- quarta parte -
Titolo:
Joey Kramer – Lord of the drums
Domanda: Una politica che alla lunga però gli si è ritorta contro...
Joey Kramer: L'industria discografica oggi è praticamente morta. Ci sono le grandi band che sono aziende a se stanti e milioni di piccole band che cercano di emergere ma trovano solo chi gli offre uno spazio a pagamento sul web. Poi magari, trovano anche qualcuno disposto ad investire su di loro ma, se al primo colpo, non vendono centinaia di copie... tutto si rivela già finito.
Domanda: Parliamo di strumentazione, sei un endorser importante di DW...
Joey Kramer: Per anni ho usato Ludwig: un set con cassa da 20”, tom da 12” e timpano da 14” a cui aggiungevo uno dei miei rullanti da collezione, un Vintage Jazz snare degli anni '50 e '60. Ne ho più di duecento e li abbino ancora oggi alla DW Collection che suono al momento.
Domanda: Come piatti, invece, sei da sempre un fedelissimo del marchio Zildjan...
Joey Kramer: Vero. Ho sempre usato solo Zildjian e non ho mai avuto motivo di cambiare, se non in rare occasioni. Penso che per il rock 'n roll classico, Zildjian stia ai piatti come Marshall sta agli amplificatori per chitarra. Anche il mio setup sostanzialmente invariato da molti anni, inclusi i tre crash che mi consentono effetti straordinari sul finali dei brani.
Domanda: Se tu fossi uno spettatore presente a un concerto degli Aerosmith, cosa ti impressionerebbe di più del drumming di Joey Kramer?
Joey Kramer: La cassa. Il suo suono potente e definito...a cui ho sempre dedicato uno studio e attenzione particolari. E poi il groove solido, il timing e i fill giusti. In pratica, la basi per essere un buon batterista rock. Credo che Joey Kramer, dopo tutti questi anni, le abbia apprese finalmente! (ride)
Domanda: Quante volte provi un brano o un disegno di batteria prima di registrarlo?
Joey Kramer: Potrei dirti: “fino a quando non viene bene...” Ma in realtà, per me non verrà mai bene abbastanza. Sono eternamente scontento di quello che faccio e, quando registro una canzone o la suono dal vivo, sto già pensando a quella successiva e a come suonarci altre cose. Talvolta questo mio modo di fare ha portato a diverse incomprensioni negli Aerosmith, pur se adesso abbiamo imparato a tollerarci tutti con un po' di buona volontà.
Domanda: Qual'è la cosa che genera maggior contrasto con gli altri... lo puoi dire?
Joey Kramer: Ho sempre chiesto agli altri, al momento di provare un brano nuovo, di farlo con almeno una ventina di bpm diversi di partenza. E così, di norma, Joe (Perry) mi guarda stupito e mi dice: “...ma si capisce subito che questo brano prevede la tale velocità!...” Per me, invece, la velocità di un brano non è mai scontata. Bisogna sperimentare con un ampio range di bpm per capire qual è il più adatto e non lo sai finchè non l'hai suonato e registrato e te lo sei risentito tante volte, paragonandolo alle altre versioni. Io poi, provo in maniera ossessiva gli stessi pattern con il charleston aperto, poi chiuso e poi sul ride... Sarei anche capace si starmene da solo per ore a sperimentare ogni passaggio, finchè non ho trovato quello che mi convince. E la cosa non è molto gradita a Brad, Tom e Joe.
Domanda: E Steven Tyler, invece, che ne pensa?
Joey Kramer: Lui è l'unico che mi appoggia. Musicalmente è nato come batterista e sa che cosa significa stare dietro ai tamburi. Parliamo la stessa lingua.
Drum Club, mese di dicembre, pagine 15 e 16. Testo di Maurizio De Paola.