Studi strani

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Re: Studi strani

Messaggio da Mac La Mente »

bancarella ha scritto:L'ho sempre detto :hihi:

L'ansia per la matematica? Fa male
Dai, addirittura dolore fisico?! Mi sembra un po' esagerato...
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Re: Studi strani

Messaggio da Mac La Mente »

Questa ricerca per me è un strana! :mah:

Mangiatori schizzinosi si nasce o si diventa?
Essere di gusti «molto difficili» non è sempre indice di disturbi alimentari. Il fenomeno del picky eating nell'adulto

Sottoponendo a un questionario via Internet quasi 7 mila volontari di età superiore ai 18 anni che si ritenevano «difficili» a tavola, un gruppo di ricercatrici dell’Università di Pittsburgh ha cercato di capire se storcere il naso a tavola «da grandi» — il corrispondente termine anglosassone è picky eating — sia solo una brutta abitudine o nasconda una rapporto patologico con il cibo. La psichiatra Marsha Marcus spiega i criteri che hanno ispirato lo studio: «Siccome si sa poco sul picky eating tra gli adulti, la nostra analisi ha utilizzato strumenti multipli e diversificati, da un questionario appositamente messo a punto, a scale standardizzate già utilizzate in altre ricerche sui disturbi alimentari».

Gli intervistati hanno dovuto indicare se erano curiosi o riluttanti di fronte a un alimento nuovo, se erano infastiditi dall’odore del cibo oppure se giungevano a evitare occasioni sociali nel timore di dover mangiare. Nello stesso tempo i volontari sono stati caratterizzati rispetto alla presenza, anche latente, di anoressia o bulimia nervosa, e alle abitudini associate a questi disturbi (come l’assunzione di diuretici o lassativi). Ovviamente gli intervistati dovevano dichiarare il peso e descrivere la propria percezione corporea.

I risultati pubblicati sull’International Journal of EatingDisordersmostrano un quadro articolato, talora non preoccupante, talvolta intersecato con disturbi più o meno gravi del comportamento alimentare. Le risposte fornite dal questionario hanno individuato quattro profili: al gruppo più numeroso, circa un terzo degli intervistati, corrispondevano soggetti in cui il fatto di essere «difficili» a tavola andava di pari passo con un vero e proprio disturbo alimentare; in un altro gruppo, di poco inferiore si collocavano persone esclusivamente «assai difficili» a tavola; seguivano poi due gruppi, un 20% circa ciascuno, l’uno con comportamenti molto sfumati, l’altro «francamente patologici». Le donne prevalevano tra le persone con disturbi alimentari, e chi riferiva comportamenti di picky eating aveva un livello culturale tendenzialmente più basso. «Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, il più utilizzato sistema di classificazione dei disturbi mentali, contemplerà anche, verosimilmente, nella sua quinta revisione, prevista per il 2013, la categoria dei disturbi alimentari da evitamento e restrizione, in cui rientra quello esaminato — puntualizza l’autrice dello studio —. La nostra ricerca ha il merito non solo di aver documentato per la prima volta nell’adulto un comportamento alimentare difficile del tutto simile a quello descritto in età pediatrica, ma anche di aver chiarito che non sempre è indizio di una patologia, come neppure si può escludere questa eventualità. La sfida che affronteranno le prossime ricerche sarà quella di differenziare i casi a rischio e di stabilire un’eventuale continuità tra picky eating in età pediatrica e in età adulta».

Va aggiunto che su questo fenomeno in età pediatrica esiste molta letteratura. La frequenza del picky eating in età scolare oscilla intorno al 15-20%. Quanto alle possibili conseguenze sulla salute, prima dei 6 anni ci sarebbe effettivamente una certa tendenza a un basso peso corporeo, che poi rientrerebbe nella norma. Questi dati giungono prevalentemente dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, ma coincidono abbastanza con l’esperienza comune. Sulla fase adolescenziale il quadro è più incerto: da una parte gli studi sono meno numerosi, dall’altra è segnalata la possibilità che il bambino difficile a tavola diventi un anoressico o un bulimico. Se non si arriva a tanto, parecchi tra questi giovani manifestano disagio, ansia, conflitti nelle situazioni familiari e sociali correlate al consumo di cibo e alcuni accusano anche disturbi digestivi o intestinali.

fonte: Corriere della sera
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Re: Studi strani

Messaggio da bancarella »

Basta abituarsi
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Re: Studi strani

Messaggio da Mac La Mente »

bancarella ha scritto:Basta abituarsi
Sì, anche secondo me è questione di abitudine! Certo, qualcosa la preferisti di più ma un poco di tutto va bene! :)
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Re: Studi strani

Messaggio da Vianne »

Mac La Mente ha scritto:Questa ricerca per me è un strana! :mah:

Mangiatori schizzinosi si nasce o si diventa?
Essere di gusti «molto difficili» non è sempre indice di disturbi alimentari. Il fenomeno del picky eating nell'adulto
Beh, i ricercatori statunitensi possono stare tranquilli: ancora qualche mese di crisi economica mondiale e i "mangiatori schizzinosi" spariranno come neve al sole...
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Re: Studi strani

Messaggio da Mac La Mente »

Vianne ha scritto:Beh, i ricercatori statunitensi possono stare tranquilli: ancora qualche mese di crisi economica mondiale e i "mangiatori schizzinosi" spariranno come neve al sole...
Vero! La crisi sicuramente farà sparire queste forme...
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Re: Studi strani

Messaggio da Mac La Mente »

Gli uomini che guardano troppa tv hanno
la metà degli spermatozoi di chi fa sport
Chi è sedentario ha il 44% in meno di sperma di chi fa attività sportiva. Ma per procreare è importante anche la qualità


Per gli uomini sedentari non ci sono più scuse: se siete abituati a guardare la TV per più di 20 ore a settimana avete circa la metà degli spermatozoi dei vostri coetanei più attivi. Se invece vi dedicate con assiduità allo sport, da poche ore a settimana fino anche a 15 e oltre, con esercizi moderati o intensi, la vostra conta di spermatozoi è maggiore rispetto ai nullafacenti.

La ricerca - La ricerca, pubblicata su British Journal of Sports Medicine ha studiato la qualità dello sperma di 189 uomini, provenienti da Rochester, negli Stati Uniti, tra i 18 e i 22 anni in un periodo compreso tra il 2009 e il 2010. Più delle metà degli uomini presi in esame era normopeso e uno su quattro partecipanti era fumatore. La quantità di esercizio fisico presa in considerazione variava dalle 5 alle 14 ore a settimana, mentre divano e TV occupavano dalle 4 alle 20 ore a settimana. La concentrazione di spermatozoi in condizioni standard era pari a 53 milioni per millilitro di sperma: «il nostro gruppo di studio era composto da giovani uomini sani che non erano a conoscenza del loro potenziale di fertilità inteso come numero di spermatozoi, qualità, forma, movimento», ci spiega Audrey Gaskins, autrice dello studio, «la differenza nella concentrazione di spermatozoi tra uomini che occupavano il livello più elevato di attività fisica, ossia 15 o più ore a settimana, e quelli appartenenti al livello più basso (meno di 5 ore a settimana), era pari a 24 milioni di spermatozoi».

La quantità - L’esercizio fisico, pur influenzando la conta, non ha comunque dimostrato effetti su motilità, forma e volume del campione di sperma. Inoltre la relazione è dipendente dalla quantità: chi guarda più TV ha una conta più bassa del 44% rispetto a chi ci dedica meno tempo, annullando anche gli effetti positivi dell’eventuale esercizio fisico.

Mobilità - Abitudini alimentari non salutari, stress, fumo (il cui influsso negativo sulla conta degli spermatozoi è stato dimostrato in uno studio del 1994) e presenza di problemi di fertilità sono stati valutati in modo che non influissero nell’analisi attuale tra attività fisica e conta degli spermatozoi. «Già in uno studio portato avanti lo scorso anno è stato dimostrato che una dieta ricca di frutta, verdura, pesce e cereali integrali aumenta la motilità degli spermatozoi», ci racconta Audrey Gaskins, «sono tuttavia ancora pochi i lavori che mostrano che una dieta più sana possa essere associata a valori migliori nei parametri studiati per monitorare la qualità del seme». Ma perché è importante avere un buon numero di spermatozoi? «Si tratta di uno dei parametri che il medico misura per valutare un problema di infertilità», ci spiega Gaskins, «pochi spermatozoi, insieme a problemi nella loro capacità di muoversi e nella forma, sono collegati a una minore probabilità di concepire, anche se non tutti sono d’accordo».

I limiti - Lo studio tuttavia ha i suoi limiti: non è perfetto nel determinare il nesso di causa-effetto tra i diversi fattori, inoltre – come ammesso dalla stessa ricercatrice – «non è detto che le differenze nella conta si traducano in differente nella capacità di procreare». Le prossime ricerche dovranno focalizzarsi sul modo in cui esercizi differenti influiscono sulla qualità dello sperma e comprendere se tale conta si traduca in differenze nella fertilità a livello clinico.

fonte: Corriere della sera
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Re: Studi strani

Messaggio da bancarella »

La guardo poco :cool:
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Re: Studi strani

Messaggio da Mac La Mente »

bancarella ha scritto:La guardo poco :cool:
Ahhhhh ma anch'io! E senza saperlo, se questo studio è vero, faccio bene! :ok:
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Re: Studi strani

Messaggio da Mac La Mente »

E' vero! Lo faccio sempre perchè rimanere fisso sul problema non aiuta per niente! :yes:

Distrarsi, il miglior modo per prendere la giusta decisione
Distrarre la mente aiuta e prendere le decisioni migliori, secondo un nuovo studio

Se siamo afflitti da un qualche problema, se dobbiamo prendere una decisione importante e vogliamo fare la scelta migliore, un nuovo studio suggerisce che per arrivare a ciò è meglio distrarsi… e la soluzione arriva
Se abbiamo un problema che ci assilla, se dobbiamo prendere una decisione o risolvere una questione, pensarci troppo su potrebbe essere controproducente. Al contrario, distrarsi, pensare ad altro o addirittura non pensarci proprio, magari dormendo, aumenta di fatto le probabilità che la soluzione arrivi.

Ecco quanto suggerito da un nuovo studio condotto dai ricercatori Usa della Carnegie Mellon University (CMU) che conferma e amplia quanto già sostenuto da un precedente studio, ossia che bastano due minuti di distrazione per far sì che il cervello sia in grado di valutare meglio una situazione e farci prendere una decisione in merito a una scelta.

In questo nuovo studio, il dottor David J. Creswell e colleghi dell’Health and Human Performance Laboratory hanno reclutato 27 adulti sani che hanno poi collegato a un sistema di neuroimaging al fine di osservare i processi cerebrali. Durante questa fase, i partecipanti hanno ricevuto informazioni riguardanti beni e oggetti come, per esempio, delle automobili. I volontari dovevano poi prendere delle decisioni al riguardo.
Prima che prendessero queste decisioni, i partecipanti sono tuttavia stati invitati a espletare un compito matematico che consisteva nel memorizzare sequenze di numeri – il compito aveva il ruolo di distrarre i soggetti dal dover prendere la decisione precedente circa la scelta di un’auto.

I risultati ottenuti hanno mostrato che il cervello riesce a lavorare, per così dire, in background, ossia riesce a elaborare in modo inconscio le informazioni anche quando si è impegnati in altre attività che distraggono.
«Questa ricerca comincia a sgretolare il mistero sul nostro cervello e i processi decisionali inconsci – spiega nel comunicato CMU il prof. Creswell – Questo dimostra che le regioni del cervello importanti per le decisioni rimangono attive anche quando il nostro cervello può essere contemporaneamente impegnato in attività non correlate, come pensare a un problema di matematica. La cosa più intrigante di questa scoperta è che i partecipanti non avevano alcuna consapevolezza che il loro cervello stavano ancora lavorando sul problema di decisione mentre erano impegnati in un compito estraneo».

Le immagini ricavate con la Functional Neuroimaging (o funzionale) hanno confermato che vi era un’attivazione della corteccia visiva e prefrontale, due regioni note per essere responsabili dei processi di apprendimento e quelli decisionali quando i partecipanti erano stati sottoposti alla presentazione dei prodotti su cui avrebbero dovuto prendere una decisione. Ma non solo, infatti queste stesse aree del cervello erano attive anche quando i partecipanti sono stati distratti con il compito matematico.
Infine, i risultati dello studio, pubblicati su Social Cognitive and Affective Neuroscience, hanno mostrato che più vi era attività nelle cortecce e più i partecipanti erano in grado di prendere la decisione migliore. Una dimostrazione che distrarsi fa bene anche quando ci si trovi a dover decidere per un qualcosa, che sia un acquisto, un lavoro, un sentimento e via dicendo.

fonte: La Stampa
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Re: Studi strani

Messaggio da Vianne »

Mac La Mente ha scritto:E' vero! Lo faccio sempre perchè rimanere fisso sul problema non aiuta per niente! :yes:

Distrarsi, il miglior modo per prendere la giusta decisione
Distrarre la mente aiuta e prendere le decisioni migliori, secondo un nuovo studio
Verissimo, quando bisogna prendere una decisione è meglio pensare ad altro e dopo un po' la soluzione arriverà da sola.
Se invece ci si continua ad arrovellare sopra, ci si ingarbuglia sempre di più e alla fine davvero non si sa più che pesci pigliare :yes:
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Re: Studi strani

Messaggio da Mac La Mente »

Vianne ha scritto:Verissimo, quando bisogna prendere una decisione è meglio pensare ad altro e dopo un po' la soluzione arriverà da sola.
Se invece ci si continua ad arrovellare sopra, ci si ingarbuglia sempre di più e alla fine davvero non si sa più che pesci pigliare :yes:
Sisisisi, anche se non ci si distacca interamente dal problema, è come se continuasse ad essere presente in testa e a girare, una volta che lo si trova davanti si vede con occhi diversi e con più alternative prima non pensate! :)
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Re: Studi strani

Messaggio da bancarella »

Distrarsi è sempre meglio
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Re: Studi strani

Messaggio da Mac La Mente »

bancarella ha scritto:Distrarsi è sempre meglio
S, è vero e per alcuni versi fa anche rilassare! :yes:
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Re: Studi strani

Messaggio da Mac La Mente »

...si "studiano" anche queste cose! :!:

Più telefonini che wc nel mondo
Nel mondo sono 6 miliardi le persone che hanno un telefonino, mentre solo 4,5 miliardi hanno un wc


Nel mondo occidentale si calcola che almeno una volta nella vita capiti l’imbarazzante incidente di far cadere inavvertitamente lo smartphone nel water (magari mentre si è intenti a messaggiare o giocare nel corso dei bisogni fisiologici). E questo fa pensare a chi invece ha un telefono mobile, ma non corre assolutamente questo rischio. E non perché non si porti in bagno l’amato e inseparabile cellulare, ma semplicemente perché non ha un bagno.

Cellulari e water - Con il telefonino, ma senza wc: 1,5 miliardi di persone al mondo sono in queste condizioni, con la possibilità di telefonare, ma senza accesso all’acqua potabile né ai servizi nelle proprie case, se di case si può parlare, e 2,5 miliardi di persone complessivamente non hanno accesso ai fondamentali servizi igienici. E’ la denuncia di uno studio delle Nazioni Unite (diffuso proprio in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua) che suona come un grido d’allarme e stride decisamente per l’assurdità dei suoi risultati. L’auto-protezione dalle malattie è la prima regola per la salute e i servizi igienici hanno in questo un ruolo chiave. Ben più delle telefonate, senza nulla togliere all’importanza della comunicazione. Ma 1,1 miliardi di persone al mondo è costretta a defecare all’aperto, con gravi e varie implicazioni per la salute. Nell’India rurale usano l’espressione «andare nella giungla», in Cambogia dicono «gambe pieghevoli», ma in tutto il mondo, oltre a essere un’umiliazione, questa pratica costituisce una seria minaccia alla salute. «Dobbiamo focalizzare le energie su questo tema», ha sottolineato il dirigente dell’Unicef Martin Mogwanja, spiegando che mettendo fine alla defecazione all’aperto si contribuirà a una riduzione del 36 per cento della diarrea, responsabile della morte dei tre quarti dei piccoli sotto i cinque anni di vita.

L’importanza delle fognature – L’importanza della rete fognaria era già stata compresa dagli antichi romani, che nel VI secolo a.C. costruirono la Cloaca Massima, avvalendosi dell’esperienza dell’ingegneria etrusca e intuendo con lungimiranza e straordinaria abilità la rilevanza della cultura dell’acqua. Due milioni di morti nel mondo sono causate dalla diarrea, da virus e da infezioni intestinali e una quota significative di questi decessi dipende dalla mancanza di acqua pulita e di fognature efficienti. Non a caso nel 2007, quando il British Medical Journal, in occasione della sua nuova veste editoriale lanciò un sondaggio sulla scoperta che dal 1840 aveva contribuito di più a cambiare lo stato della salute, i lettori votarono quasi coralmente l’idea di portare le tubature dell’acqua fin dentro le case per favorire gli scarichi fognari. I partecipanti al sondaggio tra l’invenzione dei vaccini, dell’anestesia, della pillola anticoncezionale e un altro esercito di scoperte rivoluzionarie che scandirono l’Ottocento optarono per l’illuminante idea di Edwin Chadwick, avvocato (e non medico né scienziato) che capì che per prevenire le malattie infettive acute bisognava pulire l'aria dai miasmi, ovvero portare le tubature dell'acqua fin dentro gli appartamenti. Strutture fognarie e servizi igienici dunque hanno battuto, per ben 11.341 persone, la portata di intuizioni rivoluzionarie come i vaccini .

Reinventare la toilette - In agosto la Fondazione Bill e Melinda Gates ha lanciato l’idea di ripensare il wc, proprio per risolvere il problema di nazioni come l’india o la Cina, dove ci sono più cellulari che bagni. In Cina infatti sono 14milioni le persone che vivono prive di servizi igienici, mentre i possessori di telefonino sono 986 milioni. In India invece 626 milioni di abitanti vivono senza wc, ma un miliardo di persone ha un cellulare. Una contraddizione forte, quasi grottesca, che suggerisce l’idea del cofondatore di Microsoft di una toilette del futuro, senza necessità di acque e alimentata a energia solare. Un wc che usa l'energia a microonde per trasformare gli escrementi in elettricità, riusa l'urina per lo sciacquone e trasforma le feci in carbone: questo infatti è il progetto di Gates, che ha partecipato con questa idea al concorso di Seattle dedicato ai wc, da lui stesso ideato. Fare dell’igiene un bene accessibile a tutti è una delle sfide più importanti dell’umanità, per diminuire quell’esercito di 2,5 miliardi di esseri umani che nel mondo non ha accesso a sistemi sanitari moderni, anche se magari possiede un cellulare. E difficilmente il mondo riuscirà a raggiungere il traguardo del Millennium Development Goal di dimezzare la quota di persone senza accesso sostenibile ad acqua potabile e servizi igienico-sanitari entro il 2015.

fonte: Corriere della sera
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