Ricerca italo-giapponese. Entro due anni messo a punto un test
"Persone mille volte più resistenti al virus: vantaggio ereditario"
Quel profilo genetico che rede immuni adesso il vaccino anti-Aids è meno lontano
Lo studio su coppie con uno dei due partners sieropositivo
Milano -
Ci vorranno ancora un paio d'anni e poi sarà possibile sottoporsi a un test per sapere se si è portatori di quella particolare configurazione genetica che rende immuni dal contagio dell'HIV. E da questo risultato dipende gran parte della possibilità di produrre il vaccino anti-Aids.
"Ci stiamo avvicinando al Sacro Graal" - dice il Professor Mario Clerici, immunologo, uno dei coordinatori della ricerca che negli ultimi dieci anni ha impegnato due gruppi di scienziati italiani e uno giapponese. "Tutto è cominciato proprio da uno studio giapponese sul cosiddetto Retrovirus di Friend, un virus che attacca i topi e che produce un tumore del sangue - racconta il professor Clerici -
I nostri colleghi avevano infatti notato che alcuni esemplari di topi erano immuni da questo virus del tutto simile a quello dell'Aids". Studiando il Dna di questi animali è stato riconosciuto e isolato il gene che li proteggeva dalla malattia. "E' solo dopo quei risultati che siamo arrivati noi. E ci siamo chiesti: è possibile che nel Dna umano siano attivi geni che rendono immuni proprio dall'Aids?".
Da questi presupposti è partita una ricerca che ha messo in collegamento l'Università di Milano con quella di Osaka e con l'equipe di epidemiologia della Asl di Firenze. E' qui, nel piccolo borgo di Bagno a Ripoli, che si è delineato il profilo del campione su cui indagare: cinquanta coppie eterosessuali 'discordanti' in cui, cioè, uno dei due partners risultava sieropositivo e l'altro negativo, coppie di cui si sa con certezza che hanno rapporti sessuali senza l'uso del profilattico. Coppie per le quali, quindi, c'è uno scenario che prelude al contagio. "Ma il campione è stato allargato anche a un centinaio di prostitute che praticano sesso non protetto. Si trattava di verificare che, nei soggetti monitorati, alla mancanza di trasmissione corrispondeva un profilo genetico simile".
E la prova di questo nesso c'è stata: "Si è visto, infatti, che in tutti i casi analizzati la protezione dal virus corrispondeva a un dato corredo genetico".
Il professor Clerici racconta con entusiasmo l'iter di questa ricerca. "Il passo successivo è stato quello di verificare se questo gene era presente anche in soggetti meno vulnerabili al virus, quei sieropositivi, cioè, in cui non si registra alcuna progressione della malattia". Anche qui l'esito dato dalla mappatura genetica elaborata ad Osaka è stato positivo: il gene 22Q1213 era sempre lì, all'altezza del cromosoma 22.
"Attenzione - precisa Clerici - non stiamo parlando di una mutazione genetica, di una espressione particolare e unica, ma della forma normale di un assetto genico che - e questo è importantissimo - viene trasmesso ai figli. A conferma di un vantaggio selettivo molto grosso".
Ma che cosa succede esattamente quando il virus entra nell'organismo 'protetto' da questo particolare profilo genetico? "Basti sapere che quando abbiamo messo in vitro le cellule naturalmente protette accanto a quelle dell'Hiv, il virus non è riuscito a penetrare nelle cellule. E abbiamo constatato che sono necessarie dosi mille volte più alte di virus perchè quelle sane siano attaccate".
Di fatto tutto dipende dalla proteina sintetizzata da 22Q1213 che blocca il virus sin dall'inizio. "Una proteina - continua Clerici - che stiamo codificando proprio a fine terapeutico. Quando l'avremo identificata e saremo in grado di sintetizzarla la strada per il vaccino sarà tutta in discesa".
La prossima settimana il professor Clerici e i suoi colleghi, Masaaki Miyazawa, Sergio Lo Caputo e Francesco Mazzotta, presenteranno a Budapest gli ultimi risultati di una ricerca che potrebbe segnare la storia della medicina. E sarà forse lì che Mario Clerici e Masaaki Miyazawa battezzeranno il miracoloso 22Q1213 col nomignolo più familiare di 'Mama'.
fonte:
Repubblica
L'ho letta poco fa questa notizia!...è una scoperta importantissimissima!...potrebbe davvero cambiare le cose e far fare un salto notevole nella lotta contro questo terribile virus!