in ristampa, ma spero che l’Editore provveda presto a renderlo nuovamente disponibile perché è una lettura che merita veramente.

Franck Pavloff
Mattino bruno
Editore Nottetempo, collana I sassi, 2003, pp. 16

Il libro è stato segnalato anche sul forum nel topic Consigli di lettura.

Scritto da Vianne

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