/ Ottobre 7, 2012/ Blog, Cristiano Torricella, Poesie della domenica/ 0 comments

A volte è strana la vita, una serie di coincidenze in qualche modo legate tra loro che piano piano si ampliano, amplificano e arrivano sicuramente più lontano. Pochi giorni fa, parlando di televisione ho pubblicato questo articolo – Autunno in tv – con una serie di considerazioni sul mezzo televisivo e sui programmi che trasmette e ora sono qui, a proseguire il discorso, con una visione molto più ampia, grazie alla poesia di Cristiano TorricellaMore bbene chi ride e mmore (Muore bene chi ride morendo).

Entrambi gli articoli hanno in comune una cosa, che mi è saltata agli occhi: bisogna aprire gli occhi! Basta col prendere tutto per buono e immacolato, per oro colato, non lo è, è tutto il contrario e c’è molto da fare per recuperare la nostra identità di persona, prima, e di popolo, poi. Basta fidarsi dei saltimbanchi della politica, basta… L’elenco sarebbe lunghissimo man mano che si scava a fondo.

Lascio spazio alle parole del poeta Cristiano Torricella e invito a leggere con attenzione il testo che inserisco sia in dialetto romanesco che con traduzione.

 

 

More bbene chi ride e mmore

di Cristiano Torricella

more bbene chi ride e mmore,pecchè, ridenno, nun s’accorge, che, ggiorno dopo ggiorno,lento lento, mmore!
Je scaveno ‘a fossa, ar popolo sovrano, li becchini dell’italo potere,
ma quello continua a ride, ed a giocà, co’ li giocarelli!
quanto so’ bbelli,li giocajetti, li sonarelli!li trenini!
e quanto so’ bboni, le briciolette,ccondivise,
de li biscottini, der potere!
Je scaveno ‘a fossa, ‘n po’ pe’ vorta,ar popolo mio, ssovrano,
pe nun dajelo a vede,
‘n modo che nun ze n’accorga,e quello, zitto zitto,bbono bbono, se guarda li piedi,
e, giammai, s’arivorta!

je danno li programmi ddemenziali, pe’ follo cascà dentro, dritto dritto, ne’ ‘a fossa, a ppecoroni, e daje, ddopo, forse, pe’ spregio, foco a li carzoni!
Poro popolo mio, ma che libbero sovrano è, isso?
nun è ‘n ssovrano, isso, ma ‘n rincojonito, de partite e dde’ ttelevisione!
Ma nun lo vedi, come segue, ancora, li nostri partiti morti?
ma nun lo vedi, come ascorta, tutto attento, tutte ‘ste, intellettuals, cazzate?
Pora Itaglia mia,
come semo finiti ‘n basso, e tu, penna mia, tacila, ‘sta spiacevole verità:
issa,
‘sta dura chiamata, a comparza,ne’ ‘o spettacolo,
ahimè, presto ‘n scena,
sur marciapiede der monno.

 

Muore bene chi ride morendo

(traduzione in lingua italiana, a cura dell’autore)

muore bene chi ride morendo, perché, ridendo,non si accorge, che, giorno dopo giorno, lentamente, muore! (o forse, lo stanno ammazzando)

Infatti, gli scavano la fossa a lui, al popolo sovrano italiano,
i becchini dell’italico potere,
ma quello, il popolo, continua ridere, ed a giocare, con i propri, consueti, giocattoli,come se niente fosse!

quanto sono belli, i giocattoli infantili, i giocattolini, i sonaglietti,i trenini!
e quanto sono buone, le briciole, condivise, dei biscottini del potere!(allusione alla larga corruzione, imperante, odierna)

Gli scavano la fossa, un pò alla volta, al popolo mio, sovrano,
pe nun dajelo a vede,
in modo che egli, il popolo sovrano, non si accorga, per niente, di ciò che sta avvenendo, a suo danno, ed infatti, quello,
zitto zitto,buono buono, continua a guardarsi i piedi,(e non la luna)
e mai, giammai, pensa a ribellarsi!

gli danno, inoltre, per tenerlo buono, al popolo vinto, questi programmi, televisivi, demenziali, per farlo cadere, dritto dritto, dentro la fossa,
a pecoroni, come un imbecille, e dargli, dopo, forse per spregio, forse per prendersi gioco di lui,
fuoco ai pantaloni!
Povero popolo mio, ma che libero popolo sovrano è, costui?
non è un popolo sovrano, questo popolo, ma un popolo rincoglionito, di partite (di calcio), e di televisione!
Ma non lo vedi, come segue, ancora, il popolo, i morti partiti politici nostri?
ma non vedi, come questo popolo ascolta, tutto attento, tutte queste,inutili,

stupidaggini intellettuali?
Povera Italia mia,
come siamo finiti in basso, e tu, penna mia, tacila, questa spiacevole verità:
cioè questa dura chiamata, a fare la comparsa,nello spettacolo, che presto andrà in scena,
ahimè,
sul marciapiede del mondo.

(poesia inedita di Cristiano Torricella, scritta il 12 settembre 2012, a Marino (RM))

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