Curiosare, immaginare e fermarsi a pensare sono tutte azioni che possono nascere spontaneamente, basta concedersi un minuto e nasce, prende vita e si sviluppa questa magia.
Lo sguardo trasmette emozioni quando si ferma su qualcosa, i colori, le forme, i contrasti diventano un tutt’uno coi nostri pensieri. E se si vogliono comunicare e condividere queste impressioni, come fare? Semplice, ci si ritaglia un angolo.
E’ quello che abbiamo cercato di fare e che facciamo ne “L’angolo delle visioni innocenti”, una discussione dove le immagini stimolano i nostri pensieri e ci aiutano a comunicarli.
Quando guardare un’immagine riesce per un attimo a concederti una innocente visione.
C’è una cosa che ogni tanto mi capita, che mi piace molto, nulla di speciale ma, ogni tanto nel guardare un’immagine, o una foto, o un quadro, per una frazione di secondo mi si fissano nella memoria come se fossero dei flash una serie di sensazioni ben precise, e allora mi piace trascriverle così per fissarle sulla carta a perenne ed imperitura memoria (più che altro la mia…).
Per voi rappresenta un pensatore o rappresenta la rassegnazione, o cos’altro?
Il pensatore di W.A.Kirchner
In realtà io non ci vedo nulla che leghi quel corpo a qualcosa di così vivo come il pensiero, in verità non ci trovo nulla di vivo, ci sono due cose distinte e nettamente contrastanti, il corpo che è vivo, rilassato, dolce, assorto, quindi potrebbe essere il corpo di un pensatore, ma sono altrettanto dell’idea che la testa ha un qualcosa di mostruoso, di gelido e immobile come la morte, ma c’è un qualcosa che non riesco a decifrare perché mi da anche un senso decisamente opposto nel contempo, di non umano e di non naturale, e come se fosse una testa che non ha nulla a che fare con il resto del corpo perché morta ma nel contempo in lei c’è vita, la posizione è innaturale e questa la divide dal resto del corpo la differenzia, mentre il corpo è austero e retto, dignitoso, la testa porge con una arrendevolezza disumana la vita alla non vita.
Le mani anche se rassicuranti nel loro tranquillo gesto sono irraggiungibili quasi nascoste a proteggersi o a significare l’essere stato, il gesto va quasi a fondersi con il resto del corpo ben delineato che appartiene ancora alle cose, le mani e la testa quasi non appartengono più a quel corpo, specialmente le mani, come se quegli arti che più rappresentano il movimento di vita stessero sparendo per essere perse per sempre.
La testa supina su di un corpo eretto, non mostra il volto ma solamente la colonna vertebrale piegata e sconfitta, ma perse le mani e con esse la vita, persa la testa e con essa la consapevolezza di essere, resta il corpo eretto a salvare il proprio passaggio la propria esistenza quasi a testimonianza di quello che è stato, come fa la pianta che prima di macerare nel tempo perde i suoi frutti le sue foglie e con esse la vita, ma il tronco resta ancora per molto tempo a segnare il passaggio e l’esistenza e il tempo che è passato, nulla di quello che si vede è fine a se stesso, serve solo come testimonianza che nella lotta contro il tempo c’è stato un momento in cui egli è stato, poi come è giusto che fosse nell’infinito è ritornato.
Scritto da alanford50.
Un corpo rassegnato e sconfitto dalle avversità incontrate.