Cambiamo il mondo?

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Chantilly
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Messaggio da Chantilly »

Nicky ha scritto: I pedofili andrebbero cuati, ma curati davvero!
Curati?? CURATI?? Ma sto par de palle!
Per quanto mi riguarda ci sono solo due cose da fare con sti schifosi: 1) lasciarli in mano ai parenti delle vittime e 2) chiuderli in cella, buttare la chiave e dimenticarsi di loro....
Ci manca solo il "Poverini, sono malati, vanno curati..." :dry:
Balleremo fino all'alba canteremo fino al mattino
Qualcuno dirà son fuori ed altri che c'è troppo vino
Ma c'è sangue nelle nostre vene
scorre l'acqua nei nostri fiumi
La rabbia invece quella è tutta chiusa nei nostri pugni (I LUF)
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truccoeanima
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Messaggio da truccoeanima »

Chantilly ha scritto:
Nicky ha scritto: I pedofili andrebbero cuati, ma curati davvero!
Curati?? CURATI?? Ma sto par de palle!
Per quanto mi riguarda ci sono solo due cose da fare con sti schifosi: 1) lasciarli in mano ai parenti delle vittime e 2) chiuderli in cella, buttare la chiave e dimenticarsi di loro....
Ci manca solo il "Poverini, sono malati, vanno curati..." :dry:
Hai dimenticato la terza... :f: ...trattamento Bobbitt! :dry:
Vivi come se dovessi morire domani...e pensa come se dovessi vivere in eterno!

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Messaggio da Brillianttrees »

truccoeanima ha scritto:
Chantilly ha scritto:
Nicky ha scritto: I pedofili andrebbero cuati, ma curati davvero!
Curati?? CURATI?? Ma sto par de palle!
Per quanto mi riguarda ci sono solo due cose da fare con sti schifosi: 1) lasciarli in mano ai parenti delle vittime e 2) chiuderli in cella, buttare la chiave e dimenticarsi di loro....
Ci manca solo il "Poverini, sono malati, vanno curati..." :dry:
Hai dimenticato la terza... :f: ...trattamento Bobbitt! :dry:
Scherzi?

Servirebbe a ben poco, temo

La pedofilia (a mio modesto avviso) non ha niente a che vedere col sesso... quanto col desiderio di poter disporre (a proprio piacimento) di una creatura (in questo caso bambino, ma se vogliamo allargare il discorso si potrebbe parlare anche di donne, vedi stupro) considerata debole, indifesa, fragile (in un certo senso "inferiore").... e quindi più facile da "profanare" e, di conseguenza, da sottomettere ai propri desideri.

Esercitare potere su di un altro essere umano, questo è il loro obiettivo.

Continuerebbero a perseguirlo..... castrati o meno (sempre che per castrazione :mah: tu non intenda "decapitazione" :rolleyes: )

P.S. domando scusa :ehm: ma certi argomenti (come la pedofilia) mi fanno letteralmente "vedere rosso" :inca:

..... Dimenticavo, sono anch'io per il carcere (possibilmente "a vita")
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Mac La Mente
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Messaggio da Mac La Mente »

Chantilly ha scritto:
Nicky ha scritto: I pedofili andrebbero cuati, ma curati davvero!
Curati?? CURATI?? Ma sto par de palle!
Per quanto mi riguarda ci sono solo due cose da fare con sti schifosi: 1) lasciarli in mano ai parenti delle vittime e 2) chiuderli in cella, buttare la chiave e dimenticarsi di loro....
Ci manca solo il "Poverini, sono malati, vanno curati..." :dry:
...perchè non fanno pena? :sighsigh:

Ovviamente sto scherzando...di fronte ad azioni del genere non provo nessuna pietà! :angry: ...delle due opzioni che hai citato, opterei per la seconda...anzi, aggiungerei anche un "bel trattamento" identico a quello che loro (i pedofili) hanno osato fare alle vittime...magari anche peggio! :dvl:
...la testa è rotonda per permettere al pensiero di cambiare direzione!...
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Mac La Mente
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Messaggio da Mac La Mente »

Brillianttrees ha scritto:
truccoeanima ha scritto: Hai dimenticato la terza... :f: ...trattamento Bobbitt! :dry:
Scherzi?

Servirebbe a ben poco, temo

La pedofilia (a mio modesto avviso) non ha niente a che vedere col sesso... quanto col desiderio di poter disporre (a proprio piacimento) di una creatura (in questo caso bambino, ma se vogliamo allargare il discorso si potrebbe parlare anche di donne, vedi stupro) considerata debole, indifesa, fragile (in un certo senso "inferiore").... e quindi più facile da "profanare" e, di conseguenza, da sottomettere ai propri desideri.

Esercitare potere su di un altro essere umano, questo è il loro obiettivo.

Continuerebbero a perseguirlo..... castrati o meno (sempre che per castrazione :mah: tu non intenda "decapitazione" :rolleyes: )
Si, sottomissione allo stato puro! Al momento dell'atto i pedofili si trasformano da Dr.Jekyll a Mr. Hide, assumono un'altra identità e cambiano completamente...provano gusto in quello che fanno e questo è uno schifo....

Si sentono onnipotenti ogni volta che riescono a soddisfare i loro desideri.
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Messaggio da Mac La Mente »

Brillianttrees ha scritto: P.S. domando scusa :ehm: ma certi argomenti (come la pedofilia) mi fanno letteralmente "vedere rosso" :inca:

..... Dimenticavo, sono anch'io per il carcere (possibilmente "a vita")
Niente scuse! Continua così, Brill! :ok: ...su certi argomenti "vedere rosso" credo sia il minimo!...a volte non so come reagirei se mi trovassi davanti un pedofilo in azione!...non farebbe una bella fine! :dvl:
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Nicky
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Messaggio da Nicky »

Anche a me fanno schifo che cavolo avete capito? Mi viene il sangue aagli occhi quando sento casi di pedofilia…ma mi rendo conto che sono malati , e che andrebbero curati…tutti!
Invece vedo un totale disinteresse…penso che se ne dovrebbe parlare, mettere in guardia i bambini…invece no! Si preferisce mettere la polvere sotto al tappeto :off: :off:
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Messaggio da Vianne »

Nicky ha scritto:Anche a me fanno schifo che cavolo avete capito? Mi viene il sangue aagli occhi quando sento casi di pedofilia…ma mi rendo conto che sono malati , e che andrebbero curati…tutti!
Invece vedo un totale disinteresse…penso che se ne dovrebbe parlare, mettere in guardia i bambini…invece no! Si preferisce mettere la polvere sotto al tappeto :off: :off:
Nicky i pedofili, così come gli stupratori, non sono individui malati ma individui sani di mente.
Le loro azioni nascono dalla loro presunzione di avere il diritto, per manifestare la propria presunta superiorità, di fare violenza a chi non può difendersi. I loro crimini non nascono da una malattia da curare, ma da un modo (distorto finchè vuoi, ma non determinato da alcuna malattia) di pensare e di concepire i rapporti tra esseri umani.
Di fatto sono solo dei prepotenti e violenti vigliacchi e la loro violenza, così come quella degli stupratori, non ha MAI nulla a che fare con la sessualità ma ha SEMPRE a che fare solo ed esclusivamente con la volontà di dominare e sottomettere chi è più debole di loro e/o non può difendersi.

Sono d'accordissimo sul fatto che sia indispensabile parlare dell'esistenza dei pedofili e mettere in guardia i bambini, credo sia l'unico modo per cercare di prevenire i loro crimini.
Al contrario il silenzio e l'omertà sono armi tremende che permettono a questi individui - purtoppo difficilissimi da individuare prima che agiscano, proprio per la loro assoluta normalità - di continuare impunemente a distruggere vite umane
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Messaggio da Nicky »

I pedofili–tutti, nessuno escluso– hanno subito violenze sessuli da piccoli…bisognerebbe cercare di curarl perché se stessero bene non lo farebbero…poi pure io sono per la tolleranza zero…
Invece mi rzendo conto che non si fà niente per ovviare e che la pedofilia é un business :ouch: :ouch: :tictic: :angry:
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Messaggio da truccoeanima »

Nicky ha scritto:
la pedofilia é un business :ouch: :ouch: :tictic: :angry:
Azz...allora la si può trovare pure sul Sole 24 ore! :ouch: :ouch: :ouch:
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Brillianttrees
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Messaggio da Brillianttrees »

«Quel delinquente di don Marco Dessì». La definizione è arrivata, in diretta, da monsignor Rino Fisichella, rettore teologo della Pontificia università Lateranense e vescovo ausiliare di Roma, (trasmissione Annozero di Santoro). Per il Gup del tribunale di Parma, Roberto Spanò, il prete di Villamassargia ha «una personalità amorale e perversa». Lo ha scritto nella motivazione della sentenza di condanna a 12 anni di carcere, interdizione perpetua dai pubblici uffici e risarcimento di danni alle parti offese. Non gli ha concesso neppure le attenuanti generiche, che spesso si danno anche ai peggiori criminali «perché le condotte abusive del Dessì hanno raggiunto il massimo dei livelli nella scala della gravità del disvalore». Che resti in carcere, «non vi sono ragioni per attenuare il regime cautelare». Il sacerdote è stato infatti condannato per abusi sessuali sui bambini dell'orfanotrofio Hogar del niño, di Chinandega (Nicaragua) e possesso di 1442 foto pedopornografiche. «Un ginepraio di relazioni sessuali illecite» intessute, dai primi anni Ottanta alla fine dei Novanta, approfittando di bambini poveri e affamati, che non avevano alcuna possibilità di ribellarsi alle sue violenze senza tornare nella strada da cui provenivano. Messo sotto inchiesta dalla magistratura italiana e dal Vaticano, Dessì ha dimostrato anche una straordinaria capacità «di inquinare le prove a suo carico» intimidendo vittime e testimoni, minacciandoli di morte, corrompendoli, utilizzando il suo notevole potere politico per tentare di far intervenire autorità del Nicaragua e italiane, perfino Prodi e D'Alema.

ACCUSE PROVATE. Per il giudice Spanò, tutte le accuse contro don Dessì sono abbondantemente provate, dalle dichiarazioni delle vittime e dalle testimonianze dei volontari (soprattutto cagliaritani) che hanno lavorato nella sua missione. Le accuse Il prete sardo è stato condannato per tre casi di pedofilia, ma quelli emersi durante l'inchiesta sono parecchie decine, parte dei quali coperti da prescrizione. In pratica, quasi tutti gli orfanelli che facevano parte del Coro Getsemani venivano regolarmente violentati. Ed entrare nel coro rappresentava un premio. Dessì aveva le sue preferenze, in genere sceglieva bimbi fra gli otto e i dieci anni, ma non disdegnava quelli di tredici e quattordici. Ne abusava, ma li costringeva anche ad avere rapporti fra loro, insensibile a lacrime e suppliche. A volte li riprendeva con una telecamera. E spesso usava gli orfanelli come esca per avvicinare altri piccoli. «Quel bambino mi piace, portamelo che poi ti do un premio». Leggendo le deposizioni rese dalle vittime durante l'incidente probatorio svoltosi a Parma, emerge un campionario di perversioni sessuali pressoché sconfinato (e impubblicabile). Condito da frasi tipo «lo faccio perché ti voglio bene», oppure «io ti ho generato» e indecenze varie. Gli episodi avvenivano in Nicaragua e durante i viaggi del coro all'estero. «Una volta eravamo in Sardegna - ha raccontato una vittima - in casa di una sorella di padre Marco, tale Letizia. Io aprii una porta e lo sorpresi mentre consumava un rapporto sessuale con un mio compagno». Un altro ragazzo ha detto al giudice che nel 1989, sempre in Sardegna, fu «violentato da padre Marco insieme a un'altra persona di sesso maschile». Le vittime Per il giudice, «i racconti delle persone offese sono intrinsecamente attendibili». Lo conferma anche anche la perizia, disposta dal Pm Lucia Russo, che ha vagliato le loro dichiarazioni sotto il profilo psichico e psicologico. Da escludere quindi, qualsiasi ipotesi di congiura, come adombrato dall'entourage del prete, ma anche di vendetta. Esemplare la dichiarazione di Oscar, una delle vittime: «Sono qui per dire semplicemente la verità, non per una vendetta, solo per raccontare la mia storia e perché quello che è successo a me non succeda mai più ad altre persone. Per padre Marco non provo alcun rancore». I volontari Nel motivare la sentenza di condanna, il dottor Spanò rileva che le accuse «delle vittime si incastrano e si fondono armonicamente con quelle dei volontari» che hanno sollevato il problema degli abusi sessuali a Chinandega.

L'INCHIESTA. L'inchiesta condotta dal Pm Russo non è nata «da un'interessata ribellione postuma delle presunte vittime, bensì dall'indignazione provata da soggetti terzi, i quali, ispirati da elevate motivazioni di natura etica, hanno deciso di dedicare una parte della propria vita ad impegnative attività altruistiche». Sono stati infatti i volontari della onlus Solidando, di Cagliari (sostenuti da Rock no War di Modena) «a promuovere l'indagine sulle condotte abusive del Dessì, dapprima (signficativamente) dinanzi alle autorità ecclesiastiche, quindi all'autorità giudiziaria italiana». Le loro iniziative «appaiono il coerente sviluppo di una comprovata sensibilità verso il mondo dell'infanzia e il naturale sbocco di un sentimento di ripugnanza che non può trovare altra spiegazione se non nella consapevolezza della verità dei fatti denunciati». A condurre le prime indagini è stato infatti Gianluca Calabrese, di Solidando, un medico cagliaritano che dagli anni Novanta fa volontariato in Nicaragua. Una volta venuto a conoscenza delle abitudini sessuali di don Marco, ha raccolto una serie di testimonianze in un DVD che ha presentato, prima alle autorità ecclesiastiche, poi (anche su loro impulso) alla magistratura di Parma. Per questa attività Calabrese è stato minacciato da Ludwig Vanegas, braccio destro di don Marco. Ma c'è di peggio. In una telefonata, intercettata dai carabinieri, un certo Marco annuncia a Letizia, sorella del prete, che un gruppo di amici ha deciso di indagare su Calabrese, «di mettere un investigatore per spiarlo». Obiettivo, scoprire qualcosa sul suo conto «perché si è comportato da giuda». Ha pagato un alto prezzo sul piano personale, il dottor Calabrese, anche perché i suoi nemici non scherzavano. Wanegas è lo stesso personaggio che in una telefonata con don Marco gli garantiva vendetta contro i suoi accusatori: «Tanto dovranno tornare in Nicaragua, prima o poi, è allora non avranno vita lunga». Lo stesso sacerdote di Villamassargia aveva minacciato personalmente un volontario di Milano, Angelo Caterina che, già nel '91, aveva raccolto confidenze dei bambini che lamentavano abusi sessuali. «Stai attento, perché io posso trovare cento bambini che dicono la stessa cosa di te». All'epoca, un gruppo di volontari tentò di sollevare il problema. Fra loro, anche il giornalista cagliaritano Cesare Corda. Ma non ebbero fortuna. Corda ha detto al giudice di Parma che le autorità ecclesiastiche italiane lo dissuasero dal presentare una denuncia penale «al fine di evitare di mettere in cattiva luce le missioni nel mondo». Poi gli telefonò Letizia, sorella del prete: «Stia attento a quello che dice, noi abbiamo molti amici». In seguito a quella iniziativa, don Marco fu allontanato dalla missione per qualche tempo, ma poi tornò, «e mi dissero che era più potente di prima», ha concluso Corda.


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Finalmente una "buona" notizia :banana: :banana: :banana: :banana:
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Messaggio da Brillianttrees »

Il dentista-detective che ha smascherato Don Dessì


Cagliaritano, 39 anni, Gianluca Calabrese è il dentista-volontario che ha fatto scattare le indagini contro don Marco Dessì, il prete-pedofilo missionario in Nicaragua.

di GIORGIO PISANO

(pisano@unionesarda.it)

Che il prete fosse un maiale se n'è accorto tardi. Però se n'è accorto. E quando se n'è accorto ha smesso provvisoriamente di fare il dentista per indossare i panni dell'investigatore. Lo ha fatto con paura, con la morte nel cuore, sperando d'essersi sbagliato. Invece aveva visto giusto: don Marco Dessì, missionario di Villamassargia emigrato in Nicaragua per aiutare orfanelli e sbandati, era soltanto un pedofilo. Crudele, onnipotente e delirante, uno che violentava bambini e al culmine del piacere diceva: ecco, tu sei mio figlio ora, io ti ho generato. Don Marco Dessì, sessant'anni e una vita per gli altri (in tutti i sensi), è stato condannato in primo grado a dodici anni di reclusione. Dunque, in attesa del giudizio di Cassazione, va considerato presunto innocente. Anche se per altri, molti altri, è solo un maiale non presunto.

IL PRETE PEDOFILO. Un maiale vestito da sacerdote: perché ha approfittato della miseria, ha oltraggiato gli ultimi, ha imposto la legge del desiderio a innocenti che cercavano solo un piatto e un letto. L'uomo che l'ha smascherato è uno strano tipo, stranissimo anzi se si pensa agli standard di oggi. Si chiama Gianluca Calabrese, cagliaritano. Fa il dentista. Ha trentanove anni, sposato con Ignazia, commercialista. Cattolico non irreggimentato, ogni tanto impacchetta una tendina e se ne va a meditare in montagna. Dice che gli piace pregare. E ascoltare. Ascoltare cosa? «Ascoltare quello che mi sta intorno». Matto e lucidissimo, fastidiosamente iperrazionalista, non ha il culto della ricchezza. Non ha brividi per i cabrio che fanno tendenza e nemmeno per i Suv che sono un'autocertificazione su ruote di un benessere raggiunto ed esibito. Preferisce dirottare i suoi guadagni su quelli che non hanno niente e impegnarsi per loro.

IL DENTISTA. Diciamolo subito, fa ridere un dentista così, è un traditore della categoria, uno che estrae dai ricchi per dare ai poveri. Mica come quel suo collega sassarese esentasse (nel senso di evasore) che preferiva investire le parcelle in appartamenti e Lamborghini. Gianluca, che ha già la coroncina di capelli attorno al vuoto craniale come un ragioniere di banca invecchiato presto, ha scelto il volontariato laico. Lui dice che il movente è: senso di giustizia. Ma anche la speranza per un mondo diverso. Come se la carità potesse fare rivoluzioni. «Non le fa, certo. Ma a me la politica non interessa». Ammette che a spingerlo verso il volontariato è stato anche il senso di colpa, quel groppo che può colpire quando - tra tagliolini e bistecca - ti sparano in tivù gli occhi di un bambino affamato.

LA TEORIA. «Troppo comodo pensare che quel bambino non ce l'hai spedito tu nella merda. Sbagliato: ce l'hai spedito anche tu». Il bello di questo singolare dentista è che non pretende di dare lezioni a nessuno. Si muove con Ignazia, che è la sua anima e il suo contabile (per dovere d'ufficio) e va a fare il cavadenti gratis. Ora, uno che mette naso e pinze dentro la bocca del prossimo ama certamente andare in fondo alle cose. Ma lui lo ha fatto e lo fa con uno scopo preciso: passare su questa terra leggero ma con almeno un buon motivo. Mai e poi mai avrebbe immaginato di dover fare lo spione, il grande accusatore, soprattutto abbattere quello che sembrava un totem: di fratellanza, giustizia, applicazione concreta del Vangelo.
Cos'è Solidando?
«È un'associazione di volontariato che abbiamo costituito dopo una visita in Nicaragua tre anni fa. Io ci andavo per conto mio già da tempo».
Cosa fa il dentista volontario?
«Cura gratuitamente pazienti che non hanno la possibilità di pagare. Nel 2004, insieme ad altri colleghi, abbiamo raccolto i soldi per fare un cinema itinerante».
Itinerante, dove?
«Tra i villaggi, le scuole, le missioni come quella di don Marco che raccoglieva complessivamente milleduecento ospiti».
Di che età?
«Dai tre ai sedici anni, dalla scuola materna alle superiori, ragazzi di famiglie poverissime e rimasti soli a causa della guerra civile».
Quando ha conosciuto don Marco?
«Proprio nel '91. Ci ospitò in una delle sue missioni. Hogar del niño, si chiamava: Casa del bambino».
Che impressione le fece?
«Ottima. Non era uomo di preghiera ma faticava dalla mattina alla notte. Mi piaceva perché era fuori dell'ordinario, un sacerdote molto laico».
E disponibile.
«Di più, aperto. Non poneva vincoli al volontariato: vuoi fare cinema?, fai cinema. È grazie a lui se ho convinto tanti a venire in Nicaragua».
Il primo sospetto.
«Ad alcuni, a cominciare da Ignazia, non quadrava la rendicontazione economica delle missioni. Chessò, gli davi ventimila euro ma poi era tempo perso chiedergli che ne aveva fatto».
Non rispondeva?
«Sì ma in maniera vaga. Io, in ogni caso, non ho avuto cattivi pensieri».
In che senso?
«Non ho pensato male. Però, per credere devo vedere. Altrimenti resto scettico».
Quando succede?
«Estate di due anni fa. Ero a Cagliari e un amico mi sussurra che don Marco non è affatto quel che penso. Resto di ghiaccio ma non mi convinco».
Fedelissimo fino alla morte.
«Sì, perché avevo un'idea precisa di lui. Era un sacerdote speciale per me, quindi era inevitabile che diventasse oggetto di chiacchiere. In ogni caso l'amico di Cagliari torna alla carica e quasi con aria di sfida mi provoca: indaga, mi dice».
E lei?
«Torno in Nicaragua. Era agosto del 2005, incontro Marlon Rivas, un ragazzo che non vedevo da molti anni. Lo avevo lasciato bambino in un orfanatrofio di don Marco. Era un adolescente, allora. Il prete mi ha fottuto, mi fa. Ti ha imbrogliato, chiedo io? No, fottuto, proprio fottuto. Come dite voi quando uno abusa sessualmente di un altro? Resto secco ma non riesco tuttavia a sentirmi davvero sicuro di quelle parole».
E che altro voleva?
«Non lo so. Avevo davanti una straordinaria figura di benefattore, un prete sicuramente potente ma altrettanto generoso, buono. I bambini lo chiamavano babbo, lo adoravano».
Quanti ne ha violentato?
«Sei sono quelli che hanno testimoniato al processo ma io credo siano almeno un centinaio. Era in Nicaragua da 35 anni e non si è fermato un attimo».
Come finisce con Marlon Rivas?
«Finisce che gli chiedo di portarmi altre testimonianze, una non mi può bastare. E le testimonianze arrivano. A quel punto mi arrendo. Comincio a pensare ma sono scosso: è stato come se avessi conosciuto Gesù e poi, d'improvviso, mi si fosse presentata davanti un'altra persona con lo stesso nome».
Va in crisi?
«Inevitabile. Mi domando come ho fatto a non accorgermene prima, come ho potuto non cogliere certi dettagli. Mi spavento pensando che in vita mia non avevo mai visto così intimamente legati il bene e il male. Com'è possibile che siano uno la faccia nascosta dell'altro?».
Poi?
«Decidiamo di approfondire, di indagare. Nel gennaio del 2006 torniamo in Nicaragua con una telecamera digitale: volevamo raccogliere le testimonianze dal vivo».
Il prete se ne accorge?
«No, anche perché ci eravamo organizzati bene. Don Marco era amico del presidente della repubblica Ortega, del capo della polizia locale, del nunzio apostolico. Ci avesse scoperto, sarebbe stata la fine».
La fine?
«Il Nicaragua non è l'Europa, è Far West: uccidere un uomo non è un problema. Ci siamo mossi con la massima cautela. Mi sentivo sempre più tormentato».
Perché?
«Mi faceva orrore la mia ipocrisia: di giorno baci e abbracci e la notte uscivo di nascosto. A filmare, a raccogliere prove contro una persona che mi sorrideva, mi stringeva la mano, mostrava di stimarmi».
Lui non ha davvero mai sospettato?
«No. Abitava a una decina di chilometri dalla missione. Aveva giustificato questa scelta asserendo che, stando in sede, i postulanti non gli avrebbero dato tregua».
L'ha ricevuto un invito a casa sua?
«No».
Strano: prete sardo, volontari sardi. Un bicchiere insieme è d'obbligo.
«Ci ho pensato soltanto più tardi, a cose fatte. No, non ci ha mai detto venite a casa mia».
Cosa succede dopo?
«Rientrati a Cagliari riceviamo una telefonata dal suo braccio destro. Vuol sapere cosa ci sia di vero sulle voci che circolano, voci che parlano di un'indagine segreta su pedofilia e dintorni».
Che rispondete?
«Che sono sciocchezze, naturalmente. E lui dice: okay, per l'Italia purtroppo non posso fare niente ma a certa gente del Nicaragua penserò io».
Che significa?
«Quello è un posto di banditi, vige la legge della violenza, del più forte. Con due centesimi si può corrompere chiunque o quasi».
Cosa decidete di fare?
«Dopo un periodo agitato e di paura, stabiliamo che dobbiamo agire. Ma agire in modo pesante: bisognava dargli un colpo secco, mortale, altrimenti ci avrebbe fatto a pezzi. Così, ci appelliamo al vescovo di Cagliari, monsignor Mani ».
E Mani?
«Ci manda a Roma da un cardinale che visiona i video, si atterrisce ma non dice una parola. Ricordo con grande pena che non riusciva a trovare il prelato giusto a cui affidare questa vicenda. Tanto più che per il Vaticano era storia vecchia».
Vecchia?
«A Roma sapevano tutto già dal '91 e avevano invitato don Marco a ritirarsi subito in solitaria preghiera nel convento dei frati di Frosinone. Don Marco non aveva obbedito: se ne infischiava dei precetti del Vaticano. Aveva gli amici giusti».
Dal '91 al 2006 passano quindici anni.
«Lo so. Solo di recente la Chiesa ha assunto una linea unitaria contro i preti pedofili che fino a non troppo tempo fa se la cavavano con un trasferimento, il silenzio delle alte sfere e tre avemaria».
Meglio tardi che mai.
«Ora la linea è cambiata solo per ragioni economiche. Dopo lo scandalo dei preti pedofili in Usa, 45 milioni di dollari per il risarcimento alle vittime, il Vaticano è diventato più sensibile. Gli hanno toccato l'anima, cioè la cassaforte».
Conseguenze?
«Mentre prima non si presentava mai denuncia alla magistratura ordinaria, adesso la musica è cambiata. E proprio questo ha tradito don Marco. Non era aggiornato: e si è rovinato con le sue mani».
Si spieghi meglio.
«Della giustizia ecclesiastica se ne infischiava. Per questo andava e veniva dal Nicaragua senza timori. Quando qualcuno gli ha fatto sapere che lo avevamo denunciato alla magistratura italiana, ha commesso un passo falso, la prova della colpevolezza».
Che ha fatto?
«Ha celebrato una messa lacrime e sangue annunciando che andava all'estero per affrontare un male che non dava scampo. Poi, ha intestato ad amici tutte le sue proprietà. Non immaginava di essere già sotto intercettazione».
Perché, che ha fatto?
«Ha ordinato a un suo sgherro di minacciare i testimoni, tentare di corromperli. Nel frattempo dava disposizioni per mettere al sicuro i suoi beni. Lo hanno arrestato mentre si preparava a tornare in Nicaragua».
Sbagliato dire che ha preso molti bambini per fame?
«Purtroppo no».
E quelli che non ci stavano?
«Li ricacciava in strada. Attenzione, però: don Marco non usava violenza. Solo e sempre rapporti consenzienti: i bambini mica capivano, si fidavano di lui».
Ha fatto passare tanto tempo prima di dare l'allarme: perché?
«Bisognava tenere i nervi a posto, raccogliere prove schiaccianti. Ci fossimo mossi sull'onda della fretta, don Marco ci avrebbe sbaragliato».
Lo ha visto al processo?
«Sì. Per un attimo i nostri sguardi si sono incrociati».
E cosa si sono detti?
«Nulla. Purtroppo non c'era più nulla da dire».
Ha provato qualcosa vedendolo in manette?
«Un profondo senso di pena. Don Marco è malato, solo malato. Credo che il modo migliore di aiutarlo sia tenerlo in carcere. Ma dev'esser chiaro che siamo di fronte a un uomo che ha fatto grandissimo bene e grandissimo male. Tutta questa storia mi fa pensare al fior di loto».
Per cosa, per l'eleganza?
«Il fiore di loto è una meraviglia che sboccia guardando il cielo e affondando le radici in acquitrini putridi. Insegna che dal male può nascere il bene. Basta volerlo».
Morale?
«Una, importante: mai scoraggiarsi, mai tacere. Anzi, chi sa parli. Durante questa avventura insieme a Solidando e Rock no war ho conosciuto persone straordinarie, bellissime. Magistrati compresi».
E allora?
«La solidarietà e gli aiuti non devono fermarsi. A me resta in eredità un dolore infinito».
Non ci dirà che ha perdonato?
«E come potrei condannare? Il perdono nasce dalla compassione verso il prossimo. Chi sono io per giudicare?».


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Messaggio da Mac La Mente »

Brillianttrees ha scritto:Il dentista-detective che ha smascherato Don Dessì

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Brill, ti ringrazio per entrambi gli articoli! :) ...purtroppo vado un po' di fretta e mi serve tempo per leggerli, lo farò il prima possibile! Promesso! :yes: :yes:
...la testa è rotonda per permettere al pensiero di cambiare direzione!...
...le pagine di questo "libro" vengono scritte ogni giorno...da tutti noi!
...perchè pensare non è reato! Regalami un pensiero...
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Messaggio da Brillianttrees »

Mac La Mente ha scritto:
Brillianttrees ha scritto:Il dentista-detective che ha smascherato Don Dessì

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Brill, ti ringrazio per entrambi gli articoli! :) ...purtroppo vado un po' di fretta e mi serve tempo per leggerli, lo farò il prima possibile! Promesso! :yes: :yes:

Come non l'hai letto? Immagine

Ho deciso Immagine mi farò cancellare dal Forum ImmagineImmagineImmagine












SEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE

Ti piacerebbe :lima:

.... E invece ImmagineImmagineImmagineImmagine NO!!!!
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Messaggio da Mac La Mente »

Brillianttrees ha scritto: Come non l'hai letto? Immagine

Ho deciso Immagine mi farò cancellare dal Forum ImmagineImmagineImmagine


SEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE

Ti piacerebbe :lima:

.... E invece ImmagineImmagineImmagineImmagine NO!!!!
Aaaaaaaahahahahah :lol: :lol: ...però non è giusto dare prima """"belle"""" notizie e poi dire che non è vero! :off: :lol:

...comincio a leggerlo! :k: :hug: :k:
...la testa è rotonda per permettere al pensiero di cambiare direzione!...
...le pagine di questo "libro" vengono scritte ogni giorno...da tutti noi!
...perchè pensare non è reato! Regalami un pensiero...
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