/ Febbraio 19, 2012/ Blog, Televisione/ 1 comments

E’ finito, finalmente! Questo è il primo commento che a caldo o a freddo, visto che sono passate alcune ore, mi viene da fare. Sono drastico? Sì, un po’ e me ne vanto (non mi capita spesso).
In questa settimana c’è stato di tutto: scandali, contestazioni, fiumi di parole e di carta stampata e tanto tanto altro… così tanto che a volte la cosa più importante, ovvero la musica, è passata in secondo piano, peccato.

Facile, sicuramente, sparare a zero sul Festival, sta di fatto che è arrivato a 62 edizioni – la prima nel 1951 – e che altre ne seguiranno con tutto il contorno che siamo abituati a vedere e sentire, vedere e sentire, attenzione, perché da ascoltare c’è veramente poco.

Non entrerò nel dettaglio su quello che ho visto, in questo articolo non parlerò della canzone (mi viene da ridere a chiamarla così) vincitrice ma cercherò di commentare solo alcune canzoni che mi sono piaciute e che nell’immenso mare di critiche, pronostici ecc. secondo me sono riuscite ad emergere pur non essendo perfette, diverse di sicuro, piccole sorprese che val la pena ricordare.

I gusti musicali come qualsiasi altri sono personali così come lo è l’opinione, condivisibile o meno, ma anche questo fa parte del “gioco”.

Non mi dilungherò più tanto, parlo da ascoltare di un determinato genere musicale a cui sono legato e che, visti i risultati, mi tengo stretto stretto e non mi lascio scappare per niente al mondo.

Premessa necessaria la mia, forse, ma finita. Ora il commentino può iniziare!

Delle quattordici canzoni presentate dagli artisti affermati al Festival ne salvo solo tre mentre nelle otto dei giovani artisti solo due. Così poche? Purtroppo sì, e ogni anno diventano sempre meno.

Artisti affermati: Arisa, Samuele Bersani e Eugenio Finardi.
Giovani proposte: Erica Mou e Marco Guazzone.

Questi cinque secondo me hanno fatto bene e presentato testi e musiche diverse da quelli che siamo abituati ad ascoltare.

Arisa è cresciuta tantissimo dalla prima volta che l’ho vista al festival con i suoi occhialoni alla Harry Potter. Ha tirato fuori ancor di più la voce e si sente molto lo studio che ha fatto per cantare sempre meglio. La notte – canzone portata a Sanremo – pensavo fosse quella che avrebbe vinto. Ben interpretata, buon testo e con passaggi musicali, crescendo, silenzi, aperture e chiusure posti al posto giusto.

Samuele Bersani è rimasto fedele al suo stile, riesce sempre a stupire la bravura di questo cantautore nel raccontare temi diversi con immagini diverse. L’arrangiamento di Un pallone è ottimo, curato nei minimi dettagli e il Premio della critica meritato. Musicalmente la canzone è particolare, il ritornello rimane in testa fin da subito, bastano giusto un paio di ascolti ed è fatta. Colpisce.

Eugenio Finardi. Non ho parole per esprimere la bravura di questo artista. Le sue interpretazioni sono sempre di altissimo livello e anche in questo caso non ha smentito le aspettative. Forse E tu lo chiami Dio è un po’ alta per le sue corde ma questo alla fine non conta, l’emozione che trasmette è eccezionale. Questa è musica!

Bene, credo di aver finito. Non commenterò le due canzoni dei giovani che mi son piaciute, lascio al tempo questo compito ma sono sicuro che sentiremo ancora parlare di loro, promettono bene e faranno grandi cose. Di sicuro non sono meteore e non avranno successo con data di scadenza – come siamo ormai abituati a vedere.

Scritto da Mac La Mente

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1 Comment

  1. Approvo l’ultima frase Mac.

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