Riporto uno degli articoli di sintesi più interessanti e completi sulla bella avventura italiana agli Europei di Birmingham.
E' interessante notare che l'articolo è apparso su una testata giornalistica secondaria. Quelle più note e più diffuse probabilmente erano troppo impegnate a chiacchiericciare solo di calcio per dedicare spazio a questo genere di notizie...
Ripartiamo da Birmingham
La rassegna continentale, conclusa al secondo posto nel medagliere alle spalle della Gran Bretagna, ha sancito la rinascita dell’atletica italiana
Articolo Numero:16394 del 6 Marzo 2007
Roma, Sorride l'Italia dell'atletica. La regina degli sport è finalmente ritornata a vederci protagonisti. A due giorni di distanza dalla conclusine degli europei al coperto di Birmingham risuona ancora forte l'eco dei successi azzurri. Un misto di gioia e incredulità, felicità e stupore avvolge tutto l'ambiente di una disciplina costretta negli ultimi tempi a mandare giù tanti, troppi bocconi amari. Eppure è tutto vero, il medagliere è li a dimostrarlo.
Secondo posto assoluto alle spalle dei padroni di casa della Gran Bretagna: 3 ori, 1 argento, 2 bronzi. Un bottino complessivo di sei medaglie che ci ha permesso di fare meglio di squadroni come la Svezia (3 ori e 1 argento), la Russia e la Spagna (2 titoli vinti), la Germania (un solo oro) e la Francia che addirittura non ha conquistato neppure un titolo continentale.
Un risultato di tali proporzioni l'atletica italiana non lo aveva ottenuto nemmeno nei tempi d'oro, tra gli anni 80 e 90. L'ultimo trionfo agli europei indoor ce lo aveva regalato Fiona May quando, nel 1998 vinse l'oro nel lungo. Questa volta in una sola occasione sono arrivate ben tre medaglie del metallo più prestigioso.
Sei medaglie conquistate da una squadra formata da 17 atleti, come dire che più di un italiano su tre è salito sul podio.
Agli allori bisogna sommare altri risultati che impreziosiscono ancora di più il successo di squadra maturato dalla nostra nazionale: il quinto posto nell'alto di Bettinelli, il sesto nello sprint puro di Fabio Cerutti, nove finali conquistate, due record italiani assoluti (a cui vanno sommati 4 primati personali), 54 punti nella classifica per nazioni stilata sulla base dei piazzamenti (vale a dire otto punti al primo, un punto all'ottavo), che ci vede al settimo posto complessivo, vicinissimi al vertice della classifica finale.
Ad aprire la festa azzurra ci avevano pensato sabato
Cosimo Caliandro, splendido oro sui 3000, e
Antonietta Di Martino, argento nell'alto. In altri tempi, per la tanto bistrattata atletica azzurra, poteva andare bene anche così. Non però per la nuova Italia arrivata in Gran Bretagna con la voglia di stupire; con atleti per nulla appagati di esserci, cosa accaduta troppe volte in passato, ma determinati a conquistare risultati importanti. Una fame di vittorie che si era vista poco negli ultimi anni.
I trionfi azzurri sono quindi ripresi domenica pomeriggio con
Assunta Legnante sulla pedana del
getto del peso. La campana, capitano della spedizione azzurra ci credeva nella medaglia: “Mi sento sul podio ancor prima di andare in pedana” – aveva dichiarato alla vigilia. In pochi probabilmente erano pronti a scommetterci, fino a quando non è arrivato il lancio a 18,92, con il quale ha spazzato via le velleità delle favorite russe.
Per “Assuntina”, così la chiamano i suoi colleghi, a cui è negata la possibilità di gareggiare alle Olimpiadi per via di un glaucoma congenito ad un occhio, è stata la vittoria della vita.
Lo show azzurro è continuato con i
due bronzi del veneto Bobbato negli 800 e dell'altoatesina Weissteiner, anche lei sui 3000, con il record italiano letteralmente frantumato. Risultati che hanno segnato la rinascita del mezzofondo azzurro, sia quello prolungato che quello veloce.
Infine, come la classica ciliegina sulla torta, è arrivata la medaglia forse più attesa, a conti fatti sicuramente la più sofferta: quella di
Andrew Howe nel lungo. Il reatino, che in un primo momento non aveva intenzione di prendere parte alla rassegna continentale, si è inizialmente prodotto in quattro salti mediocri per nulla all'altezza della fama di chi è campione d'Europa in carica. Poi il colpo di genio, il salto del fuoriclasse; al penultimo tentativo Andrew volava leggero nell'aria atterrando, con un magnifico 8,30, oltre il record italiano indoor. Per gli avversari non c'era più nulla da fare. “Era così maledettamente semplice, eppure non ci riuscivo” . Dirà alla fine il bicampione europeo contraddistinto dalla sua solita naturalezza.
Dopo l'oro all'aperto della scorsa estate a Goteborg è arrivato il titolo continentale al coperto; ormai l'azzurro è un punto di riferimento della specialità. Cosa che si spera possa diventare tutta l'atletica italiana, a cominciare dai prossimi mondiali giapponesi di fine agosto. Il nuovo corso è cominciato.
Dal sito di
Er Lupacchiotto