E' morto Robert Altman

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Mac La Mente
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E' morto Robert Altman

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Los Angeles - E' morto Robert Altman. Il grande regista, nato a Kansas City, Missouri, il 20 febbraio del 1925, si è spento ieri sera in un ospedale di Los Angeles. La notizia è stata data dalla sua compagnia di produzione, Sandcastle 5 Productions.

Tra i suoi film di maggior successo Mash (1970), Il lungo addio (1973), Nashville (1975) 3 donne (1977), Quintet (1978). Fino ad America oggi (1993), Gosford Park (2001) e Radio America (2006). :wub:

Quest'anno era stato premiato con l'Oscar alla carriera. Era la prima volta che Hollywood gli tributava il prestigioso riconoscimento. Tante invece le nomination per la regia: ben cinque, l'ultima per Gosford Park. Nessun regista ne ha mai avute di più senza vincere neppure una volta, anche se come numero di candidature Altman è alla pari con Alfred Hitchcock, Martin Scorsese, Clarence Brown e King Vidor.

Proprio in coincidenza con l'Oscar alla carriera, nel marzo scorso, il regista aveva rivelato di essere stato sottoposto a trapianto di cuore una decina d'anni fa.

La cifra di Altman è una satira caustica e irriverente che aveva spesso "rivisitato" i generi classici di Hollywood, dal western al noir al giallo, sempre dissacrandoli. Stilisticamente, le sue opere si caratterizzano per l'impiego di cast molto nutriti, l'improvvisazione, i dialoghi serrati e la sovrapposizione di scene con passaggi veloci da un personaggio all'altro.

Dopo Mash, la commedia nera contro la guerra che lo portò al successo, lavorò senza sosta. Tutta la sua carriera è stata segnata da un rapporto altalenante, di amore-odio, con il pubblico e con la critica. E la sua immagine è sempre stata quella di un gentiluomo del Sud ma anche di anarchico solitario e lucido intellettuale. Uno di quei registi statunitensi considerati grandissimi in Europa e spesso misconosciuto dall'America di cui sottolineò e interpretò le contraddizioni e i miti culturali.

Altman aveva studiato dai gesuiti. Si era laureato in ingegneria. Al cinema, come molti altri, era arrivato per caso, dopo aver combattuto nell'aviazione Usa durante la seconda guerra mondiale. Prima aveva scritto testi per la radio e per una società che produceva film industriali. Da regista aveva cominciato come documentarista e sceneggiatore. La svolta era arrivata quando un gestore di sale cinematografiche gli aveva offerto i soldi per un film: nel 1955 aveva diretto I delinquenti e poi La storia di James Dean, passati quasi inosservati. Era stato uno fra i primi a scoprire il potenziale della televisione, che considerava la sua vera palestra fra la serie Bonanza e gli episodi prodotti da Hitchcock.

Al cinema era tornato nei tardi anni '60 con Countdown e Quel freddo giorno nel parco. Nel 1969 aveva vinto la palma d'oro a Cannes con Mash. In seguito tanti successi, spesso più di critica che di pubblico. E un rapporto speciale, coltivato nel tempo, con il cinema italiano. Fino a Un matrimonio, con l'indimenticabile duetto comico Gassman-Proietti, e a Pret-a-porter con Marcello Mastroianni e Sophia Loren.

Di sé e del suo lavoro diceva: "Nessun altro regista ha avuto un mix migliore del mio. Sono stato molto fortunato nella mia carriera. Non ho mai dovuto dirigere un film che non avevo scelto o sviluppato. Il mio amore per il cinema mi ha dato una chiave d'accesso al mondo e alla condizione umana".

fonte: repubblica

Sono tristissimo!...non riesco a dire nient'altro...è una grandissima perdita! :(
...la testa è rotonda per permettere al pensiero di cambiare direzione!...
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Mac La Mente
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:fiore: :fiore:
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Vianne
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Messaggio da Vianne »

Uno dei migliori registi degli ultimi anni, un vero Maestro! :wub: :wub:

Ho adorato il suo ultimo film Radio America e sapendo che aveva intenzione di girarne un altro a breve (avrebbe dovuto iniziare le riprese a gennaio) non vedevo l'ora di vedere anche quello... e invece non lo girerà più :( :( :(


:fiore: :fiore: :fiore:
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Brillianttrees
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Messaggio da Brillianttrees »

:( :( :(

IMAGES (il mio preferito, tra quelli di Altman)

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Cathryn, giovane scrittrice di favole per bambini, benestante e sposata allo sciapido Hugh soffre un periodo di forte nervosismo e tensione.
Durante la lavorazione di un suo libro accusa i primi sintomi latenti di schizofrenia, che il marito decifra come plausibile e semplice crisi di nervi; quest'ultimo asseconda i desideri e, secondo lui, i bisogni di lei, concedendole una pausa di riposo nell'intima villetta dove la moglie trascorse l'infanzia.
L'ingannevole esaurimento nervoso iniziale, rende Cathryn protagonista di episodi in cui si convince di essere perseguitata da fantomatiche persone maligne desiderose di far vacillare il suo già poco solido rapporto coniugale.
Arrivati alla casa di campagna, solitaria tra le colline, marito e moglie trascorrono giornate semplici: lui dedicandosi alla fotografia, alla caccia, e all'attesa passiva ed ingenua di una chiara ripresa della moglie, lei cercando di progredire il più possibile con la stesura del suo libro, sospeso tra visioni e pensieri onirici simili e complici delle esperienze pratiche che ha durante la 'villeggiatura'.
Ben presto la schizofrenia sfonda i confini latenti per manifestarsi con episodi che coinvolgono non solo la stessa Cathryn; ella comincia una lunga serie di dialoghi con i suoi fantasmi, accompagnati da continue riflessioni sulla favola alla quale lavora.
Incontra il suo vecchio amante francese René, morto in un incidente aereo, e Marcel, l'amante più recente, bruto e selvaggio, nonché amico del marito.
Oltre all'amante francese, il quale ha una connotazione onirica singolare, Marcel risulta essere una presenza fisica, appunto come ospite del marito col quale partecipa alle battute di caccia.
Altra amichevole compagnia è rappresentata da Susannah, giovane figlia di Marcel, che immediatamente fa pensare ad un doppio di Cathryn fanciulla.
La tensione aumenta con l'incedere di visioni, apparizioni di persone, partorite dalla mente della protagonista, in ambienti condivisi dagli altri ospiti reali: l'iniziale disorientamento di Cathryn nel continuare a cambiare repentinamente il proprio interlocutore, senza sorta di connotazioni spazio-temporali logiche, diviene successivamente consapevolezza nel gestire la presenza di chiunque, senza però comandarne il totale annullamento.
Mentre lei s'inabissa sempre più nel suo mondo fiabesco schizofrenico, le persone a lei vicino non percepiscono nemmeno lontanamente la sua profonda crisi.
Motivata da una compassionevole idea di essere veramente innamorata del marito, capisce che l'unica soluzione sia uccidere da sola tutti i fantasmi che la molestano.
Il finale tragico, e a mezza sorpresa, chiude l'intreccio tra il mondo fiabesco trasognato e il conflittuale perbenismo reale.
Il film ha una fotografia in molti punti incantevole: lungo le colline e negli scenari particolarmente bucolici ci si avvicina al seppiato. Una luce nel complesso molto filtrata e distorta.
L'aspetto forse più interessante è che assume tendenze forse espressionistiche, accompagnando adeguatamente alcuni climax del film. Oltre al filtraggio cromatico sono presenti anche molti aspetti riguardanti alterazioni di nitidezza, e messa a fuoco delle immagini. Bene che il film sia intitolato proprio Images, infatti la luce è un elemento fondamentale nel dar vita all'angosciante ed inquieto mondo visionario di Cathryn.
Numerosi e ricercati gli specchi e gli elementi utili ad arricchire, e forse sovraccaricare, la messinscena.
Fortunate e piacevoli alcune dissolvenze incrociate nel passaggio da interni ad ambienti esterni
Altman dirige bene, con sapienza in molti punti narrativi nevralgici, e si permette dei pregevoli campi controcampi come semplici metafore dei due mondi che attanagliano Cathryn in lotta con se stessa, in conflitto con l'inconscio. Belli i campi lunghi in paesaggi agresti, d'impatto e ben sposati con la colonna sonora particolarmente minimal e suggestiva a rafforzare le allucinazioni della protagonista.
Probabilmente Altman non sconfina molto dai canoni di un thriller/psicologico, ma la sua camera rimane ben celata, nonostante siano presenti molti movimenti e zoomate veloci (non paragonabili all'amico Bava).
Altra componente azzeccata è il parallellismo tra la storia alla quale Cathryn lavora e le numerose sfumature fiabesche orrorifiche che caratterizzano i suoi conflitti.
In definitiva il film è piacevole, certo non è seducente lo stato d'animo in subbuglio di Cathryn, quanto piuttosto la visione ed il coinvolgimento.
Non è ovviamente privo di difetti: se Altman rimane prevalentemente fedele nei movimenti all'empatia del film, in alcuni punti, in cui magari le allucinazioni si addensano, si denota un po' di confusione, anche per una musica forse insistente, che sfocia in virtuosismo eccessivo con effetti apparentemente velleitari.
Tutto sommato un buon film.


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Messaggio da Mac La Mente »

Brillianttrees ha scritto::( :( :(

IMAGES (il mio preferito, tra quelli di Altman)

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Non lo conosco! :sorry:

...a dire la verità me ne mancano un po' di Altman! :yes:
...la testa è rotonda per permettere al pensiero di cambiare direzione!...
...le pagine di questo "libro" vengono scritte ogni giorno...da tutti noi!
...perchè pensare non è reato! Regalami un pensiero...
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