Il rumore della pioggia: John Cheever

Tra gli scaffali cosa si trova e cosa si legge...
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Mac La Mente
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Messaggio da Mac La Mente »

Seconda parte:

Il secondo racconto - “Un giorno qualsiasi” - è quello che colpisce di meno all'interno della trilogia. Non è male e neanche banale quello che narra, ma l'impressione è quella che i fatti avvengano troppo in fretta. Ci sono cambi di scena veloci.
La storia è ambienta in una villa dove sono presenti diversi personaggi ognuno con il suo carattere ed il modo di fare oltre che di pensare. C'è molta interazione tra loro ed i dialoghi risultano comunque ben curati...

Ultimo, ma solo per ordine interno del libro, è “Una radio straordinaria”. Questo racconto principalmente si svolge in un condomio, al settimo piano per la precisione e vede due protagonisti, una coppia che a differenza dei loro coetanei ha una passione: la musica classica e l'ascolta per radio. Un giorno l'uomo torna a casa con una radio nuova perchè la vecchia si è rotta. Una radio straordinaria perchè ha la capacità di far ascoltare non solo musica, ma cambiando le stazioni, le voci di tutte le persone presenti nel condomio. E' la protagonista femminile ad essere catturata da questo, si appassiona ed è incuriosita dai vari fatti che sente...fatti che a volte la turbano. Si sconvolge e piange sulla spalla del marito quando sente una lite che finisce in violenza, a causa di questa pone diverse domande al marito sulla loro felicità e sul loro rapporto. Alla fine la radio viene riparata del tutto perchè era stata comprata per la felicità della donna e non per recarle dolore.

Ok ok, credo di aver spiegato un po' quello che i tre racconti contengono e anche se dell'ultimo ho raccontato la fine (mi è scappata ;) ), consiglio la lettura perchè li ho trovati davvero avvincenti! :yes:
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Messaggio da Mac La Mente »

...ed è con molto molto piacere che riporto l'incipit del primo racconto contenuto nel libro che in un certo senso da il titolo a questo topic dedicato a John Cheever: "Il rumore della pioggia a Roma"! :)

Il racconto si intitola: "The Bella Lingua" ed è molto molto bello! :wub:

Incipit:

Wilson Streeter come molti americani che vivono a Roma era divorziato. Lavorava come statistico presso l'agenzia F.R.U.P.C., viveva da solo e conduceva una vita sociale piuttosto animata insieme ad altri americani, emigrati come lui, e ai pochi romani ammessi nei loro circoli riservati. In ufficio parlava esclusivamente l'inglese, tutti gli italiani che incontrava durante la giornata parlavano l'inglese molto meglio di quanto lui potesse parlare l'italiano e ciò lo scoraggiava dall'intraprendere qualsiasi conversazione nella loro lingua. Streeter si era convinto che imparare a parlare l'italiano fosse l'unico modo per capire l'Italia. Se la cavava piuttosto bene quando doveva fare delle compere o doveva organizzarsi per fare questo o quello, le cose semplici insomma, ma avrebbe voluto essere capace di esprimere i suoi sentimenti, raccontare barzellette, intavolare conversazioni di qualsiasi tipo sul tram o sull'autobus. Era ben cosciente che viveva in un paese che non era il suo ma allo stesso tempo era convinto che quella sensazione di estraneità che l'avvolgeva sarebbe scomparsa non appena fosse diventato padrone della lingua.

da Il rumore della pioggia a Roma - The Bella Lingua di John Cheever - pubblicato da Fandango - pagina 5
Traduzione di Leonardo Giovanni Luccone
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Messaggio da Frankenstein »

Mac La Mente ha scritto: da Il rumore della pioggia a Roma - The Bella Lingua di John Cheever - pubblicato da Fandango - pagina 5
Traduzione di Leonardo Giovanni Luccone
E' un incipit che introduce un problema ed una serie di dubbi presenti in ogni uomo che si ritrova distante dal suo paese ed immerso in un'altra realtà. Problema descritto magnificamente da Cheever - in questo passaggio.

L'unico libro che ho letto di questo autore si intitola Falconer e narra una storia che di sicuro ti piacerà Mac La Mente. Te lo consiglio.
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Messaggio da Mac La Mente »

Frankenstein ha scritto: E' un incipit che introduce un problema ed una serie di dubbi presenti in ogni uomo che si ritrova distante dal suo paese ed immerso in un'altra realtà. Problema descritto magnificamente da Cheever - in questo passaggio.

L'unico libro che ho letto di questo autore si intitola Falconer e narra una storia che di sicuro ti piacerà Mac La Mente. Te lo consiglio.
Il senso ed il significato che trasmettono queste parole è proprio quello della lontananza! A tratti possono sembrare anche tristi perchè si riesce ad immaginare lo stato d'animo della persona! :yes:

Ti ringrazio per il suggerimento Frankenstein! Lo seguirò di sicuro! :)

...ehmmm...nel frattempo, mi piacere conoscere un pochetto la storia! Di che parla? :ehm:
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Messaggio da Frankenstein »

Mac La Mente ha scritto: Ti ringrazio per il suggerimento Frankenstein! Lo seguirò di sicuro! :)

...ehmmm...nel frattempo, mi piacere conoscere un pochetto la storia! Di che parla? :ehm:
Prego Mac La Mente!

"Falconer" è considerato il capolavoro di Cheever. E' la storia di un uomo che condannato e rinchiuso in prigione per aver assassinato il fratello, sprofonda nella più completata e totale solitudine causata sia dai rimorsi che da altri fattori.

Intenso.
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Messaggio da Mac La Mente »

Frankenstein ha scritto: Prego Mac La Mente!

"Falconer" è considerato il capolavoro di Cheever. E' la storia di un uomo che condannato e rinchiuso in prigione per aver assassinato il fratello, sprofonda nella più completata e totale solitudine causata sia dai rimorsi che da altri fattori.

Intenso.
Grazie! Grazie Frankenstein! :)

...la trama del libro e la storia che racconta è davvero molto molto intensa e conoscendo (poco) Cheever, sono sicuro che l'avrà raccontata nel miglior modo possibile trasportando il lettore all'interno dell'intero contesto! Fantastico! :wub: :wub:

Acquisterò prestissimo il libro! Non posso perdermelo! :ehm:
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Messaggio da Mac La Mente »

...e visto che la lettura procede e anche molto molto bene...inserisco l'incipit del secondo racconto contenuto nel libro "Il rumore della pioggia a Roma"!!!...ma non mano che scorrono le pagine, mi piace sempre di più! :wub: :wub:

Titolo del secondo racconto: Clementina

Nacque e crebbe a Nascosta nel tempo delle meraviglie, del miracolo dei gioielli e dell'inverno dei lupi. Aveva dieci anni quando i ladri, al termine dell'ultima messa alla chiesa di San Giovanni, irruppero nella cappella della Vergine Maria e rubarono i gioielli che una principessa a cui era stata curata una malattia al fegato aveva portato in dono alla Madonna. Il giorno seguente zio Serafino tornando dai campi vide, all'ingresso di una tomba etrusca, un giovane circondato da una luce accecante che gli fece un cenno. Serafino spaventato scappò via; fu colpito dalla febbre, chiamò il prete e gli disse cosa aveva visto. Il prete allora andò fino alla tomba e tra le foglie morte ritrovò i gioielli della Madonna, proprio nel punto in cui era apparso l'angelo. Quello stesso anno sua cugina Maria, sulla strada che porta alla fattoria, vide il diavolo con le corna, la coda appuntita e un vestito rosso attillato, proprio come appare sui libri...

Da "Il rumore della pioggia a Roma - Clementina" di John Cheever - pubblicato da Fandango - pagina 33
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Messaggio da Mac La Mente »

...e con molto piacere che inserisco l'incipit dell'ultimo racconto contenuto nel libro "Il rumore della pioggia a Roma"!!!...eh si! E' l'ultimo racconto, ma credo sia il più bello perchè quando ho cominciato a leggerlo sono rimasto sorpreso da come le parole scorrevano via velocemente! :wub: :wub:

Titolo del terzo racconto: Boy in Rome

Roma. Piove mentre scrivo. Abitiamo in un palazzo con il soffitto d'oro, il glicine è in fiore. Il rumore della pioggia a Roma impercettibile. Quando ero piccolo trascorrevamo l'estate a Nantucket e l'inverno a Roma; a Nantucket la pioggia la senti e come, e io di notte amo restarmene a letto ad ascoltarla mentre rapida come il fuoco si propaga sull'erba. E' questo il momento in cui si può ammirare con quello che chiamiamo l'occhio della mente tutte le specie che crescevano nei pascoli costieri: l'edera, il trifoglio, la felce. Scendevamo a New York in autunno e ci imbarcavamo a ottobre; i miei ricordi migliori legati a quei viaggi sono le foto che ci scattava il fotografo di bordo e che attaccava alla bacheca dopo la baldoria: immagini che immortalavamo uomini con in testa cappelli da signora e vecchi impegnati nel gioco delle sedie, e luci di flash a illuminare come fanno i lampi nella foresta durante un temporale...

Da "Il rumore della pioggia a Roma - Boy in Rome" di John Cheever - pubblicato da Fandango - pagina 55

Bellissimo! :love: :love:
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Messaggio da Mac La Mente »

...e come anticipato in "Compere in libreria", inserisco l'incipit del libro intitolato "Falconer"! :)

Non so come sia il libro perchè non l'ho ancora letto e l'incipit lo sto trascrivendo "in diretta"! Spero sia bello! :yes:

Sopra l'ingresso principale di Falconer - l'unico per i detenuti, i visitatori e il personale - c'era uno stemma che raffigurava la Libertà, la Giustizia e, tra le due, il potere sovrano del governo. La Libertà aveva in testa una cuffia con i pizzi e in mano una picca. Il governo era la solita aquila federale con il ramo d'olivo tra gli artigli e le frecce. La Giustizia era convenzionale: occhi bendati, abiti aderenti e vagamente erotici, spada da carnefice. Il bassorilievo era di bronzo, ma era ormai diventato nero, nero come l'antracite o l'onice non levigata. Centinaia di persone vi erano passate sotto, e molte non avebbero più visto per lungo tempo altri emblemi dello sforzo compiuto dall'uomo per interpretare in termini simbolici il mistero dell'incarnazione. Centinaia, si diceva, ma sarebbe più giusto parlare di migliaia, di milioni. Sopra lo stemma erano allineati i vari nomi assunti dall'istituzione: Carcere di Falcone 1871, Penitenziario di Falconer, Prigione di Stato di Falconer, Casa di correzione di Falconer, e l'ultimo, che però non aveva mai attecchito, Casa dell'Aurora.

da Falconer di John Cheever - pubblicato da Fandango - pagina 7

...non è niente male! Davvero niente male, vero? A me piace e mi ha fatto venire voglia di andare avanti con la lettura e di conoscere la storia! :yes:
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Affiorano ricordi rileggendo queste parole. L'intera storia si è ripresentata davanti all'improvviso!
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Frankenstein ha scritto:Affiorano ricordi rileggendo queste parole. L'intera storia si è ripresentata davanti all'improvviso!
Frankenstein, sono contento che abbia apprezzato l'incipit del libro! :)

Ti ringrazio per avermelo consigliato! Mi sta piacendo tantissimo ed è una storia molto molto bella anche se a tratti triste! :yes:

...man mano che la lettura avanza, riesco a capire benissimo il perchè sia considerato il Capolavoro di Cheever! Fantastico! :wub: :wub:
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Mac La Mente terminata la lettura, se l'avrai apprezzato, sarà stato solo un piacere nominarlo!
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Messaggio da Mac La Mente »

Frankenstein ha scritto:Mac La Mente terminata la lettura, se l'avrai apprezzato, sarà stato solo un piacere nominarlo!
Grazie Frankenstein! :)

...sono sicurissimo che mi piacerà! Fino a questo momento lo trovo ben scritto!...con uno stile che scorre veloce e che ti porta avanti in un modo incredibile! E' un Grande Cheever! :wub:
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Nonostante la lettura del libro di Cheever – Falconer vada a rilento, non mi arrendo e continuo! :)

...ed è per questo che colgo l’occasione per riportare un passaggio letto un paio di giorni fa che mi ha particolarmente colpito. Viene citata l'eucaristia ed in parte la chiesa all'interno di un contesto che non mi sarei mai aspettato! :yes:

Il passaggio varrebbe la pena riportarlo tutto, dall’inizio del capitolo, ma essendo troppo lungo, ne salto buona parte...spero che si capisca lo stesso...
Al suo interno, il protagonista - Farragut - racconta cosa pensa della droga e della sua condizione di drogato quasi "costretto"/"obbligato" ad esserlo...
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...ed ecco - come anticipato - il passaggio! Evidenzio la parte che mi ha colpito...

Ma nella vastità della sua consapevolezza di mangiatore d’oppio c’era – niente di più che un granello di sabbia – la convinzione che, se fosse venuta meno la sua ispirata conoscenza delle droghe della terra, avrebbe patito una morte crudele e innaturale. Senatori e membri del Congresso venivano a colte a visitare la prigione. Era rara che si mostrasse loro la fila per il metadone, ma nelle due occasioni in cui per caso l’avevano vista, si erano messi a protestare perché si sprecava il sudore della fronte dei contribuenti per alimentare la tossicomania morbosa di criminali condannati dalla legge. Le loro proteste non avevano avuto esito, ma i sentimenti di Farragut sui senatori che venivano a visitare la prigione erano sfociati in un odio omicida, perché loro avrebbero potuto ucciderlo. Per tutti noi la paura della morte è dappertutto, ma per la grande intelligenza del mangiatore d’oppio si restringe deliziosamente al nodo cruciale della droga. Morire di fame, bruciare o annegare nell’estasi di un grande viaggio, sarebbe poca osa. Le droghe, pensava Farragut, erano parte integrante di tutte le più sublimi esperienze. Le droghe erano parte integrante della chiesa. Prendi questo in memoria di me e ringrazia, diceva il prete posando un’anfetamina sulla lingua dell’uomo inginocchiato. Soltanto il mangiatore d’oppio capisce veramente la sofferenza della morte. Una mattina in cui starnutì l’inserviente che dava a Farragut il suo metadone, per Farragut fu un suono sinistro e terribile, C’era il rischio che l’inserviente fosse costretto a letto da un’influenza e, con la burocrazia della prigione, era più che possibile che nessun altro fosse autorizzato a distribuire la droga. Il suono dello starnuto annunciava morte.

Da Falconer di John Cheever – pubblicato da Fandango – pagine 34/35
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