Un piccolo passaggio, una pagina di diario in questo caso, da Una specie di solitudine – I diari di John Cheever che oltre a saper raccontare, sa raccontarsi…
Frammenti di una vita sicuramente vissuta, turbolenta a tratti, segnata dall’alcool e da tutto quello che questa dipendenza porta con sé, segnata da dubbi (tanti) e certezze (a volte troppo poche) sull’amore, sulla famiglia e sulla carriera.
Un libro che riporta e trasporta in pieno ai suoi anni dove ogni pagina, nonostante l’arrivo di nuove ristampe ed edizioni, sembra ingiallirsi per assecondare il tempo che fu. Davvero intenso. Da gustare.
Il passaggio parla di Hemingway e in poche parole, a volte più che sufficienti, rende omaggio all’uomo e all’artista-scrittore come solo Cheever avrebbe potuto fare…
Si è sparato Hemingway, ieri mattina. Era un grande uomo. Mi ricordo che camminavo per una strada di Boston dopo aver letto un suo libro, e il colore del cielo, il viso degli sconosciuti e gli odori della città mi sembravano come più vivi e drammatici. La cosa più importante che ha fatto per me è stato legittimare il coraggio virile, una qualità che prima di arrivare ai suoi libri avevo sentito esaltare solo dai capiscout e da altri che la facevano sembrare una cosa fasulla. Ci ha dato una visione immensa dell’amore e dell’amicizia, delle rondini e del rumore della pioggia. Non c’è mai stato, nella mia epoca, nessuno alla sua altezza.
(Una specie di solitudine – I diari – John Cheever – pagina 196 – Edito da Feltrinelli – Anno 2015)