/ Gennaio 9, 2022/ 3 - La penna e la tela, Blog, In Libreria, Una frase, un rigo appena/ 0 comments

Gli Argonauti

Il tempio sull’Acrocorinto, officiato da Ierodule, ci è ricordato anche da Pindaro. Che i giovani uccisori di mostri – compreso Teseo di Atene – abbiano tutti avuto guai da donne, si potrebbe supporlo se già la tradizione non lo suggerisse concorde. Di una delle più atroci, Medea – maga e gelosa e infanticida – ci parla a lungo e con calore Euripide in una cara tragedia.

(Parlano IASONE e MÉLITA).

IASONE Spalanca pure la cortina, Mélita; sento la brezza che la gonfia. In un mattino come questo anche Iasone vuole veder il cielo. Dimmi il mare com’è; dimmi che accade sull’acqua del porto.

MÉLITA o re Iasone, com’è bello di quassù. La banchine sono fitte di gente: una nave s’allontana in mezzo alle barche. È così limpido che si riflette capovolta. Tu vedessi le bandiere e le corone; quanta gente. Stanno perfino arrampicati sulle statue. Ho il sole negli occhi.

IASONE Saran venute anche le tue compagne, a salutarli. Le vedi, Mélita?

MÉLITA Non so, vedo tanti. E i marinai che ci salutano, piccini, attaccati alle funi.

IASONE Salutali, Mélita, dev’essere la nave di Cipro. Passeranno dalle tue isole. E con la fama di Corinto e del suo tempio, parleranno anche di te.

MÉLITA Che vuoi che dicano di me, signore? Chi vuoi che nelle isole si ricordi di me?

IASONE I giovani hanno sempre chi li ricorda. Si ripensa volentieri a chi è giovane. E gli dèi, non sono giovani? Per questo tutti li ricordiamo e li invidiamo.

(pagine 131 – 133 da Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese)

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