/ Gennaio 19, 2022/ 3 - La penna e la tela, Blog, Una frase, un rigo appena/ 0 comments

Ho aspettato tanto ma finalmente il momento è arrivato e non riesco ancora a crederci di averlo fatto solo adesso perchè adoro all’inverosimile l’intera opera di Edgar Allan Poe.

Sono mille e mille le sensazioni e gli stati d’animo che mi ha regalato e continua a regalarmi ogni volta che prendo in mano i suoi scritti e tra questi c’è di sicuro Il corvo (The Raven).

Edgar Allan Poe nacque oggi – Boston, 19 gennaio 1809 -, Il corvo anni dopo (1845) ed è con questo breve racconto-poesia-sonetto ed i suoi Nevermore (Mai più) che voglio ricordarlo e omaggiarlo.

Riporto la prima della diciotto strofe che costituiscono l’opera e che fin da subito catapultano il lettore in quell’atmosfera di paranoia-tensione-angoscia che il protagonista vive ricordando la sua amata.

 

The Raven

I.

Once upon a midnight dreary, while I pondered weak and weary,

Over many a quaint and curious volume of forgotten lore,

While I nodded, nearly napping, suddenly there came a tapping,

As of some one gently rapping, rapping at my chamber door.

`’Tis some visitor,’ I muttered, `tapping at my chamber door –

Only this, and nothing more.’

 

Il corvotraduzione di Antonio Bruno (poeta e letterato italiano)

I.

Una volta in una fosca mezzanotte, mentre io meditavo, debole e stanco, sopra alcuni bizzarri e strani volumi d’una scienza dimenticata; mentre io chinavo la testa, quasi sonnecchiando – d’un tratto, sentii un colpo leggero, come di qualcuno che leggermente picchiasse – pichiasse alla porta della mia camera.

«È qualche visitatore – mormorai – che batte alla porta della mia camera.»

Questo soltanto, e nulla più.

(clicca sull’immagine per ingrandirla)

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