Acqua ancora inquinata!

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Mac La Mente
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Messaggio da Mac La Mente »

bancarella ha scritto:Mai letto un rapporto che riportasse buone notizie per l'Italia. L'inquinamento ormai è presente su tutto il territorio.
Mmmm...ora che mi ci fai pensare credo di non averlo letto neanch'io! L'italia oltre ad essere il fanalino di coda se confrontato con gli altri Stati (è un pensiero che ho da tanto tempo) ha sempre avuto qualcosa che non va! :ouch:
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Re: Acqua ancora inquinata!

Messaggio da Mac La Mente »

Inserisco qui una parte di una notizia che ho appena letto dove si parla della salute del territorio italiano e in particolare della condizione dell'acqua al Sud...è scarsa e anche inquinata! :(

La notizia è molto molto lunga ma consiglio di leggerla per intero dal link alla fine del messaggio! :yes:


Rapporto Osservasalute
Ambiente e salute, Italia «malata»: al Sud troppa poca acqua potabile
Il Paese a macchia di leopardo per la gestione dell'inquinamento. Ma aumenta la raccolta differenziata

Roma - Smog, smaltimento non corretto dei rifiuti urbani, cambiamenti climatici, peggioramento della qualità dell'aria, disponibilità di acqua potabile. La salute del territorio italiano è malandata e rischia di minacciare anche quella dei suoi abitanti. Manca un'azione comune nel gestire i diversi «attacchi» mossi all'ambiente dalle varie fonti di inquinamento e il nostro Paese presenta una situazione a macchia di leopardo. È la fotografia che emerge dalla prima edizione del rapporto Osservasalute Ambiente (2008), analisi dello stato di salute dell'ambiente e dei suoi riflessi sulla salute della popolazione italiana realizzata dall'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, che ha sede presso l'universitá Cattolica di Roma ed è coordinato da Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Gli autori del rapporto, presentato nella Capitale, sono Antonio Azara, dell'Istituto di Igiene e Medicina preventiva dell'università di Sassari e Umberto Moscato, dell'Istituto di Igiene dell'università Cattolica capitolina. «Sono evidenti le differenze di performance tra Regioni nell'affrontare il rischio ambientale - sottolinea Ricciardi - ancor più se si considera quanto sia limitante considerare il problema secondo i limiti geografici, economici e sociali delle Regioni stesse. In questo, il fenomeno di regionalizzazione dei processi decisionali, anche in ambito ambientale, potrebbe aumentare invece che diminuire le lacune esistenti».

Nord e Sud - «Nella maggior parte dei casi - aggiunge Moscato - l'ambiente è monitorato solo per obbligo normativo e tale monitoraggio è disconnesso rispetto a una reale conoscenza del fenomeno salute/malattia nella popolazione. Questi problemi si amplificano se visti in un'ottica di gap tra Regioni (virtuose e meno virtuose), considerando che l'inquinamento è un fenomeno globale». «Ovvero -prosegue Moscato- sebbene un cittadino di Pavia potrebbe essere soddisfatto in quanto la provincia dichiara che i parametri ambientali vanno bene, in realtà fumi industriali provenienti dalla Campania, dove i controlli sono meno rigorosi o assenti, potrebbero in ogni istante determinare effetti negativi sulla sua salute, perchè gli inquinanti non si fermano ai confini regionali».

Poca acqua potabile -Il dato più preoccupante è la scarsa disponibilità di acqua potabile: mentre alcune Regioni del Nord possono godere di risorse idriche abbondanti e regolarmente disponibili, al Sud tale disponibilità è ridotta sia in termini di precipitazioni, sia in termini di risorse disponibili. Infatti, se in ambito nazionale l'82,3% della popolazione dispone di acqua in quantità sufficiente, nell'Italia insulare tale percentuale viene quasi dimezzata (42,7%) e nell'Italia meridionale la percentuale di popolazione soddisfatta del fabbisogno idrico sale a un modesto 69,9%, rispetto all'87,6% dell'Italia centrale e al 97% circa dell'Italia Nord occidentale e Nord orientale. Inoltre, preoccupa, rispetto ai dati della precedente indagine svolta dall'Istat, sia la diminuzione dell'acqua erogata (-13 litri/die pro capite), sia l'ulteriore diminuzione dell'acqua erogata rispetto all'acqua immessa in rete (-1,6%) indicatore del quantitativo di acqua dispersa in rete; si auspica, quindi, un miglioramento nella gestione degli acquedotti tale da incrementare l'efficienza nell'impiego della risorsa idrica.

[...continua...]

fonte completa: Corriere della sera
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Nilleshna
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Re: Acqua ancora inquinata!

Messaggio da Nilleshna »

E' una vergogna che non si crei un organo di controllo per il territorio nazionale...che non si sblocchino i fondi e si faccia qualcosa di concreto, noi su questa terra ci viviamo!
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Re: Acqua ancora inquinata!

Messaggio da bancarella »

Quoto Nill. Stiamo distruggendo tutto. :ouch:
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Re: Acqua ancora inquinata!

Messaggio da Mac La Mente »

Nilleshna ha scritto:E' una vergogna che non si crei un organo di controllo per il territorio nazionale...che non si sblocchino i fondi e si faccia qualcosa di concreto, noi su questa terra ci viviamo!
Hai ragione Nill! L'ambiente e le risorse non sono molto controllate e quelle poche che ci sono subiscono degli sprechi enormi che a lungo andare non fanno altro che peggiorare la situazione! :angry:
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Re: Acqua ancora inquinata!

Messaggio da Mac La Mente »

Riporto qui una notizia letta poco fa sull'acqua...il costo è ancora contenuto ma il rischio c'è, rischio di mancanza di risorse! :yes:

Acqua, ecco costi e sprechi
Italia fra i paesi a rischio

Il "Blue Book 2010" fa il punto sulle condizioni d'utilizzo delle risorse idriche. L'acqua potabile è ancora "economica" ma su scala globale la siccità è costata all'Europa 100 mld in 30 anni. E il nostro Paese è tra quelli che tendono a consumare oltre il livello disponibile

Quanto ci costa l'acqua? Quella del rubinetto, su cui si concentra la maggior parte dell'attenzione, ha tutto sommato un costo contenuto: in media 1,37 euro a metro cubo, cioè poco più di un millesimo di euro a litro. Ma la mancanza di acqua (determinata in parte dalla cattiva gestione, in parte dagli sprechi, in parte dai cambiamenti climatici) è costata all'Europa in termini di siccità 100 miliardi di euro negli ultimi 30 anni. E per rimettere in regola il sistema completando la rete degli acquedotti, delle fogne e della depurazione, serviranno 64 miliardi di euro nei prossimi 30 anni. Sono alcuni dei dati contenuti nel "Blue Book 2010", lo studio che ogni anno fotografa la situazione del servizio idrico in Italia.

L'analisi parte dalla definizione della situazione europea: le risorse totali di acqua dolce sono relativamente abbondanti (2,3 milioni di metri cubi l'anno) e solo il 13% di questa quantità viene utilizzata. Ma in 12 Paesi, concentrati soprattutto nell'area del Mediterraneo, c'è una situazione critica. Con un indice di sfruttamento idrico (il rapporto tra il totale dell'acqua dolce utilizzata e il totale della risorsa rinnovabile disponibile) superiore al 20% esiste infatti una condizione di stress e con un indice superiore al 40% lo stress diventa grave e la situazione insostenibile nel lungo periodo. Ebbene, sette paesi (in cui vive il 32% della popolazione europea) soffrono di un lieve stress idrico (Romania, Belgio, Danimarca, Grecia, Turchia, Portogallo e Regno Unito), mentre altri quattro (18% della popolazione) si trovano in una condizione peggiore (Cipro, Malta, Italia e Spagna) e nel caso di Cipro si parla di stress grave.

A questo quadro preoccupante si è arrivati anche per il crescente uso dell'irrigazione: il 30-40% dei prodotti agricoli a livello mondiale viene coltivato nel 16 % di terre agricole irrigate e la percentuale salirà all'80 per cento nei prossimi 30 anni. L'Italia - informa il Blue Book - è al primo posto in Europa sia per i consumi di acqua per abitante, sia per la maggiore estensione agricola irrigata: "Questa superficie, unitamente alla superficie agricola non irrigata, potrebbe dare sostentamento a circa 200 milioni di abitanti, eppure il nostro paese presenta un deficit commerciale in campo alimentare. Gran parte della quantità di cibo prodotta dalla nostra agricoltura, infatti, viene distrutta perché i vincoli internazionali, primi fra tutti quelli dell'Unione Europea, non ne consentono la commercializzazione".

Infine, per quanto riguarda i consumi domestici, secondo un'indagine dell'Ocse, i principali sono dovuti all'igiene personale (33% per docce e bagno ed 10% per lavandini), seguiti dall'uso della toilette (31%), dagli elettrodomestici (11% per le lavatrici e 3% per le lavastoviglie). I consumi esterni, principalmente dovuti a giardinaggio e piscine, rappresentano circa il 3% del totale.

fonte: Repubblica
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Re: Acqua ancora inquinata!

Messaggio da Mac La Mente »

E ritornando a parlare dell'acqua, segnalo una Giornata molto molto importante...manca un ancora un po', ma "gioco d'anticipo"! ;)

Dal 20 al 22 Marzo si festeggia la Giornata Mondiale dell'Acqua!

Immagine

Le Nazioni Unite invitano a celebrare il 22 marzo il "World Water Day", la 'Giornata mondiale dell'Acqua. Le celebrazioni ufficiali saranno in Sudafrica a Cape Town dal 20 al 22 marzo. Il tema di quest'anno è "Acqua per le città: Affrontare la sfida urbana" per focalizzare l'attenzione internazionale sulle conseguenze di una rapida crescita della popolazione urbana, l'industrializzazione e le incertezze causate dal cambiamento climatico, conflitti e calamità naturali sui sistemi idrici urbani. La giornata si propone soprattutto di sensibilizzare i governi, le organizzazioni, le comunità e gli individui ad impegnarsi attivamente per affrontare la sfida della gestione delle acque urbane.

fonteIcn news
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Re: Acqua ancora inquinata!

Messaggio da bancarella »

Sensibilizzare è un bene :yes:
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Re: Acqua ancora inquinata!

Messaggio da Mac La Mente »

bancarella ha scritto:Sensibilizzare è un bene :yes:
Assolutamente e se in questo caso serve anche a ridurre i consumi e gli sprechi, è ancora meglio! :)
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Re: Acqua ancora inquinata!

Messaggio da Mac La Mente »

In un'ora nell'Arcipelago Toscano trovati 4 Kg di rifiuti, in gran parte sacchetti di plastica
Nel Mediterraneo galleggiano 500 tonnellate di plastica
Per il 90% sono frammenti del peso di 1,8 milligrammi, entro 20 centimetri dalla superficie dell'acqua


Milano - Come in Atlantico e nel Pacifico. Anche nel Mediterraneo occidentale tra Italia, Spagna e Francia galleggiano 500 tonnellate di plastica, con una concentrazione maggiore di quella della cosiddetta «isola galleggiante» nell'oceano Atlantico e quella ancora più grande presente nel Pacifico. Lo ha scoperto la ricerca L'impatto della plastica e dei sacchetti sull'ambiente marino, realizzata da Arpa Toscana e dalla struttura oceanografica Daphne di Arpa Emilia Romagna su richiesta di Legambiente. Per esempio, nel corso dell'indagine, in una sola ora nell'arcipelago toscano con reti a strascico sono stati raccolti 4 chili di rifiuti, di cui il 73% in materiale plastico, soprattutto sacchetti. «Ormai il fondo del mare italiano ha un vero e proprio tappeto di rifiuti», ha confermato Fabrizio Serena, di Arpa Toscana. «In Adriatico sono dovuti soprattutto all'apporto dei fiumi, mentre nel Tirreno i responsabili sono prevalentemente i traghetti».

Mare di plastica - Secondo lo studio, la plastica costituisce il 60-80% dei rifiuti in mare e in alcune aree il dato arriva al 90-95%. Expedition Med, su quaranta stazioni analizzate al largo di Francia, Spagna e Nord Italia, nel 90% dei casi ha riscontrato la presenza di rifiuti in plastica, prevalentemente frammenti del peso medio di 1,8 milligrammi, entro 20 centimetri dalla superficie dell'acqua. Secondo l'Istituto francese di ricerca sullo sfruttamento del mare (Ifremer) e l'Università di Liegi, nell'estate 2010 la concentrazione più alta nel Mediterraneo era nel nord del Tirreno e a largo dell'isola d'Elba con 892 mila frammenti plastici per chilometro quadro, rispetto a una media di 115 mila. Negli oceani la situazione è altrettanto grave. È conosciuto tra la comunità scientifica il Pacific Plastic Vortex, il grande vortice dell'oceano Pacifico la cui estensione è di qualche milione di chilometri quadrati, a causa di molti milioni di tonnellate di rifiuti galleggianti, soprattutto plastica. Ma la plastica abbonda anche in altre parti del Pacifico. Nei pressi dei porti principali del Cile l'87% di tutti i rifiuti galleggianti è di plastica, metà dei quali sono sacchetti. In Giappone l'analisi sui dati tra il 2002 e il 2005 ha rivelato che il 76% del totale dei rifiuti erano in plastica, in Corea il dato è stato del 53%. Nel nord Atlantico esiste un vortice di 334 mila frammenti di plastica per chilometro quadrato, pari a 5 kg/km2.

Sacchetti - «L'Italia è un Paese doppiamente esposto al problema della plastica e alla dispersione dei sacchetti in mare», afferma Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente. «Sia perché è la prima nazione per consumo di sacchetti di plastica "usa e getta", visto che ne commercializza il 25% del totale dell'intera Europa, ma anche perché si affaccia sul Mediterraneo, coinvolto come i mari dall'inquinamento da plastica. Per queste ragioni il nostro Paese ha giustamente adottato con la Finanziaria 2007 il bando sugli shopper non biodegradabili, in vigore dal 1° gennaio di quest'anno».

Danni - La grande quantità di plastica in mare, soprattutto sacchetti, causa gravi danni alla fauna marina. A farne le spese sono soprattutto i mammiferi marini e le tartarughe che scambiano le parti di sacchetti di plastica per meduse, come testimoniano numerosi studi. Secondo il Programma ambientale delle Nazioni Unite (Unep) e l'Agenzia di protezione ambiente svedese, di 115 specie di mam­miferi marini, 49 sono a rischio intrappola­mento o ingestione di rifiuti marini. Nelle tartarughe il sacchetto di plastica, scambiato per una medusa, provoca il blocco del tratto digestivo e il conseguen­te soffocamento. Di 312 specie di uccelli marini, 111 sono note per aver ingerito rifiuti plastici. Tra i 700 mila e un milione di uccelli marini rimangono ogni anno uccisi per soffocamento o intrappola­mento. «L'Italia, di solito in ritardo sulle normative ambientali, ha scelto invece di mettere al bando i sacchetti di plastica, ponendosi addirittura all'avanguardia tra i Paesi industrializzati», aggiunge Ciafani. Ma la Commissione Europea si deve pronunciare sul ricorso dei produttori contro la legge italiana, giudicata in contrasto con la direttiva Ue sugli imballaggi.

fonte:Corriere della sera
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