Una frase, un rigo appena

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Mac La Mente
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

Riporto un breve passaggio da uno degli ultimi libri che ho letto di Erri De Luca intitolato In alto a sinistra, è un passaggio che mi è piaciuto particolarmente perchè il pensiero e il racconto del protagonista fa riferimento al suo periodo scolastico e in particolare a un professore che ha avuto...

E' questo che personalmente vorrei fare e riuscire a fare da grande! :ehm:

Prima dell'ora di scadenza dell'ultimatum entrò a fare la sua lezione il professore di greco e latino.
Erano già passati alcuni giorni e non ci aveva detto una parola sulla faccenda, tranne al suo primo ingresso in auto dopo il putiferio. Era entrato, si era seduto, ma invece di aprire il registro ci aveva guardati tutti quanti a lungo, poi aveva giunte le enormi mani in preghiera e le aveva agitate in avanti e indietro, secondo quel gesticolare che sta per: "Cosa diavolo avete combinato?" era un gesto semplice, temperato di sollecitudine, con un piccolo accento buffo mischiato al rimprovero muto. L'accogliemmo con gratitudine. Subito dopo diede inizio alla sua lezione. Bisogna ora che io nomini quest'uomo: Giovanni La Magna. Siciliano, completo conoscitore della lingue greca della quale aveva redatto una grammatica e un vocabolario, mostrava un corpo massiccio, dal passo pesante. Il volto era aperto, cordiale e i tratti gli si spianavano quando con la sua grave voce di basso compitava i versi greci e latini facendo cadere l'accento sulle sillabe con suono incalzante di zoccolo di cavallo sul selciato.

Ci innamorò di Grecia antica perchè ne era innamorato.
Gli piaceva insegnare: questo verbo per lui si realizzava nell'accendere nei ragazzi la voglia di conoscere che sta in ognuno di loro e che aspetta a volte solo un invito sapiente. era alla fine della sua carriera, mostrava anche più dei suo sessanta.


da In alto a sinistra di Erri De Luca, pubblicato da La Feltrinelli, pagine 25-26
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da bancarella »

Quando i professori insegnavano
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

bancarella ha scritto:Quando i professori insegnavano
Vero! Una scuola che ora non c'è più o che è molto molto difficile e rara da trovare!
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Frankenstein
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Frankenstein »

L'amore per la materia è il fulcro dell'insegnamento.
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

Frankenstein ha scritto:L'amore per la materia è il fulcro dell'insegnamento.
Che bello quello che hai scritto Frank, quoto all'infinito, la penso anch'io così! :wub:
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

Ho sentito questa citazione in un telefilm e mi ha colpito, mi piace molto! :)

La luce crede di viaggiare più veloce di ogni altra cosa, ma si sbaglia. Per quanto veloce viaggi, la luce scopre che l'oscurità arriva sempre prima, ed è lì che l'aspetta

da Il Tristo Mietitore di Terry Pratchett
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Frankenstein »

Non conosco il libro.
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

Frankenstein ha scritto:Non conosco il libro.
In realtà neanch'io ma approfondirò! :yes:
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

Un frammento dell'ultimo libro che sto leggendo che trovo particolarmente significativo perchè con la mente lo paragono alla situazione attuale...

Se questo è un uomo di Primo Levi

In uno Stato autoritario viene considerato lecito alterare la verità, riscrivere retrospettivamente la Storia, distorcere le notizie, sopprimerne di vere, aggiungerne di false: all’informazione si sostituisce la propaganda. Infatti, in tale paese tu non sei un cittadino, detentore di diritti, bensì un suddito, e come tale sei debitore allo Stato (ed al dittatore che lo impersona) di lealtà fanatica e di obbedienza supina.

da Se questo è un uomo di Primo Levi – pagina 175 Appendice

Dati del libro:

Titolo: Se questo è un uomo
Autore: Primo Levi
Casa Editrice: Einaudi
Pagine: 219
Anno prima edizione: 1958 / Anno ultima edizione: 2014
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Frankenstein »

Molto attuale
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

Un piccolo passaggio, una pagina di diario in questo caso, dal libro che sto leggendo e che non ho ancora terminato ma che mi piace tantissimo...


Si è sparato Hemingway, ieri mattina. Era un grande uomo. Mi ricordo che camminavo per una strada di Boston dopo aver letto un suo libro, e il colore del cielo, il viso degli sconosciuti e gli odori della città mi sembravano come più vivi e drammatici. La cosa più importante che ha fatto per me è stato legittimare il coraggio virile, una qualità che prima di arrivare ai suoi libri avevo sentito esaltare solo dai capiscout e da altri che la facevano sembrare una cosa fasulla. Ci ha dato una visione immensa dell'amore e dell'amicizia, delle rondini e del rumore della pioggia. Non c'è mai stato, nella mia epoca, nessuno alla sua altezza.

(Una specie di solitudine - John Cheever - pagina 196)
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

Mac La Mente ha scritto:Si è sparato Hemingway, ieri mattina. Era un grande uomo. Mi ricordo che camminavo per una strada di Boston dopo aver letto un suo libro, e il colore del cielo, il viso degli sconosciuti e gli odori della città mi sembravano come più vivi e drammatici. La cosa più importante che ha fatto per me è stato legittimare il coraggio virile, una qualità che prima di arrivare ai suoi libri avevo sentito esaltare solo dai capiscout e da altri che la facevano sembrare una cosa fasulla. Ci ha dato una visione immensa dell'amore e dell'amicizia, delle rondini e del rumore della pioggia. Non c'è mai stato, nella mia epoca, nessuno alla sua altezza.

(Una specie di solitudine - John Cheever - pagina 196)
Non ho resistito, l'ho inserito anche sul blog questo passaggio! :)

Una frase, un rigo appena – Una specie di solitudine – I diari di John Cheever (link)
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Frankenstein »

In poche parole è riuscito a descrivere Hemingway. Molto bello.
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

Riporto qui il piccolo articolo pubblicato ieri sul blog...

Punti di vista in libreria: Birra scura e cipolle dolci di John Cheever

Immagine

Fuori è umido, freddo, il sole di questa mattina, spuntato dopo la nebbia che non vedevo da anni dalle mie parti, è andato via e mi ritrovo qui in casa seduto davanti al pc – “cattiva deformazione professionale”, la mia – con un foglio bianco che presto imbratterò perché ne sento il bisogno, non posso fare nient’altro in questo momento, non posso farne a meno…

Penso al libro che ho sul comodino del quale non citerò direttamente il nome, dico solo di essere a metà de “La strada” e osservo che qui sul piano della scrivania ne ho sistemati diversi, di libri intendo, e lo sguardo cade… Toh! Su uno a caso: Birra scura e cipolle dolci di John Cheever, e subito vengo catapultato indietro nel tempo, tra il 1931 e il 1942, proprio gli anni in cui Cheever ha scritto i suoi tredici racconti, i primi della sua carriera di scrittore e venuti alla luce solo dopo la sua dipartita.

E penso…

Penso a tutte le storie che ha raccontato, ad alcuni dei passaggi presenti nei diversi racconti e alla postfazione, a momenti più lunga di alcuni dei racconti dello stesso Cheever, ma altrettanto bella e interessante e siccome sono (credo di essere) una persona normale – si spera – ma allo stesso tempo non convenzionale, è proprio sulla postfazione del libro che mi soffermo perchè dei racconti non voglio svelar niente a chi è in procinto (o si accinge a farlo) di leggere il libro…

- Nella postfazione viene detto che per Cheever ogni storia andava raccontata. Vero.
- Che prendere posizione, in un certo senso, o appoggiare e seguire “il gregge” dei potenti e non solo significa amalgamarsi e smarrire la propria identità. Vero.
- L’essere influenzato dai “grandi” va bene fino a un certo punto, ogni persona è diversa, si può prendere spunto da chi viene prima ma l’importante è la rielaborazione del pensiero secondo il proprio stile, la propria natura, la propria unicità; anche i “grandi” hanno avuto dei maestri e dopo aver “acchiappato” quello che hanno appreso, via, sono partiti per la loro strada…giusta, sbagliata, chi può dirlo? Io rielaboro e metto in discussione e arrivo alle mie conclusioni, senza essere imboccato e senza pappa pronta.
- Il successo non conta, il non poter fare a meno di qualcosa sì, di quel qualcosa che fa stare bene, soddisfa e appaga…credo che questa sia la lezione più importante che si possa imparare…

Vaneggio? Divago? Forse sì, forse no, non so, ma son fatto così e mi fermo qui con questa piccola parentesi nata spontaneamente in questo sabato pomeriggio freddo, umido, senza sole (già tramontato) e senza nebbia fuori, ma soprattutto davanti agli occhi…

Ah, dimenticavo…i racconti di Birra scura e cipolle dolci di John Cheever sono tutti tutti tutti belli, o per lo meno, a me sono apparsi così! :)
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Re: Una frase, un rigo appena

Messaggio da Mac La Mente »

Da Storie di ordinaria follia di Charles Bukowski riporto l'inizio di uno dei racconti, Perdere o lasciare:


Camminavo sotto il sole chiedendomi cosa fare. Continuavo a camminare, a camminare. Mi sembrava di essere arrivato in capo al mondo. Alzai lo sguardo e vidi le rotaie della ferrovia e sul bordo dei binari c'era una piccola baracca di leggo grezzo. C'era appena un'insegna.
CERCASI MANODOPERA
Entrai. Un vecchietto era lì seduto con addosso bretelle blu-verdognole e masticava tabacco.
“Sì?” chiese.
“Io, mmm, io mmm, io...”
“Su, forza, amico, sputa il rospo! Cosa vuoi?”
“Ho visto... la tua insegna... cercasi manodopera.”
“Vuoi firmare?”
“Firmare? Cosa?”
“Be', cazzo, mica è un posto da ballerina di fila!”
Si piegò in avanti e scaracchiò nella lurida sputacchiera, poi staccò un altro pezzo di tabacco, risucchiando le guance con la bocca sdentata.
“Cosa devo fare?” chiesi.
“Te lo dicono loro cosa fare!”
“Voglio dire, di cosa si tratta?”
“Compagnia delle ferrovie, un posto a ovest di Sacramento.”
“Sacramento?”
“Mi hai sentito, maledizione. Io non posso perdere tempo. Firmi o no?”
“Firmo, firmo...”
Firmai l'elenco che aveva su un blocco a molla. Era il numero 27. firmai perfino con il nome giusto.
Mi consegnò un biglietto. “Presentati al binario 21 con la tua attrezzatura. C'è un treno speciale per voialtri.”
Infilai il biglietto nel mio portafogli vuoto.
Sputò ancora. “Ora, be', senti, ragazzo, vedo che sei un po' imbranato. Questa compagnia sistema un sacco di tipi come te. Aiutiamo la razza umana. Siamo brava gente. Ricordati sempre della vecchia Compagnia di --- e parla bene di noi quanto di capita. E quando sarai fuori sui binari ascolta il tuo caposquadra. E' dalla tua parta. Puoi risparmiare quattrini là fuori nel deserto. Dio sa che lì non c'è nessun posto dove spenderli. Ma di sabato sera, ragazzi, di sabato sera...”
Si chinò di nuovo sulla sputacchiera, si raddrizzò:
“Perchè, cazzo, al sabato sera vai in città, ti ubriachi per pochi soldi ti becchi...


Pagine 266 - 267
Casa editrice: Feltrinelli
Traduzione a cura di Simona Viciani
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