L'ora di...Fernando Pessoa

Tra gli scaffali cosa si trova e cosa si legge...
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Mac La Mente
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Re: L'ora di...Fernando Pessoa

Messaggio da Mac La Mente »

- Prima parte di “Una cena molto originale” di Fernando Pessoa -

Allora...
Una cena molto originale è un racconto breve, una quarantina di pagine, non di più, dove i nostri protagonisti fanno parte di un club abbastanza esclusivo, un club gastronomico che vede nella figura del suo presidente Prosit, il massimo rappresentante e il miglior chef del momento. Accanto a lui, la voce narrante del racconto, il suo braccio destro che per oltre metà del libro non viene mai nominato, è proprio il presidente a svelare il suo nome: Meyer.
I due personaggi e tutti i soci del club sono riuniti all'interno di un albergo che utilizzano come luogo per le loro riunioni, riunioni che ruotano intorno ad una cena e al cibo, naturalmente. Nell'ultima riunione, molte sono le questioni che vengono affrontate, in particolare quella che riguarda la poco inventiva ormai presente e la poca immaginazione a cui si è arrivati nella creazione dei nuovi piatti e di nuove salse. La discussione è animata, partecipano tutti tranne il presidente che, nonostante abbia un carattere scherzoso e non si tiri mai indietro quando ci sono questi dibattiti, in quell'occasione è silenzioso...ciò stupisce tutti i partecipanti. Uno di loro cerca di tirarlo in ballo, di fargli esprimere il suo pensiero e Prosit, invece, devia il discorso lanciando una sfida a tutti i soci: “La prossima riunione sarà a casa mia, vi stupirò con una cena molto originale!”. Subito partono domande, curiosità e voglia di saperne di più, ma Prosit non risponde e sorride e guardando passare nell'albergo cinque giovani finlandesi che l'hanno accuso in precedenza di non essere un maestro della cucina si rivolge a loro dicendo che sarebbero intervenuti a questa cena in modo fondamentale. I cinque ragazzi deridono il maestro e si allontanano.

Il giorno della cena arriva, la casa di Prosit – che in realtà non è casa sua ma presa in prestito da un amico – è il luogo dell'appuntamento e tutti i soci vi si recano puntuali. La sala adibita al pasto è avvolta dall'oscurità, le luci sono simili a quelle disposte su un tavolo da biliardo e i cinque camerieri scelti per l'occasione sono di colore. Tutti i soci cominciano a osservare in giro, analizzano i diversi aspetti per cercare di vincere la scommessa e individuare il particolare che il presidente ha utilizzato per rendere quella cena originale. Diverse sono le ipotesi, c'è chi dice che l'originalità è nei camerieri, anche Meyer pensa questo e con un ragionamento raffinato, arriva alla conclusione che i cinque camerieri neri – nascosti dall'ombra che c'è in quella sala – non siano altro che i cinque ragazzi...ma non è così.

...continua...
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Mac La Mente
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Re: L'ora di...Fernando Pessoa

Messaggio da Mac La Mente »

- Seconda parte di “Una cena molto originale” di Fernando Pessoa -

Arrivati alla fine della cena, il Presidente Prosit, eccitato, visibilmente alterato e in preda all'euforia, alla pazzia, scatta in piedi per un brindisi speciale e per svelare l'originalità della cena. Guardando un piatto consumato, brinda in ricordo dei cinque ragazzi finlandesi...
Sì, questi ragazzi sono stati la portata principale...gli ospiti increduli delle sue parole, oltre a sentirsi male, si scagliano contro il Presidente con una ferocia inarrestabile e lo scagliano fuori dalla finestra. Anche Meyer, una persona calmissima, si meraviglia di quello che è stato capace di fare in preda alla furia...

Vanno via cercando di dimenticare.


Il racconto scorre molto bene, sicuramente meglio di come l'abbia raccontato io ;) , è un grande Pessoa e la fine di questa “cena originale” lascia stupito il lettore. Onestamente ho provato un brivido di “disgusto” - se vogliamo – una volta capita l'intera storia, brivido che comunque è passato in fretta. La parte più concitata del racconto si legge tutta d'un fiato, senza interruzione proprio perché si vuole conoscere come va a finire! :yes:

Immagine
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Re: L'ora di...Fernando Pessoa

Messaggio da Frankenstein »

Una cena molto originale è la dimostrazione che con l'inganno un uomo può trasformare e soggiogare il prossimo. Nel caso specifico farlo diventare un cannibale.
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Re: L'ora di...Fernando Pessoa

Messaggio da Mac La Mente »

Frankenstein ha scritto:Una cena molto originale è la dimostrazione che con l'inganno un uomo può trasformare e soggiogare il prossimo. Nel caso specifico farlo diventare un cannibale.
Molto molto giusto quello che hai detto Frankenstein! Sono d'accordissimo con te! :yes:

...infatti il presidente del circolo gastronomico, grazie alla curiosità inculcata nei suoi colleghi, ha mascherato i suoi piani e le sue azioni fino a quando non le ha svelate lui stesso...solo allora è nato il ribrezzo e il terrore (in un certo senso) verso lo stesso presidente! :)
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Re: L'ora di...Fernando Pessoa

Messaggio da Mac La Mente »

E' da un po' che non scrivo in questo topic e ne approfitto con l'ultima poesia inserita sul blog! :)

Poesia: Momenti di un’estate I di Fernando Pessoa

Momenti di un’estate I

Il cielo è blu, e gaia l’erba verde.
I miei occhi tristi blandiscono l’estraneo scenario.

Oh, potesse il mio cuore prendervi parte
e non sentire la dolorosa sensazione della vita che fugge!

Non ho dimora, né ore che mi preservino dal dolore.
Dolci brezze, accorrete alla mia mente!

Grande fiume, così calmo e vero,
insegnami ad andare incontro alla vita come te!

Io non ho tregue, i miei fiori sono appassiti.
Cos’era quel cercare che la mia volontà ha eluso?

Non m’importa neppure ciò che desidero.
Il mio cuore è ricco e il mio amore povero.

Oh, giorno dorato, penetra in me
e irradia la mia anima con la gioiosa luce del sole!

Lascia che io sia soltanto una finestra
attraverso cui tu passi con un chiaro, tiepido non-dolore.

Svengo e tremo nel sentire avvicinarsi la vita.
O fiume che scorri, dov’è la mia casa?

O liete ore che i prati consumano,
fresche piogge estive! O mia disperazione!

O felici orizzonti! O allegre colline!
Quale dolore imprigionano i miei struggenti desideri?

Cosa c’è tra me e me stesso?
Che cosa avrebbe dovuto essere perché così non fosse?

La mia vita non-dolore sarà
che una spiaggia solitaria colpita dal mare!

Quale fato, quale potere dell’oscura disperazione
fa sentire ogni ora allegra come se non lo fosse?

Oh, per un po’ di riposo! Dammi una dimora,
una speranza, un nido per non smarrirmi!

In qualche luogo nella vita deve pur esserci
qualcosa che non sia lotta ad aspettarmi.

Guidami fin lì, o giorno felice!
Lascia che il mio cuore sopporti la tua dipartita!

Sveglia in me le speranze almeno, anche se false.
Il mio spirito cerca a tentoni le mura di una prigione.

Lieve mormorio di ruscelli, dolce sposa dell’estate –
perché ho fatto di sogni la mia unica vita?

Da Il violinista pazzo di Fernando Pessoa, editore Passigli, pagine 71-74
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