Una frase, un rigo appena

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Mac La Mente
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Messaggio da Mac La Mente »

Nicky ha scritto:Infatti E' un'indovinello…é l'indovinelo con cui il fglio del mercante di Milano tenta di mettere in difficoltà la principessa! :cool:
Ammazza…siete fortissimi tutti e due! :k: :k:
Veramente? Ehmmm...devo essere sincero, ho tirato ad indovinare perchè non conosco il libro! :oops:

Grassssie Nicky! Sei forte anche tu! ;) :k:
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Vianne
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Messaggio da Vianne »

Il 4 aprile 1984 è il giorno in cui inizia 1984, il capolavoro di George Orwell.
In questo giorno infatti il protagonista Winston Smith inizia a scrivere un diario e, così facendo, compie un piccolo ma potentissimo gesto di ribellione contro il regime dittatoriale in cui vive.

Ecco il passaggio che descrive il significato di quel gesto:


[...]La cosa che si disponeva a fare consisteva nell’incominciare un diario. Ciò non era illegale ( nulla era illegale, perché non c’erano più leggi ); ma se comunque fosse stato scoperto, non c’era dubbio che sarebbe stato condannato a morte, o a venticinque anni almeno di lavori forzati. Winston infilò un pennino nella cannuccia e lo succhiò, come s’usa, per facilitare la presa dell’inchiostro. La penna era uno strumento antiquato, che si adoperava assai di rado, perfino per le firme importanti, e lui se n’era procurata una di nascosto e non senza difficoltà, solo perché sentiva che quei bei fogli color crema meritavano che ci si scrivesse sopra con un vero pennino, anziché d’essere grattati con una delle solite matite a inchiostro. Veramente non aveva l’abitudine di scrivere a mano. Con l’eccezione di qualche breve appunto, di solito dettava ogni cosa al dittografo, un apparecchio che registrava e trascriveva tutto ciò che si diceva in un microfono, e che era assurdo pensar di adoperare nella presente circostanza. Intinse la penna nel calamaio e quindi esitò un istante. Ebbe un fremito fin nelle budella. Segnare la carta sarebbe stato l’atto decisivo. Con certe piccole goffe cifre, scrisse: "4 aprile 1984".[...]

George Orwell - 1984, Mondadori 1950, 1986, pag. 30
Traduzione di Gabriele Baldini
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Messaggio da Mac La Mente »

Vianne ha scritto:Il 4 aprile 1984 è il giorno in cui inizia 1984, il capolavoro di George Orwell.
In questo giorno infatti il protagonista Winston Smith inizia a scrivere un diario e, così facendo, compie un piccolo ma potentissimo gesto di ribellione contro il regime dittatoriale in cui vive.

Ecco il passaggio che descrive il significato di quel gesto:

George Orwell - 1984, Mondadori 1950, 1986, pag. 30
Traduzione di Gabriele Baldini
Bellissimo! E' un passaggio che mi piace tanto e che descrive un'azione che - nel periodo in cui è ambientato - era andata persa: scrivere a mano! :)

I gesti, la voglia che ha il protagonista e tutto quello che si può provare si notano e si capiscono perfettamente! :wub:

Grazie Vianne! Grazie per averlo citato...è incredibile! :love: :love:
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Nilleshna
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Messaggio da Nilleshna »

Mac La Mente ha scritto:- continuazione dell'introduzone scritta da Neil Gaiman in Il cimitero senza lapidi e altre storie nere...

Quelli che da ragazzo erano i miei scrittori di racconti preferiti sono – per la maggior parte – i miei scrittori di racconti preferiti ancora adesso. Gente come Saki o Harlan Ellison, come John Collier o Ray Bradbury. Stregoni dei particolari che, con sole ventisei lettere e un mucchietto di segni d'interpunzione, erano capaci di farti ridere e di spezzarti il cuore, il tutto nell'arco di una manciata di pagine.

Un libro di racconti ha un lato positivo: non sei tenuto ad apprezzarli tutti. Se ce n'è uno che non ti piace, subito ne troverai un altro che andrà bene.
I racconti che sono raccolti qui spaziano da una storia di detective hard boiled che si occupa dei personaggi di filastrocche infantili a un gruppo di persone a cui piace mangiare delle cose, da una poesia su come comportarti se ti ritrovi dentro una fiaba alla storia di un ragazzo che si imbatte in un troll sotto un ponte e dell'accordo che fanno tra loro. C'è un racconto che farà parte del mio prossimo libro per ragazzi, The Graveyard Book, che narra di un ragazzo che vive in un cimitero e che viene allevato dai morti, e poi ce n'è un altro che ho scritto da giovanissimo intitolato Come vendere il Ponte de Ponti, una storia fantasy ispirata a un uomo chiamato “Conte” Victor Lustig che vendette davvero la Torre Eiffel praticamente nello stesso modo (e che morì alcuni anni dopo nella prigione di Alcatraz). Ci sono un paio di racconti vagamente paurosi e un paio di racconti abbastanza divertenti, e ce ne sono un mucchio che non sono né l'una né l'altra cosa, ma che spero finiranno comunque per piacervi.

Neil Gaiman – Agosto 2006


Da Il cimitero senza lapidi e altre storie nereNeil Gaiman – pubblicato da Mondadori – pag 7 e 8.
Bellissimo libro!!!
Io Gaiman lo amo, il suo capolavoro per quanto rigurda la mia sensibilità è "Nessun Dove".
Per aspera sic itur ad astra

Jane Eyre\ Charlotte Brontë “Oltre questo mondo,
oltre la razza degli uomini,
esiste un mondo invisibile e un regno degli spiriti.
Quel mondo ci circonda ed è dappertutto;
e quegli spiriti ci vegliano, perché hanno l’incarico di custodirci…”

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Messaggio da Mac La Mente »

Nilleshna ha scritto:Bellissimo libro!!!
Io Gaiman lo amo, il suo capolavoro per quanto rigurda la mia sensibilità è "Nessun Dove".
L'hai letto? Davvero? Daiiiii!!! :banana: :banana: ...allora quando lo farò anch'io ne parliamo sicuramente! Sisisisi! :)

...grazie per l'altro titolo! Purtroppo al momento sono un po' all'oscuro sui suoi lavori e ogni segnalazione è importante! :yes:
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Messaggio da Mac La Mente »

Ok ok, prima di inserire questo passaggio che mi fa morire e che si trova nelle prima pagine di questo libro, devo un po' spiegare come mai l'inserisco adesso...questo pomeriggio come un flash mi è tornato in mente, si è aperto un piccolo cassetto di ricordi ed il libro era lì...al centro...e siccome era anche nella libreria, l'ho preso ed ho riletto le prime pagine...sono scoppiato a ridere da solo immaginando tutto il resto! :ok: :lol: :lol:

Il passaggio che riporto a me piace, forse non è divertentissimissimo, ma provate ad immaginare la situazione e a ripetere lo stesso scambio di battute che è scritto...

Il libro si chiama Patapim e patapam di Antonio Albanese, una raccolta di monologhi, frasi, brevi racconti di alcune delle gag che l'Autore faceva anni e anni fa a Mai dire Gol e nei teatri...grande! :ok:

...nel prossimo post inserisco il passaggio! :)
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Messaggio da Mac La Mente »

...e come anticipato nella "presentazione", ecco il passaggio che mi ha fatto divertire oggi pomeriggio! :cool:

Il fumo.

Si condensa nella mia vettura in girigogoli bizantini,
figure astratte, volti, presenza arcane...apro il finestrino
per farlo uscire...
Lui lo chiude!
Che sta succedendo?
Cerco di spegnere la sigaretta ma il posacenere
si serra da solo con una risata diabolica.
sono invaso dal mio stesso smog, che importa,
fuori l'aria non è certo più pura.
I miei sensi barcollano,
le mie cellule cerebrali si dilatano e aprono la porta
a pensieri e non solo... anche a delle strane voci.
Sento delle voci dentro di me...
Alex, sei tu?...
continuano.
Epifanio?... Sei tu?...
Macchè!
Sono voci presenti, incalzano, si sovrappongono.
Chi è?
Sono fantasmi?...

No, sono io... Io? Io chi?
Già, chi sono Io?
Chi siamo, vorrai dire!
Chi ha parlato?
Sono sempre Io.
...ora capisco! Io. Io siamo molti Io,
ognuno un sè e tutti in me.
Schizofrenia? Può darsi. Ma così Sono Io, anzi, così.
Siamo Io.
Volete sapere chi siamo?
Questo dipende da molte cose, come
ad esempio da come,
quando e dove siamo.
...silenzio un attimo!
...la sentite questa vocina?
E' sicuramente un Io che vuole dire la sua,
o la mia... chi lo sa?
Chiediamolo a lui...
Ma dov'è?
Non lo vedo.

Ehi, tu!... dove sei?
:)

Da Patapim e patapam di Alntonio Albanese pagina 24-25 pubblicato da Baldini & Castoldi.
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Messaggio da Vianne »

Una frase che mi piace molto e che ho trovato nel romanzo di Chitra Divakaruni "La maga delle spezie":

"A volte mi chiedo se la realtà esista davvero, se c'è veramente una natura delle cose, obiettiva e intatta. O se tutto ciò che ci accade è già modificato in anticipo dalla nostra immaginazione. Se sognando qualcosa gli diamo vita."

Chitra Divakaruni - La maga delle spezie, Einaudi 1998 e 2001, p. 14
Traduzione di Federica Oddera
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Messaggio da Mac La Mente »

Vianne ha scritto:Una frase che mi piace molto e che ho trovato nel romanzo di Chitra Divakaruni "La maga delle spezie":

"A volte mi chiedo se la realtà esista davvero, se c'è veramente una natura delle cose, obiettiva e intatta. O se tutto ciò che ci accade è già modificato in anticipo dalla nostra immaginazione. Se sognando qualcosa gli diamo vita."
Molto molto bella, Vianne! E' una frase davvero profonda e che permette una lunga riflessione sulla realtà e su quello che ci circonda...a volte ci si ferma solo a guardare la superficie, ma c'è tutto un mondo dietro, forse è quello che abbiamo immaginato o che immaginiamo...scopriamolo! ;)

Grazie per averla riportata! Mi è piaciuta davvero! :)
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Messaggio da Vianne »

Mac La Mente ha scritto: Molto molto bella, Vianne! E' una frase davvero profonda e che permette una lunga riflessione sulla realtà e su quello che ci circonda...a volte ci si ferma solo a guardare la superficie, ma c'è tutto un mondo dietro, forse è quello che abbiamo immaginato o che immaginiamo...scopriamolo! ;)

Grazie per averla riportata! Mi è piaciuta davvero! :)
:)

Sì, è una frase che fa riflettere e che invita a guardare la realtà da un altro punto di vista. E soprattutto, a essere consapevoli del fatto che quella che noi chiamiamo realtà, è molto più spesso di quanto si pensi qualcosa di soggettivo e costruito da noi stessi
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

Ehmmm...quello che riporterò poteva benissimo essere inserito nel topic sugli incipit, ma è un passaggio - iniziale - che mi ha colpito tantissimo, una serie di considerazioni che fan riflettere soprattutto dopo aver letto la breve premessa...eh sì! Conoscendo a priori la storia che verrà raccontata, sono parole toccanti! :wub:

Il libro si chiama Blues in sedici ed è scritto da Stefano Benni. :)


Premessa alla nuova edizione

Blues in sedici è stato scritto dieci anni fa, e prende spunto da un fatto di cronaca accaduto negli anni ottanti. Nel cuore della notte, un padre, operaio disoccupato, esce di casa, e attraversa la città come guidato da un presentimento, per raggiungere una sala videogiochi della periferia. Lì c'è suo figlio. Nella sala avviene un regolamento di conti tra un killer e alcuni piccoli spacciatori di droga. Il killer spara all'impazzata, il padre fa scudo col suo corpo al figlio e muore.
Lessi questa notizia e per molto tempo pensai di raccontarla in versi, non ci riuscii subito, ma ci riuscii. Pensai a Blues in sedici come a un testo da leggere in pubblico, e come tale ha avuto molte versioni.
Naturalmente la più cara è quella che io ho portato in scena per anni insieme all'amico musicista Paolo Damiani, e da cui abbiamo tratto anche una videocassetta per "il manifesto".
Non riscrivo mai i miei libri, e Blues in sedici non mi sembra per nulla invecchiato. Ma leggendolo per tanti anni, accompagnato dalla musica e dai ritmi di Paolo, il testo si è levigato e ha subìto alcune piccole variazioni, che ho mantenuto in questa versione.
Dedico il blues a tutti gli eroi quotidiani e sconosciuti del nostro orribile e meraviglioso paese, e ai musicisti con cui ho avuto la fortuna di lavorare in questi anni.

Primo Movimento

L'indovino cieco

Per quali prodigi e qual disegno
un albero cresca ramo dopo ramo
prendendosi il cielo, non so
né so perchè i miei occhi di bambino
guardino ora dal volto di un vecchio.
Forse so la data della fine del mondo
e il primo palpito dell'inizio.
Ma non so cosa unisce il Padre e il Figlio
e il Figlio alla ragazza dei profumi
e quella all'Assassino, al Teschio
e a Raiden il luminoso
e cosa li tien sospesi sul filo
tra il primo e l'ultimo giorno
della loro vita preziosa....


Da Blues in sedici di Stefano Benni, pagine 7 e 11, pubblicato da Feltrinelli.
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Frankenstein »

Per come è scritto si riconosce la teatralità del testo.
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

Frankenstein ha scritto:Per come è scritto si riconosce la teatralità del testo.
Grazie Frankenstein! Sono contento che abbia fatto questo effetto anche a te...sì, è molto molto teatrale, una lunga storia raccontata in versi! Bella! :)
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

In Libri in uscita ho segnalato l'uscita di un libro scritto e pubblicato a seguito di un concorso per giovani scrittori...lo sto leggendo e ci sono alcuni racconti scritti veramente bene, una frase in particolare mi ha colpito: scritta da un diciottenne nel suo "Come foglie spezzate dal vento" che riporto più che volentieri...

"Sai che voglio passare le giornata insieme a te, guardarti e riflettermi nei tuoi occhi, finchè le ombre degli alberi che si rincorrono sull'asfalto scompaiono nel buio del tramonto"

Da "Come foglie spezzate dal vento" - Antologia di giovani scrittori in...rete - pagina 64 - pubblicato da Tholos Editore
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

E' da un po' che non trascrivo e segnalo dei periodi che mi sono piaciuti all'interno dei libri sto leggendo e ne approfitto dopo aver terminato l'ultimo lavoro di Erri De Luca - Il torto del soldato - dove nella lunga presentazione (molto personale, direi) che l'autore fa c'è un passaggio che mi è piaciuto tantissimo! :wub: :wub:

Dell'infanzia ricordo libri e nessun giocattolo. Cerano di sicuro, ma si sono persi. Soldatini, trenini, bestie, case: i giochi sono miniature del mondo, utili a un bambino per sentirsi gigante. Aiutano a crescere sopportando l'inferiorità.
Ho giocato poco, preferendo leggere. Dentro i libri non era possibile immaginarsi grandi. Le storie erano immensa, la mia lettura piccola in confronto. Molte cose neanche le capivo. I libri mi ribadivano la mia taglia minuscola. Ma qualcosa all'interno s'ingrandiva. Il medico diceva ch'era il fegato, che allora si curava con l'olio di merluzzo.
A me sembrava invece che aumentasse la capacità d'aria dei polmoni. La lettura di Stevenson mi ha gonfiato di aria di oceano. La poesia napoletana mi scioglieva la lingua. London mi ha insegnato la neve. Le storie delle stragi della guerra mi facevano rimbombare la vena della fronte.


da Il torto del soldato - Erri De Luca - pagina 17 - Feltrinelli
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