E' morto Ingmar Bergman
E' morto Ingmar Bergman
E' morto oggi, all'età di 89 anni, uno dei grandissimi Maestri del Cinema, il regista di capolavori come Il posto delle fragole, Il settimo sigillo, Fanny e Alexander, Sussurri e grida, Persona, Sinfonia d'autunno, Luci d'inverno e tanti, tanti altri capolavori.
Nel corso della sua lunga carriera girò oltre 40 film, vinse 3 premi Oscar e fu premiato più volte a Venzia, a Cannes e a Berlino.
Nel corso della sua lunga carriera girò oltre 40 film, vinse 3 premi Oscar e fu premiato più volte a Venzia, a Cannes e a Berlino.
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Ecco come lo ricorda un articolo pubblicato su Repubblica:
Si è spento serenamente nella sua casa sull'isola di Faaro
Aveva 89 anni. Nella sua lunga carriera ha diretto oltre 40 film
E' morto il regista Ingmar Bergman maestro del cinema dell'anima
STOCCOLMA - Il regista svedese Ingmar Bergman è morto. L'annuncio è stato dato dalla figlia, Eva, all'agenzia svedese TT. Si è spento serenamente nella sua casa sull'isola di Faaro, nel mar Baltico, all'età di 89 anni. Famoso per capolavori come Fanny e Alexander e Il Settimo Sigillo, aveva realizzato oltre 40 film nella sua lunga carriera ed era considerato una delle personalità più eminenti nel panorama cinematografico mondiale.
Nato a Uppsala, a nord di Stoccolma, il 14 luglio 1918, figlio di un pastore luterano della corte reale svedese, fu segnato dalla severa educazione religiosa. Studiò all'università a Stoccolma e si avvicinò alla regia dal teatro facendosi le ossa su Shakespeare e Strindberg.
Dal 1944 condusse una carriera parallela, teatrale e cinematografica, ottenendo fama internazionale con il cinema ma rimanendo legato in modo particolare al teatro. La sua prima pellicola, Crisi, è del 1945, ma il successo arrivò nel 1956 con Il settimo sigillo che ottenne diversi riconoscimenti oltre al premio speciale al Festival di Cannes. Arrivarono poi l'Orso d'Oro al Festival di Berlino e il premio della critica al Festival di Venezia per Il posto delle fragole (1957).
Successivamente Alle soglie della vita e Il volto gli valsero il premio per la miglior regia rispettivamente a Cannes e a Venezia, mentre nel 1960 La fontana della vergine gli fece ottenere il suo primo Oscar.
Il nome di Bergman è legato anche a Sussurri e grida (1972), Scene da un matrimonio (1974) e Sinfonia d'autunno (1978).
Nel 1982, dopo quarant'anni di attività, Bergman decise di abbandonare improvvisamente il cinema, per dedicarsi al teatro e alla televisione. Fu quello l'anno del suo ultimo film per il grande schermo, Fanny e Alexander, nato originariamente per la televisione, e ispirato sontuosamente alla sua infanzia e alla sua passione per lo spettacolo. La pellicola vinse quattro Oscar, compreso quello per la regia, il terzo della carriera del maestro svedese.
Nel 2003 girò Sarabanda, il seguito di Scene da un matrimonio, e sul set disse: "Questo è il mio ultimo film". E stavolta lo fu veramente. Nel gennaio 2005 Bergman ricevette il Premio Federico Fellini per l'eccellenza cinematografica.
Dalla morte della sua ultima moglie Ingrid, nel 1995, Bergman viveva solo per gran parte dell'anno sull'isola di Faaro, in cui ha anche ambientato diversi suoi film.
Comandante della Legion d'onore, membro dell'Accademia delle lettere svedese, drammaturgo, Bergman ha sondato i rapporti fra uomo e donna in una luce spesso tragica, dominata dall'angoscia dell'esistenza. Ha rivelato molto della sua vita privata e professionale in una celebrata autobiografia, La Lanterna magica. Sposato cinque volte, Bergman lascia nove figli.
(30 luglio 2007)
Dal sito di Repubblica
Si è spento serenamente nella sua casa sull'isola di Faaro
Aveva 89 anni. Nella sua lunga carriera ha diretto oltre 40 film
E' morto il regista Ingmar Bergman maestro del cinema dell'anima
STOCCOLMA - Il regista svedese Ingmar Bergman è morto. L'annuncio è stato dato dalla figlia, Eva, all'agenzia svedese TT. Si è spento serenamente nella sua casa sull'isola di Faaro, nel mar Baltico, all'età di 89 anni. Famoso per capolavori come Fanny e Alexander e Il Settimo Sigillo, aveva realizzato oltre 40 film nella sua lunga carriera ed era considerato una delle personalità più eminenti nel panorama cinematografico mondiale.
Nato a Uppsala, a nord di Stoccolma, il 14 luglio 1918, figlio di un pastore luterano della corte reale svedese, fu segnato dalla severa educazione religiosa. Studiò all'università a Stoccolma e si avvicinò alla regia dal teatro facendosi le ossa su Shakespeare e Strindberg.
Dal 1944 condusse una carriera parallela, teatrale e cinematografica, ottenendo fama internazionale con il cinema ma rimanendo legato in modo particolare al teatro. La sua prima pellicola, Crisi, è del 1945, ma il successo arrivò nel 1956 con Il settimo sigillo che ottenne diversi riconoscimenti oltre al premio speciale al Festival di Cannes. Arrivarono poi l'Orso d'Oro al Festival di Berlino e il premio della critica al Festival di Venezia per Il posto delle fragole (1957).
Successivamente Alle soglie della vita e Il volto gli valsero il premio per la miglior regia rispettivamente a Cannes e a Venezia, mentre nel 1960 La fontana della vergine gli fece ottenere il suo primo Oscar.
Il nome di Bergman è legato anche a Sussurri e grida (1972), Scene da un matrimonio (1974) e Sinfonia d'autunno (1978).
Nel 1982, dopo quarant'anni di attività, Bergman decise di abbandonare improvvisamente il cinema, per dedicarsi al teatro e alla televisione. Fu quello l'anno del suo ultimo film per il grande schermo, Fanny e Alexander, nato originariamente per la televisione, e ispirato sontuosamente alla sua infanzia e alla sua passione per lo spettacolo. La pellicola vinse quattro Oscar, compreso quello per la regia, il terzo della carriera del maestro svedese.
Nel 2003 girò Sarabanda, il seguito di Scene da un matrimonio, e sul set disse: "Questo è il mio ultimo film". E stavolta lo fu veramente. Nel gennaio 2005 Bergman ricevette il Premio Federico Fellini per l'eccellenza cinematografica.
Dalla morte della sua ultima moglie Ingrid, nel 1995, Bergman viveva solo per gran parte dell'anno sull'isola di Faaro, in cui ha anche ambientato diversi suoi film.
Comandante della Legion d'onore, membro dell'Accademia delle lettere svedese, drammaturgo, Bergman ha sondato i rapporti fra uomo e donna in una luce spesso tragica, dominata dall'angoscia dell'esistenza. Ha rivelato molto della sua vita privata e professionale in una celebrata autobiografia, La Lanterna magica. Sposato cinque volte, Bergman lascia nove figli.
(30 luglio 2007)
Dal sito di Repubblica
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Il suo film che amo di più è il bellissimo Il settimo sigillo che personalmente considero uno dei film più intensi e più belli che siano mai stati girati, un vero Capolavoro di cinema, arte, poesia e filosofia
Date un occhiata al trailer del 1957 a questo link
E' in versione originale svedese sottotitolato in inglese, ma già solo il trailer ha immagini talmente belle che anche a non capire una parola di svedese e a non saper legger una parola d'inglese, ci si può rendere conto della straordinaria bellezza del film
La locandina
La scena-simbolo del film: la partita a scacchi tra il cavaliere e la Morte
Date un occhiata al trailer del 1957 a questo link
E' in versione originale svedese sottotitolato in inglese, ma già solo il trailer ha immagini talmente belle che anche a non capire una parola di svedese e a non saper legger una parola d'inglese, ci si può rendere conto della straordinaria bellezza del film
La locandina
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Re: E' morto Ingmar Bergman
Una perdita grandissima ed un vuoto che difficilmente si potrà colmare! La scomparsa di un Grandissimo Regista come Bergman è qualcosa che lascia il segno!Vianne ha scritto:E' morto oggi, all'età di 89 anni, uno dei grandissimi Maestri del Cinema, il regista di capolavori come Il posto delle fragole, Il settimo sigillo, Fanny e Alexander, Sussurri e grida, Persona, Sinfonia d'autunno, Luci d'inverno e tanti, tanti altri capolavori.
Nel corso della sua lunga carriera girò oltre 40 film, vinse 3 premi Oscar e fu premiato più volte a Venzia, a Cannes e a Berlino.
Mi associo anch'io al suo ricordo! Non avrò visto tantissimi suoi film, ma "Il Settimo Sigillo" mi ha in un certo senso ispirato, anche se indirettamente, un po' di tempo fa mentre stavo facendo una cosa! Ci sono particlarmente legato!
Arrivederci Mr. Bergman! Un Mito!
...la testa è rotonda per permettere al pensiero di cambiare direzione!...
...le pagine di questo "libro" vengono scritte ogni giorno...da tutti noi!
...perchè pensare non è reato! Regalami un pensiero...
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Grazie Vianne!Vianne ha scritto:Il suo film che amo di più è il bellissimo Il settimo sigillo che personalmente considero uno dei film più intensi e più belli che siano mai stati girati, un vero Capolavoro di cinema, arte, poesia e filosofia
Date un occhiata al trailer del 1957 a questo link
...ho visto il trailer e le scene presenti sono di una intensità mostruosa! Uniche ed irripetibili oggi!
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Woody Allen, che da sempre ha una grandissima ammirazione per Bergman, dichiarata in interviste e mostrata direttamente nei sui film, ha commentato la scomparsa di Bergman definendolo "il miglior regista che abbia mai visto"
NEW YORK - Woody Allen ha definito Ingmar Bergman, morto oggi, "un amico " e il "miglior regista che abbia mai visto". "Mi ha dato molta tristezza apprendere la sua scomparsa", ha dichiarato Allen al quotidiano svedese Aftonbladet. "Era un amico e certamente il più grande regista, che abbia mai visto" ha aggiunto il regista americano, la cui ammirazione per Bergman era nota da anni.
In occasione dei settanta anni dell'illustre collega, nel 1988 Allen aveva dichiarato che egli era "probabilmente il miglior artista cinematografico (...) dall'invenzione della cinepresa". Nel 1978, Woody Allen aveva girato Interiors, il suo primo film drammatico, secondo i critici e secondo lui stesso molto ispirato ai temi e allo stile bergmaniani.
ATS
30/07/2007 17:50
Dal sito del Corriere del Ticino
NEW YORK - Woody Allen ha definito Ingmar Bergman, morto oggi, "un amico " e il "miglior regista che abbia mai visto". "Mi ha dato molta tristezza apprendere la sua scomparsa", ha dichiarato Allen al quotidiano svedese Aftonbladet. "Era un amico e certamente il più grande regista, che abbia mai visto" ha aggiunto il regista americano, la cui ammirazione per Bergman era nota da anni.
In occasione dei settanta anni dell'illustre collega, nel 1988 Allen aveva dichiarato che egli era "probabilmente il miglior artista cinematografico (...) dall'invenzione della cinepresa". Nel 1978, Woody Allen aveva girato Interiors, il suo primo film drammatico, secondo i critici e secondo lui stesso molto ispirato ai temi e allo stile bergmaniani.
ATS
30/07/2007 17:50
Dal sito del Corriere del Ticino
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Ingmar Bergman
di Daniele Di Ubaldo
Nome: Ernst Ingmar Bergman
Data e luogo di nascita: 14 Luglio 1918, Uppsala, Svezia
Data e luogo di morte: 30 luglio 2007, Faro, Svezia
di Daniele Di Ubaldo
Ingmar Bergamn nasce a Uppsala nel 1918, da un pastore protestante, una figura con cui si troverà spesso a confrontarsi e che ricorrerà di frequente nel corso della sua opera, percorsa di continuo da riferimenti autobiografici. Inizia la carriera come autore e regista teatrale, e nel 1944 scrive la sua prima sceneggiatura, Spasimo, con cui entra nel mondo del cinema. Un anno dopo realizza il primo film come regista, Crisi, che come i successivi Nave per l'India (1947) e Musica nelle tenebre (1947), affronta tematiche sociali del mondo giovanile, facendo denunce con toni aggressivi. Il modello di riferimento di Bergman, in questa fase, è il realismo, da cui si distacca già nel 1948, con Prigione, allorchè inizia a sperimentare tecniche surrealiste ed espressioniste, che utilizza per approfondire i comportamenti e la psicologia umana. Su questa strada si incontrano opere come Un'estate d'amore (1950), Donne in attesa (1952), Monica e il desiderio (1952), Una lezione d'amore (1954), nelle quali si afferma uno studio attento della psicologia femminile, soprattutto - ma non solo - all'interno del rapporto sentimentale. La donna, infatti, attraverso le interpretazioni di attrici come Ingrid Thulin, Liv Ullman, Harriet e Bibi Andersson, Gunnel Lindblom, Ingrid Bergman, diventa l'immagine della natura umana, vittima di tensioni e di aridità esistenziali, spesso rappresentate attraverso il rapporto con la maternità, la sua ricerca e il suo rifiuto.
Il film che impone Bergman all'attenzione della critica internazionale è Sorrisi di una notte d'estate (1955), commedia sui rapporti sentimentali, che si serve dei modelli del teatro brillante del Settecento francese per osservare con amarezza l'instabilità dei sentimenti e la complessità dei rapporti umani.
É dell'anno successivo uno dei capolavori bergmaniani, Il settimo sigillo (1956), geniale affresco medievale, nel quale l'autore riflette su vita e morte, sul rapporto fra uomo e Dio, sul senso della propria esistenza, sulla miseria e la nobiltà della natura umana.
Gli stessi temi esistenziali, affrontati alla luce della psicanalisi, sono presenti anche nel successivo Il posto delle fragole (1957), dove si racconta il viaggio nel tempo, nel passato e nella fantasia che un vecchio professore intraprende, al termine della propria vita, per ritrovare un'immagine di sé che si era affannato a rimuovere. Una tragedia filosofica, densa di riferimenti culturali che vanno da Joyce a Proust, da Mann a Kierkegaard, per dimostrare come la morte si nasconda dietro le fugaci apparenze della vita.
Temi religiosi trattati con un'ottica laica: il problema del vuoto che si sostituisce alla perdita della fede, la ricerca di una religiosità intima e non formalistica, l'incomunicabilità fra individui, sono al centro delle sue opere successive, fra cui si segnalano La fontana della vergine (1959), Come in uno specchio (1961) e Il silenzio (1963). É in questo momento che si definisce compiutamente lo stile e gli intenti di Bergman che cerca di svelare il mistero che si cela al di là le apparenze, che nasconde i suoi interrogativi dietro schermi fatti di memoria, sogno, psicosi, che mette sempre più in dubbio l'esistenza di Dio, ma la ripropone ogni volta sotto diverse spoglie, che assumono sembianze differenti: prima la morte, poi il sesso, adesso il male.
É anche in questa fase che Bergman comincia ad essere considerato autore difficile, intellettuale ad oltranza, cupo e destinato a pochi, immagine che sicuramente non smentisce nelle pellicole che gira in seguito - Persona (1966), Il Rito (1969), Passion (1970) - trattati sulla morte, la crudeltà umana, il disfacimento della società e la solitudine, sempre più cupi ed angoscianti. Si tratta comunque di opere profonde ed acute, nelle quali il regista si conferma uno dei massimi interpreti dell'animo tormentato dell'uomo contemporaneo.
Sussurri e grida (1973), Scene da un matrimonio (1974, destinato alla televisione) e Immagine allo specchio (1976) sono forse le opere in cui Bergman conduce alle estreme conseguenze la propria filosofia artistica. Con stile rigoroso, semplice fino alla banalità, va ad analizzare le piccole normalità quotidiane per scoprire che sono tutte il frutto di un'ipocrisia, che diventa tanto più patetica perché inevitabile e pericolosa da svelare, in quanto su di essa si fonda il precario equilibrio che le persone riescono a conquistare. Eliminata la presenza di una divinità, il male di vivere bergmaniano diventa un percorso interiore che distrugge ogni sicurezza su cui si appoggia l'esistenza comune.
L'ultimo film di Bergman, Fanny e Alexander (1983), che segue due pellicole dagli intenti psicanalitici ( Sinfonia d'autunno, 1978 e Un mondo di marionette, 1980), è uno splendido racconto, in gran parte autobiografico, su due adolescenti svedesi di inizio secolo, nel quale il regista sviluppa, con una partecipazione mai invadente, i motivi e le emozioni da cui è partito per comporre le sue opere.
Fonte: Mymovies
di Daniele Di Ubaldo
Nome: Ernst Ingmar Bergman
Data e luogo di nascita: 14 Luglio 1918, Uppsala, Svezia
Data e luogo di morte: 30 luglio 2007, Faro, Svezia
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Ingmar Bergamn nasce a Uppsala nel 1918, da un pastore protestante, una figura con cui si troverà spesso a confrontarsi e che ricorrerà di frequente nel corso della sua opera, percorsa di continuo da riferimenti autobiografici. Inizia la carriera come autore e regista teatrale, e nel 1944 scrive la sua prima sceneggiatura, Spasimo, con cui entra nel mondo del cinema. Un anno dopo realizza il primo film come regista, Crisi, che come i successivi Nave per l'India (1947) e Musica nelle tenebre (1947), affronta tematiche sociali del mondo giovanile, facendo denunce con toni aggressivi. Il modello di riferimento di Bergman, in questa fase, è il realismo, da cui si distacca già nel 1948, con Prigione, allorchè inizia a sperimentare tecniche surrealiste ed espressioniste, che utilizza per approfondire i comportamenti e la psicologia umana. Su questa strada si incontrano opere come Un'estate d'amore (1950), Donne in attesa (1952), Monica e il desiderio (1952), Una lezione d'amore (1954), nelle quali si afferma uno studio attento della psicologia femminile, soprattutto - ma non solo - all'interno del rapporto sentimentale. La donna, infatti, attraverso le interpretazioni di attrici come Ingrid Thulin, Liv Ullman, Harriet e Bibi Andersson, Gunnel Lindblom, Ingrid Bergman, diventa l'immagine della natura umana, vittima di tensioni e di aridità esistenziali, spesso rappresentate attraverso il rapporto con la maternità, la sua ricerca e il suo rifiuto.
Il film che impone Bergman all'attenzione della critica internazionale è Sorrisi di una notte d'estate (1955), commedia sui rapporti sentimentali, che si serve dei modelli del teatro brillante del Settecento francese per osservare con amarezza l'instabilità dei sentimenti e la complessità dei rapporti umani.
É dell'anno successivo uno dei capolavori bergmaniani, Il settimo sigillo (1956), geniale affresco medievale, nel quale l'autore riflette su vita e morte, sul rapporto fra uomo e Dio, sul senso della propria esistenza, sulla miseria e la nobiltà della natura umana.
Gli stessi temi esistenziali, affrontati alla luce della psicanalisi, sono presenti anche nel successivo Il posto delle fragole (1957), dove si racconta il viaggio nel tempo, nel passato e nella fantasia che un vecchio professore intraprende, al termine della propria vita, per ritrovare un'immagine di sé che si era affannato a rimuovere. Una tragedia filosofica, densa di riferimenti culturali che vanno da Joyce a Proust, da Mann a Kierkegaard, per dimostrare come la morte si nasconda dietro le fugaci apparenze della vita.
Temi religiosi trattati con un'ottica laica: il problema del vuoto che si sostituisce alla perdita della fede, la ricerca di una religiosità intima e non formalistica, l'incomunicabilità fra individui, sono al centro delle sue opere successive, fra cui si segnalano La fontana della vergine (1959), Come in uno specchio (1961) e Il silenzio (1963). É in questo momento che si definisce compiutamente lo stile e gli intenti di Bergman che cerca di svelare il mistero che si cela al di là le apparenze, che nasconde i suoi interrogativi dietro schermi fatti di memoria, sogno, psicosi, che mette sempre più in dubbio l'esistenza di Dio, ma la ripropone ogni volta sotto diverse spoglie, che assumono sembianze differenti: prima la morte, poi il sesso, adesso il male.
É anche in questa fase che Bergman comincia ad essere considerato autore difficile, intellettuale ad oltranza, cupo e destinato a pochi, immagine che sicuramente non smentisce nelle pellicole che gira in seguito - Persona (1966), Il Rito (1969), Passion (1970) - trattati sulla morte, la crudeltà umana, il disfacimento della società e la solitudine, sempre più cupi ed angoscianti. Si tratta comunque di opere profonde ed acute, nelle quali il regista si conferma uno dei massimi interpreti dell'animo tormentato dell'uomo contemporaneo.
Sussurri e grida (1973), Scene da un matrimonio (1974, destinato alla televisione) e Immagine allo specchio (1976) sono forse le opere in cui Bergman conduce alle estreme conseguenze la propria filosofia artistica. Con stile rigoroso, semplice fino alla banalità, va ad analizzare le piccole normalità quotidiane per scoprire che sono tutte il frutto di un'ipocrisia, che diventa tanto più patetica perché inevitabile e pericolosa da svelare, in quanto su di essa si fonda il precario equilibrio che le persone riescono a conquistare. Eliminata la presenza di una divinità, il male di vivere bergmaniano diventa un percorso interiore che distrugge ogni sicurezza su cui si appoggia l'esistenza comune.
L'ultimo film di Bergman, Fanny e Alexander (1983), che segue due pellicole dagli intenti psicanalitici ( Sinfonia d'autunno, 1978 e Un mondo di marionette, 1980), è uno splendido racconto, in gran parte autobiografico, su due adolescenti svedesi di inizio secolo, nel quale il regista sviluppa, con una partecipazione mai invadente, i motivi e le emozioni da cui è partito per comporre le sue opere.
Fonte: Mymovies
Resistere, Resistere RESISTEREEEEEE!!!!!
La Maga Lupacchiotta! Regalo della mia amica Ale…
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Gli ultimi film di Ingmar Bergman
Vanità e affanni
Un film di Ingmar Bergman con Borje Ahlstedt, Marie Richardson, Erland Josephson, Pernilla August. Genere Drammatico produzione Svezia, 1997 Durata 119 minuti circa.
Il segno
Un film di Ingmar Bergman con Harriet Andersson, Per Myrberg, Irma Cristensen. Genere Drammatico produzione Svezia, 1986 Durata 81 minuti circa.
Dopo la prova
Un film di Ingmar Bergman con Ingrid Thulin, Erland Josephson, Lena Olin. Genere Drammatico produzione Svezia, 1983 Durata 70 minuti circa.
Fanny e Alexander
Un film di Ingmar Bergman con Erland Josephson, Pernilla Allwin, Gertil Guve, Ewa Froeling, Harriet Andersson. Genere Drammatico produzione Svezia, 1982 Durata 197 minuti circa.
Un mondo di marionette
Un film di Ingmar Bergman con Robert Atzorn, Christine Bucjegger, Heinz Bennent. Genere Drammatico produzione Germania, 1980 Durata 104 minuti circa.
Fonte: Mymovies
Io ho visto qualche suo film ma ora non mi vengono in mente perché sono una frana con i titoli…lo sapete!
Vanità e affanni
Un film di Ingmar Bergman con Borje Ahlstedt, Marie Richardson, Erland Josephson, Pernilla August. Genere Drammatico produzione Svezia, 1997 Durata 119 minuti circa.
Il segno
Un film di Ingmar Bergman con Harriet Andersson, Per Myrberg, Irma Cristensen. Genere Drammatico produzione Svezia, 1986 Durata 81 minuti circa.
Dopo la prova
Un film di Ingmar Bergman con Ingrid Thulin, Erland Josephson, Lena Olin. Genere Drammatico produzione Svezia, 1983 Durata 70 minuti circa.
Fanny e Alexander
Un film di Ingmar Bergman con Erland Josephson, Pernilla Allwin, Gertil Guve, Ewa Froeling, Harriet Andersson. Genere Drammatico produzione Svezia, 1982 Durata 197 minuti circa.
Un mondo di marionette
Un film di Ingmar Bergman con Robert Atzorn, Christine Bucjegger, Heinz Bennent. Genere Drammatico produzione Germania, 1980 Durata 104 minuti circa.
Fonte: Mymovies
Io ho visto qualche suo film ma ora non mi vengono in mente perché sono una frana con i titoli…lo sapete!
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La Maga Lupacchiotta! Regalo della mia amica Ale…
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Ora faccio una figuraccia .. io ero straconvinta fosse morto da anni ...
Balleremo fino all'alba canteremo fino al mattino
Qualcuno dirà son fuori ed altri che c'è troppo vino
Ma c'è sangue nelle nostre vene
scorre l'acqua nei nostri fiumi
La rabbia invece quella è tutta chiusa nei nostri pugni (I LUF)
Qualcuno dirà son fuori ed altri che c'è troppo vino
Ma c'è sangue nelle nostre vene
scorre l'acqua nei nostri fiumi
La rabbia invece quella è tutta chiusa nei nostri pugni (I LUF)
Segnalo un bellissimo articolo scritto da Woody Allen per ricordare Ingmar Bergman.
Il testo, originariamente pubblicato dal New York Times e tradotto in italiano da Guiomar Palada, è sul sito di Repubblica a questo link.
Consiglio a tutti di leggerlo, è un po' lungo ma è veramente interessante
Qui ne riporto un brano che a me ha colpito molto:
"[...] Bergman restava devoto al teatro - era anche un grande regista di teatro - ma il suo lavoro cinematografico non ha tratto idee soltanto da lì; lui ha attinto alla pittura, alla musica, alla letteratura e alla filosofia. Il suo lavoro ha indagato le ansie più profonde degli uomini, dando spesso un inusitato spessore a queste poesie di celluloide. Morte, amore, arte, il silenzio di Dio, la difficoltà dei rapporti umani, l'agonia del dubbio religioso, i matrimoni falliti, l'incapacità delle persone di comunicare tra loro.
Ma era una persona calorosa, divertente, con un carattere scherzoso, insicura di fronte ai suoi immensi talenti e che stava bene con le donne.[...]
Il testo, originariamente pubblicato dal New York Times e tradotto in italiano da Guiomar Palada, è sul sito di Repubblica a questo link.
Consiglio a tutti di leggerlo, è un po' lungo ma è veramente interessante
Qui ne riporto un brano che a me ha colpito molto:
"[...] Bergman restava devoto al teatro - era anche un grande regista di teatro - ma il suo lavoro cinematografico non ha tratto idee soltanto da lì; lui ha attinto alla pittura, alla musica, alla letteratura e alla filosofia. Il suo lavoro ha indagato le ansie più profonde degli uomini, dando spesso un inusitato spessore a queste poesie di celluloide. Morte, amore, arte, il silenzio di Dio, la difficoltà dei rapporti umani, l'agonia del dubbio religioso, i matrimoni falliti, l'incapacità delle persone di comunicare tra loro.
Ma era una persona calorosa, divertente, con un carattere scherzoso, insicura di fronte ai suoi immensi talenti e che stava bene con le donne.[...]
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Vianne, ti ringrazio tantissimo per la segnalazione!Vianne ha scritto:Segnalo un bellissimo articolo scritto da Woody Allen per ricordare Ingmar Bergman.
Il testo, originariamente pubblicato dal New York Times e tradotto in italiano da Guiomar Palada, è sul sito di Repubblica a questo link.
Consiglio a tutti di leggerlo, è un po' lungo ma è veramente interessante
...ho letto l'articolo con attenzione e passione! E' molto bello e quello che viene detto, quello che Allen dice, si nota che nasce direttamente dal cuore ed è manifestazione di un affetto sconfinato nei confronti di Bergman!
Viene esposto il suo modo di pensare...per Lui fare il Regista era una cosa personale, intima, tutto il resto non contava! Grandissimo!
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Si, sono parle dettate dal cuore...si sente!Elida ha scritto:L'ho letto anch'io, bell'articolo e bell'omaggio a Bergman
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