Sto leggendo il libro "
La valigia" dello scrittore russo
Sergej Dovlatov.
E' difficile definirne il genere perchè è scritto come un testo autobiografico, ma potrebbe benissimo trattarsi di un romanzo o anche di una raccolta di racconti.
Nel volume l'Autore (una stupenda scoperta per me!
) racconta la storia degli oggetti che ha portato con se' quando, nel 1979, è partito dall'Unione Sovietica per emigrare negli Stati Uniti.
E raccontando la storia degli oggetti racconta - con grande umorismo che spesso sfocia nell'ironia, a tratti tocca il sarcasmo e spessisimo si colora di paradosso - di se', della vita in Unione Sovietica negli anni '60 e '70, dei suoi amici e dei suoi colleghi, delle idee di una generazione che non credeva più negli ideali e a cui era vietato avere idee. Una generazione che viveva in un mondo dominato da falsi miti, dall'ipocrisia e dall'arte di arrangiarsi in una società dove tutto era proibito e dove tutto sprofondava ogni giorno di più nel grigiore della stagnazione.
Il tutto, ribadisco, raccontato con grande umorismo e con una straordinaria capacità di far ridere anche quando si raccontano episodi drammatici.
Un ottimo libro, ottimamente scritto da uno dei più interessanti scrittori russi del Novecento.