Prima di cominciare mi sembra giusto fare una piccola premessa: non sono impazzito, o per lo meno credo di non esserlo del tutto, ma chi mi conosce bene sa che sono pazzo dei libri e di tutti gli scritti di Erri De Luca ed è per questo che negli articoli che seguiranno (tre in totale) riporto alcuni frammenti tratti dalla sua ultima pubblicazione “La musica provata” – in particolare l’incipit e un passaggio che trovo significativo – per poi spostarmi, rimanendo sul posto, a sensazioni provate, pensieri e quant’altro durante la lettura del libro che ho praticamente divorato con fame famelica…l’aspettavo da tempo, come un sommozzatore aspetta il ritorno in superficie per riprendere a respirare dopo aver finito l’ossigeno nella sua bombola…
Questa è la premessa che riporterò in tutte e tre le parti. Altro arriverà in seguito…
E finalmente è arrivato il momento di raccontare.
In precedenza ho lasciato spazio, come è giusto che sia, alle parole e ai ricordi dell’enciclopedia vivente Erri De Luca e alla sua musica provata. Le mie sono più che altro sensazioni legate alla lettura di quello che viene definito libro.
Ma cosa è un libro? Nel dizionario online della Garzanti (link) è definito così:
1. insieme di fogli, stampati o manoscritti, tenuti insieme secondo un dato ordine e racchiusi da una copertina
a me piace più la seconda definizione
2. (in botanica) la parte del tronco di un albero vicina alla corteccia, ricca di vasi fibrosi.
La musica provata è un insieme di vasi fibrosi che si intrecciano a formare un reticolo, una rete costituita da tante maglie dalle ampiezze e aperture più disparate, un sistema circolatorio il cui flusso di liquido all’interno ti cattura e trasporta lungo tutto il suo percorso dall’inizio alla fine.
Il fluido ne La musica provata è denso e corposo, melodico e drammatico, ricco di note sul pentagramma che si alternano a momenti di silenzio e a pause più o meno lunghe dove il tempo è dettato dalla riflessione.
Ho letto La musica prova in tutte le stanze della mia abitazione, anche in bagno – lo confesso – o nel piccolo spazio del ripostiglio, e l’ho fatto non solo perché non riuscivo a staccarmi dal libro ma per assorbire i suoni dell’ambiente circostante e incamerarli in ogni singola pagina dell’opera di Erri De Luca. Il risultato è stato sconvolgente. Ad ogni periodo, frase, citazione incontrata – sia essa un nome o il titolo di una canzone – ho ascoltato e ricevuto in cambio così tanti input (non mi viene altro termine da usare, l’informatico che è in me salta fuori sempre) che alla fine mi son sentito appagato, sazio di parole per aver mangiato così bene da non vedere l’ora di replicare e riassaggiare il prima possibile tutte queste pietanze prelibate…
E’ questo quello che ho provato leggendo e spero, lo spero davvero tanto, di aver fatto venire a voi anche fame. Nel caos che c’è intorno, dettato dalle frottole con le quali ci bombardano, ritagliarsi un proprio spazio per rigenerarsi è molto importante! Grazie Erri!
Solo ora mi rendo conto di aver paragonato il libro al cibo – e mi viene quasi da ridere – ma con entrambi, vivo.
Scritto da Mac La Mente