Maestra taglia la lingua a un bambino
Maestra taglia la lingua a un bambino
Oggi i giornali hanno pubblicato la notizia di un avvenimento orrendo accaduto la settimana scorsa in una scuola di Milano.
Una maestra di sostegno, seccata perchè un bambino si era alzato per andare al cestino a temperare una matita, ha preso una forbice e ha tentato di tagliargli la lingua.
Per fortuna il bambino se l'è cavata con una ferita superficiale e guarirà in tempi breve.
Ma dubito che riuscirà a guarire in tempi brevi dal trauma per quello che ha subito...
Nel prossimo post inserisco l'articolo sulla vicenda comparso oggi sul Corriere della Sera
Una maestra di sostegno, seccata perchè un bambino si era alzato per andare al cestino a temperare una matita, ha preso una forbice e ha tentato di tagliargli la lingua.
Per fortuna il bambino se l'è cavata con una ferita superficiale e guarirà in tempi breve.
Ma dubito che riuscirà a guarire in tempi brevi dal trauma per quello che ha subito...
Nel prossimo post inserisco l'articolo sulla vicenda comparso oggi sul Corriere della Sera
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So that when they turn their backs on you
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L'insegnante è stata sospesa: «Non volevo, mi dispiace». Denuncia del preside a polizia e assicurazione
Maestra taglia la lingua a un bimbo. «Un gioco»
Milano, 5 punti di sutura. Il piccolo ha 7 anni: «Ho paura, non vado più a scuola»
MILANO — Un gioco. «Tira fuori la lingua, forza...». Un gioco? «Tira fuori la lingua che te la taglio, così non parli più». La maestra lo dice una, due volte. Alla terza l'alunno è a tiro. Sono già due volte che va al cestino a temperare la matita. «Ancora?». L'insegnante sorride, certo, ma adesso prende un paio di forbici e abbassa le lame sulla bocca. Un taglio netto. Il bimbo ha 7 anni e mezzo ed è vivace come vuole l'età. Ma ora sanguina a dirotto. Piange. Allora subito in bagno con la maestra a sciacquare, poi giù in segreteria, la telefonata alla mamma, al 118 e di corsa all'ospedale pediatrico «Vittore Buzzi». Il gioco finisce con cinque punti di sutura, lo docente sospesa «a titolo cautelativo», una denuncia per lesioni e una richiesta di danni. La famiglia contro scuola e insegnante. Che all'inizio, in bagno, avrebbe provato pure a convincere il bimbo: «Non dire alla mamma che sono stata io, ma che hai fatto tutto da solo». Ma poi monta in ambulanza e crolla: «Non volevo, signora, mi dispiace. Non so come sia potuto succedere».
Come sia, è successo. Sono le 16 di martedì 20 febbraio in una scuola elementare nella zona nord-ovest di Milano. Mezz'ora all'uscita. L'insegnante di ruolo è fuori aula. Chiede a R. S., 22 anni, docente di sostegno, di tenere calma la sua II per qualche minuto. È in quei minuti che Ahmed (lo chiameremo così) si alza per andare due volte al cestino. Poi, il gioco: «Non era la prima volta che la maestra lo faceva», racconta il bimbo. Ma stavolta finisce male. Venti giorni di prognosi per «una ferita a tutto spessore della lingua», è scritto nel referto. E dieta «semiliquida e semifredda». Yogurt e frullati.
Una settimana dopo, il bambino è ancora sotto choc. A scuola non ha messo piede e non vuole farlo: «Ho paura che mi facciano ancora male». Non dorme la notte, ha gl'incubi e scappa da tavola quando spuntano i coltelli. Per accudirlo, la madre ha lasciato il lavoro in una cooperativa. Sono giorni di visite, notti in bianco e burocrazia. La denuncia ai carabinieri e poi la causa affidata all'avvocato Piero Porciani. Ieri, la decisione: la famiglia si costituisce parte civile contro l'insegnante e denuncia l'istituto. La richiesta: un risarcimento per danni materiali e morali.
Siamo in una scuola «di frontiera», a Milano. Una tra tante. Un iscritto su due è figlio d'immigrati. Le circolari sono scritte persino in arabo e in cinese. Integrazione e polemiche. Che sia per il presepe o i canti di Natale. Ma in questi giorni a scuola non canta e non parla nessuno. Né i bidelli, né gli insegnanti. Il preside ha chiesto silenzio e riservatezza: «È in atto un'indagine, siamo ancora a metà percorso. La questione è seria». Si capisce dalla lettera inviata alla famiglia di Ahmed: «Dal colloquio avuto con la maestra emerge la necessità di avere ulteriori notizie». Per ora, R. S. è stata «allontanata dalla classe». Questa mattina, i genitori del piccolo hanno un incontro a scuola. Il preside ha chiesto di vedere «le forbici del bambino». Ha già fatto denuncia alla polizia e all'assicurazione.
La maestra ha già ammesso: «Voleva essere uno scherzo, è stato un incidente». Ma le scuse non bastano, incalza il direttore scolastico regionale, Anna Maria Dominici: «Ho mandato subito un ispettore per capire le responsabilità e fare proposte su come intervenire». Perché, insomma, «è una vicenda che ha davvero dell'incredibile». E però non si creda «che dipenda dall'inesperienza: queste cose non devono mai succedere».
Pagella di metà anno. Ahmed ha buono e distinto in tutte le materie, solo sufficiente in scienze («Non riesco a imparare le parti delle foglie..»). Buono anche in condotta: «Sono bravo, io...», sorride. Anche alla playstation. È da una settimana che sfida «La Gang nel Bosco». Questo sì, un gioco.
Annachiara Sacchi
Armando Stella
27 febbraio 2007
Dal sito del Corriere della Sera
Maestra taglia la lingua a un bimbo. «Un gioco»
Milano, 5 punti di sutura. Il piccolo ha 7 anni: «Ho paura, non vado più a scuola»
MILANO — Un gioco. «Tira fuori la lingua, forza...». Un gioco? «Tira fuori la lingua che te la taglio, così non parli più». La maestra lo dice una, due volte. Alla terza l'alunno è a tiro. Sono già due volte che va al cestino a temperare la matita. «Ancora?». L'insegnante sorride, certo, ma adesso prende un paio di forbici e abbassa le lame sulla bocca. Un taglio netto. Il bimbo ha 7 anni e mezzo ed è vivace come vuole l'età. Ma ora sanguina a dirotto. Piange. Allora subito in bagno con la maestra a sciacquare, poi giù in segreteria, la telefonata alla mamma, al 118 e di corsa all'ospedale pediatrico «Vittore Buzzi». Il gioco finisce con cinque punti di sutura, lo docente sospesa «a titolo cautelativo», una denuncia per lesioni e una richiesta di danni. La famiglia contro scuola e insegnante. Che all'inizio, in bagno, avrebbe provato pure a convincere il bimbo: «Non dire alla mamma che sono stata io, ma che hai fatto tutto da solo». Ma poi monta in ambulanza e crolla: «Non volevo, signora, mi dispiace. Non so come sia potuto succedere».
Come sia, è successo. Sono le 16 di martedì 20 febbraio in una scuola elementare nella zona nord-ovest di Milano. Mezz'ora all'uscita. L'insegnante di ruolo è fuori aula. Chiede a R. S., 22 anni, docente di sostegno, di tenere calma la sua II per qualche minuto. È in quei minuti che Ahmed (lo chiameremo così) si alza per andare due volte al cestino. Poi, il gioco: «Non era la prima volta che la maestra lo faceva», racconta il bimbo. Ma stavolta finisce male. Venti giorni di prognosi per «una ferita a tutto spessore della lingua», è scritto nel referto. E dieta «semiliquida e semifredda». Yogurt e frullati.
Una settimana dopo, il bambino è ancora sotto choc. A scuola non ha messo piede e non vuole farlo: «Ho paura che mi facciano ancora male». Non dorme la notte, ha gl'incubi e scappa da tavola quando spuntano i coltelli. Per accudirlo, la madre ha lasciato il lavoro in una cooperativa. Sono giorni di visite, notti in bianco e burocrazia. La denuncia ai carabinieri e poi la causa affidata all'avvocato Piero Porciani. Ieri, la decisione: la famiglia si costituisce parte civile contro l'insegnante e denuncia l'istituto. La richiesta: un risarcimento per danni materiali e morali.
Siamo in una scuola «di frontiera», a Milano. Una tra tante. Un iscritto su due è figlio d'immigrati. Le circolari sono scritte persino in arabo e in cinese. Integrazione e polemiche. Che sia per il presepe o i canti di Natale. Ma in questi giorni a scuola non canta e non parla nessuno. Né i bidelli, né gli insegnanti. Il preside ha chiesto silenzio e riservatezza: «È in atto un'indagine, siamo ancora a metà percorso. La questione è seria». Si capisce dalla lettera inviata alla famiglia di Ahmed: «Dal colloquio avuto con la maestra emerge la necessità di avere ulteriori notizie». Per ora, R. S. è stata «allontanata dalla classe». Questa mattina, i genitori del piccolo hanno un incontro a scuola. Il preside ha chiesto di vedere «le forbici del bambino». Ha già fatto denuncia alla polizia e all'assicurazione.
La maestra ha già ammesso: «Voleva essere uno scherzo, è stato un incidente». Ma le scuse non bastano, incalza il direttore scolastico regionale, Anna Maria Dominici: «Ho mandato subito un ispettore per capire le responsabilità e fare proposte su come intervenire». Perché, insomma, «è una vicenda che ha davvero dell'incredibile». E però non si creda «che dipenda dall'inesperienza: queste cose non devono mai succedere».
Pagella di metà anno. Ahmed ha buono e distinto in tutte le materie, solo sufficiente in scienze («Non riesco a imparare le parti delle foglie..»). Buono anche in condotta: «Sono bravo, io...», sorride. Anche alla playstation. È da una settimana che sfida «La Gang nel Bosco». Questo sì, un gioco.
Annachiara Sacchi
Armando Stella
27 febbraio 2007
Dal sito del Corriere della Sera
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Se quella maestra lavorava nella mia scuola cosa faceva? Una strage??
Per scherzo?? Tu ti avvicini PER SCHERZO ad un bambino con una forbice in mano??
Ma sei cretina forte!!
Quasi tutti i giorni io e la mia collega dobbiamo urlare con i bambini perché ci fanno uscire dai gangheri ma le mani addosso mai!!
Piuttosto se siamo arrabbiate (e le mani prudono in quei casi)! li allontaniamo o ci allontaniamo noi ...
Se dovessi arrivare anche solo al pensare di fare loro del del male piuttosto mi licenzio....
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Ma sei cretina forte!!
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Piuttosto se siamo arrabbiate (e le mani prudono in quei casi)! li allontaniamo o ci allontaniamo noi ...
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Balleremo fino all'alba canteremo fino al mattino
Qualcuno dirà son fuori ed altri che c'è troppo vino
Ma c'è sangue nelle nostre vene
scorre l'acqua nei nostri fiumi
La rabbia invece quella è tutta chiusa nei nostri pugni (I LUF)
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- Mac La Mente
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- Iscritto il: 12/07/2006, 13:20
Chiedo scusa a tutti, ma preferisco non commentare per il momento questa notizia...sono troppo...troppo...sconvolto!...per non dire altro!
...dico solo che il provvedimento di sospensione per questa "maestra" è poco.
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...la testa è rotonda per permettere al pensiero di cambiare direzione!...
...le pagine di questo "libro" vengono scritte ogni giorno...da tutti noi!
...perchè pensare non è reato! Regalami un pensiero...
un anziano che muore è una biblioteca che brucia
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- Brillianttrees
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Insegnante costringe bimbo autistico a leccare la pipì
Roma, 28 feb (Velino) - Non accade solo a Milano che i bambini subiscano violenze e vessazioni da insegnanti e vigilantes. Dopo il caso della maestra che ha tagliato la lingua dell'alunno chiacchierone e quello della guardia giurata che in biblioteca ha puntato la pistola alla tempia di un bimbo rumoroso, da Roma arriva il caso-choc di una insegnante di sostegno che ha costretto un ragazzo disabile a leccare sul pavimento della classe la pipì che il piccolo non riusciva a trattenere per il nervosismo.
Della vicenda si è discusso nei giorni scorsi in Procura a Roma, dove il pm Nunzia D'Elia ha chiesto il rinvio a giudizio di una insegnante di sostegno, Pamela Russo, 29 anni, laurata in psicologia, per i reati di violenza privata e abuso dei mezzi di correzioni. L'episodio incriminato sarebbe avvenuto il 25 febbraio 2004 nell'esclusivo istituto Villa Flaminia a Roma e a subirlo sarebbe stato il piccolo Marco, sette anni, affetto da autismo. Da alcuni mesi, la mamma del piccolo Marco, su consiglio della scuola, aveva affiancato un'insegnante di sostegno alla maestra del Villa Flaminia, per meglio seguire il figlio durante l'orario scolastico. Era stata scelta la dotteressa Pamela Rossi, che veniva pagata duemila euro al mese dalla famiglia del bambino, in aggiunta alla retta colastica. La mamma del piccolo Marco, tuttavia, aveva notato che proprio dal momento dell'assunzione dell'insegnante il carattere del figlio era cambiato in peggio: aveva cominciato a rifiutarsi di andare a scuola e aveva cominciato a farsi la pipì addosso, cosa che in precedenza non era mai accaduta.
Fino a che, il 25 febbraio 2004, la mamma del piccolo Marco decise di infilare un registratore digitale nello zainetto del bambino, per capire cosa avveniva durante l'orario scolastico. A sera, ascoltando la registrazione, la signora scoprì che il figlio non veniva nemmeno tenuto in classe con gli altri alunni, ma in un'aula a parte, in compagnia dell'insegnante di sostegno, che durante tutto il tempo rimaneva impegnata a preparare un proprio esame di specializzazione e redarguiva violentemente il bambino ogni volta che questo si faceva sentire. In una di queste occasioni, il piccolo Marco non riuscì a trattenere la pipì e il registratore ha documentato come l'insegnante lo minacciò di fargliela leccare e poi passò alle vie di fatto, costringendolo con il viso sul pavimento: "Adesso te l'ho fatta leccare, la prossima volta te la faccio bere", si sente distintamente sul registratore. Inoltre, secondo la mamma del bambino, in un'altra occasione l'insegnante avrebbe costretto il piccolo Marco a infilare la testa nel water del bagno. Nei prossimi giorni sarà fissata l'udienza preliminare per discutere la richiesta di rinvio a giudizio.
link
Roma, 28 feb (Velino) - Non accade solo a Milano che i bambini subiscano violenze e vessazioni da insegnanti e vigilantes. Dopo il caso della maestra che ha tagliato la lingua dell'alunno chiacchierone e quello della guardia giurata che in biblioteca ha puntato la pistola alla tempia di un bimbo rumoroso, da Roma arriva il caso-choc di una insegnante di sostegno che ha costretto un ragazzo disabile a leccare sul pavimento della classe la pipì che il piccolo non riusciva a trattenere per il nervosismo.
Della vicenda si è discusso nei giorni scorsi in Procura a Roma, dove il pm Nunzia D'Elia ha chiesto il rinvio a giudizio di una insegnante di sostegno, Pamela Russo, 29 anni, laurata in psicologia, per i reati di violenza privata e abuso dei mezzi di correzioni. L'episodio incriminato sarebbe avvenuto il 25 febbraio 2004 nell'esclusivo istituto Villa Flaminia a Roma e a subirlo sarebbe stato il piccolo Marco, sette anni, affetto da autismo. Da alcuni mesi, la mamma del piccolo Marco, su consiglio della scuola, aveva affiancato un'insegnante di sostegno alla maestra del Villa Flaminia, per meglio seguire il figlio durante l'orario scolastico. Era stata scelta la dotteressa Pamela Rossi, che veniva pagata duemila euro al mese dalla famiglia del bambino, in aggiunta alla retta colastica. La mamma del piccolo Marco, tuttavia, aveva notato che proprio dal momento dell'assunzione dell'insegnante il carattere del figlio era cambiato in peggio: aveva cominciato a rifiutarsi di andare a scuola e aveva cominciato a farsi la pipì addosso, cosa che in precedenza non era mai accaduta.
Fino a che, il 25 febbraio 2004, la mamma del piccolo Marco decise di infilare un registratore digitale nello zainetto del bambino, per capire cosa avveniva durante l'orario scolastico. A sera, ascoltando la registrazione, la signora scoprì che il figlio non veniva nemmeno tenuto in classe con gli altri alunni, ma in un'aula a parte, in compagnia dell'insegnante di sostegno, che durante tutto il tempo rimaneva impegnata a preparare un proprio esame di specializzazione e redarguiva violentemente il bambino ogni volta che questo si faceva sentire. In una di queste occasioni, il piccolo Marco non riuscì a trattenere la pipì e il registratore ha documentato come l'insegnante lo minacciò di fargliela leccare e poi passò alle vie di fatto, costringendolo con il viso sul pavimento: "Adesso te l'ho fatta leccare, la prossima volta te la faccio bere", si sente distintamente sul registratore. Inoltre, secondo la mamma del bambino, in un'altra occasione l'insegnante avrebbe costretto il piccolo Marco a infilare la testa nel water del bagno. Nei prossimi giorni sarà fissata l'udienza preliminare per discutere la richiesta di rinvio a giudizio.
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- Mac La Mente
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- Iscritto il: 12/07/2006, 13:20
Grazie Brill! ...avevo letto questa notizia!
...qui siamo impazziti! Mi chiedo dove andremo a finire di questo passo!
...non ho mai sentito, come sta accadendo ultimamente, così tanto episodi di pazzia pura!
(altri termini preferisco non usarli )
...la testa è rotonda per permettere al pensiero di cambiare direzione!...
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Brillianttrees ha scritto:Insegnante costringe bimbo autistico a leccare la pipì
Questa è pazzesca
Ed era pure laureata in psicolgia e pagata 2000 euro al mese diretamente dalla famiglia del bambino perchè lo seguisse personalmente...
NO COMMENT
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- Mac La Mente
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Vianne ha scritto:Brillianttrees ha scritto:Insegnante costringe bimbo autistico a leccare la pipì
Questa è pazzesca
Ed era pure laureata in psicologia e pagata 2000 euro al mese direttamente dalla famiglia del bambino perchè lo seguisse personalmente...
NO COMMENT
Già!
...meglio non pensare a quello che questa "insegnante" ha fatto! Allucinante!
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- Bleumarine
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- Mac La Mente
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Sono due belle domande Bleumarine!...purtroppo le risposte sono altrettanto difficili da trovare!...soprattutto alla seconda!Bleumarine ha scritto:Le due notizie che avete scritto lasciano senza parole, come si fa a comportarsi così?
Se una persona odia i bambini così tanto da trattarli in quel modo perchè va a fare la maestra?
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...perchè pensare non è reato! Regalami un pensiero...
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Hai ragione Frappa!...preferisco non pensare a quello che questo povero bambino ha subìto altrimenti mi arrabbio!frappa ha scritto:che schifo! VERGOGNA!!!!Brillianttrees ha scritto:Insegnante costringe bimbo autistico a leccare la pipì
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