/ Giugno 15, 2014/ Blog, Cristiano Torricella, Poesie della domenica/ 0 comments

Click, fotografia! Da completo profano di questa forma d’arte sono convinto che una fotografia non sia solo un’immagine impressa su pellicola o come avviene con le moderne macchine fotografiche una serie di pixel catturati e convertiti in digitale.

Una fotografia racconta sicuramente una storia, un attimo catturato e successivamente tramandato.

Una fotografia racconta, e non necessariamente con un’immagine, impressioni e luoghi e persone e vita…

Splendide foto di borgata di Cristiano Torricella imprime su carta e a parole un tempo ormai trascorso, un incontro e un alternarsi di sentimenti e stati d’animo…

 

Splendide foto di borgata
(poesia teatrale e testo di canzone)

Quanta brutta gente, anime lorde e senza qualità, ho visto Io, a fine ‘900, a Roma, in borgata.
Anime colme di violenza, d’ignoranza, di lontananza, di sradicata grettezza e di stupidità certificata.
Li ho visti ed incontrati lì, per caso, nelle avide buie periferie, del mondo intero e di Roma d’ieri.
Che si credevan, tutti, loro stessi, proprio al centro dell’irraggiungibil, mondo mio, romano.
Senz’avvedersene, affatto, di proporsi male, anche a se stessi, a loro onta e gran vergogna umana.
Che si credevan, loro stessi, “vero abitante, autentico, di Roma; unico, sapiente, Dio della borgata”.
Senza mai manifestare sano dubbio cerebrale, su lor stessi e lor, vili, beote, smanie d’esser supremi.
Senza ceder niente a nessuno, mai e per nulla al mondo, in specie spiccioli d’umanità più vera.
Superbi, arroganti e prepotenti, che voller vivere, alla grande, lor vita, sol per un giorno soltanto.
Generatori della, infernal, Grande Paura, dell’uomo stesso verso l’uomo, che ucciderà per niente.
Che diceva, sì stoltamente, a me, che stavo in pace, in pubblico giardinetto, lì, nella Natura:
“Chi sei tu, e che vuoi, da noi, o fotografo? Tu che vieni a rubà immagini del nostro periferico?”
e mi diceva ancor, stoltamente, a gesti, col suo stesso fisico, se ancor non bastasse, tale affronto:
“Son sol Io, qui, supremo padrone e borgataro! Non lo vedi, chiaramente, come mi comporto?
Come avessi, Io, una pistola in pugno? Mostrando, fieramente, a te, miei muscoli e mio grugno?”.
Gente arrogante, che voleva farti paura e allontanarti, che, di te, si sa, non c’è troppo da fidarsi…
Creativamente inesistente, eppur così, teatralmente audace, nel gridare, bestemmiando, ad alta voce:
“Qui Dio proprio non c’è! Qui Io sono O.K. e tu per niente! Non ci provare, neanche, a farmi ombra, neanche un istante! Qui, in borgata, brillo solo Io, come Sole in cielo, e nessun altro! Per mangiare tutti i giorni, qui, tra questa brutta gente! E allor tu, dimmi, or ora, chi tu saresti? Che vuoi da noi? Da dove vieni? Chi ti manda? A cosa miri, qui, oggi, tu, orrendo, tra noi altri? Hai duecento lire, o una sigaretta? Ma che mezz’uomo tu sei, se non fumi nemmanco?”.
E poi via va, gradasso e palestrato, ondeggiando sui suoi esagerati muscoli e sui fianchi, lui, bulletto di periferia, tutto tronfio e senza più cervello funzionante, ad alto volume, tutto lieto della sue nuove bravate, ben scoreggiando, a cercar lieta fortuna di borgata, nell’agognato gioco delle carte, a giocar, in bisca, a le tre carte o a poker, o passando sua bestial giornata vuota, tra muretti, risse e “battone” e biliardi, e bevute e sbronze e calci e pugni e bestemmie e parolacce, e bar e cornetti caldi caldi, sfornati appena all’alba, tra cani randagi, che urlan, di notte, e mordon gambe, e soprusi ed abusi e giochi d’azzardo, senza più fede in Dio, né in Nostra Madre Celeste, La Madonna!
Scatta, allor, o malcapitato qui, tue sgradite foto: e poi và, che, agli Inferi, non piaccion i curiosi!
Abusivo è, qui, tutto ciò che tu fotografi, per chi, come noi, già regna, e vive, nell’infernal degrado.
La tua stessa curiosità e presenza è, per noi, gran male, specie se domandi informazion stradali!
Scatta perciò, o fotografo, e poi và via, è l’avvertimento ultimo, qui, dell’Ade, tue foto balorde!
Tutte uguali son, con odor marcio, e stessa gente, borgate e periferie, del nostro povero mondo!
Feroci rifiuti stesi al Sole, tra panni, e baracche, e lamiere e motorini “abbruciati”, giù in strada!
Asfalto e casermoni dormitori, tutti uguali e tombini rotti e “sorci” grossi, come gran dame al Ballo!Che escon, a notte, nel silente parco, dalle fogne, a far compagnia alle brillanti “lucciole” nostrane.
E quanta brutta gente c’è, qui, stasera, intorno a me, in questa borgataccia di Roma, di fine anni ’90!
Fumi di rifiuti, che fan tossire gole, ed il cervello inquinano, spingendo ogni pensier a morte certa.
Ed automobil, come case provvisorie, di siringhe e d’illusioni di sfuggire il mondo, piene del nulla.
E borgate irraggiungibili, con l’autobus dell’A.T.A., che, qui, parte, dall’Y° Miglio, qui, a Roma!
E rigagnoli d’acqua lurida, che, qui, corre e scappa via, entropicamente, sulla bruciata terra degli uomini-topo, rinchiusi in granitici soppalchi in cartongesso; rabbiosi alveari di cemento, tutti uguali; topi ristretti in anguste gabbie, che rendon rabbiosi, e peggio ancor, uomini e cani; pelosa penuria di tutto e di ogni, e, soprattutto, di fede e carità cristiana; morta, per sempre, ogni vana speranza di futuro riscatto; sporca e puzzolente persin l’acqua, che, tutto affogando, addentro ai fossi e ai prati verdi abbandonati, rabbia e desolazione, tutto intorno, regala, Lei che inquinò, per sempre, in quel dì così lontano, giorno così irrimediabilmente depresso, sprecato e svilito, di mia Roma, ogni giovanil, elevato, ideal creativo di bellezza, purezza e potenzial riscatto, della peccatrice razza umana…
Splendide foto di borgata di fine ‘900, che nessun mai mi chiese di vedere, che in un trasloco persi…

Cristiano Torricella

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