/ Ottobre 26, 2009/ Artisti, Blog, Il disco del mese/ 0 comments

Ed eccoci giunti, con un po’ di anticipo rispetto al solito e per un motivo che spiegherò subito, all’appuntamento fisso con Il disco del mese. Perchè in anticipo? Semplice, in occasione dell’arrivo della festa di Halloween e del Giorno dei morti qui, su Libera-mente, verranno inseriti alcuni articoli un po’ più “macabri“, più horror e oscuri in attesa degli spiriti e del loro risveglio.

Dopo questa breve premessa, cominciamo proprio dalla musica e quale album rappresenta meglio l’orrore, l’oscurità e lo spettrale se non uno che accompagna un film horror tra i più conosciuti di tutti i tempi? Ma Profondo Rosso dei Goblin, naturalmente.

Questo album è la colonna sonora portante dell’omonimo film girato da Dario Argento nel 1975 e, nonostante siano passati più di trent’anni, ogni volta che lo si ascolta cresce la paura e non si può far a meno di guardarsi alle spalle per timore che arrivi qualcosa di inaspettato e sinistro.
Profondo Rosso è un capolavoro e regala, sia nella sua versione originale che nell’arricchimento e rimasterizzazione del 2005, un’ondata di musica di altissimo livello, curata sia nell’aspetto tecnico che nei suoni.
Realizzato pensando al film, ne rispecchia i vari momenti, gli stati d’animo dei protagonisti e tutto ciò che avviene nelle diverse scene: i Goblin hanno fatto un gran bel lavoro di fusione e di sperimentazione. Sì, sperimentazione perchè furono i primi in Italia ad utilizzare un sequenzer per registrare e mandare in loop, durante i brani, parti ripetute all’infinito che accompagnano le canzoni arricchendole di suspense.

Ma vediamo in dettaglio l’intero album che, ahimè, dura pochissimo, meno di mezz’ora. Una mezz’ora da brivido!

Profondo Rosso infatti è costituito da sette brani che variano in lunghezza da un paio di minuti a meno di sei, ma che riescono a creare quell’atmosfera d’incertezza, tipica dei film horror, esprimendola al massimo livello. E’ un album interamente strumentale e la bravura dei musicisti – ora certamente da considerare “musicisti storici italiani” – viene messa in risalto in un modo pazzesco.

La composizione d’apertura è sicuramente la più conosciuta e da’ il nome all’intero album: Profondo Rosso. L’intro è spettrale e realizzato da una tastiera e da un sintetizzatore, successivamente si aggiungono tutti gli altri strumenti e tra questi spicca il basso che con il suo riff apre le porte alla batteria e all’organo. Sono presenti diversi stacchi e momenti nella canzone, i crescendo rappresentano la paura, la materializzano sempre più, fino a scoppiare. I suoni sono bellissimi e il riff iniziale dopo un po’ di battute e per diverse volte si ripete: è come se si aprisse un’altra porta in una casa deserta senza sapere quello che c’è dietro…

Death Dies, a differenza della precedente, comincia con una grande botta, è potente. Si capisce subito a quale genere musicale appartiene: rock progressivo italiano. Caratteristica del brano sono gli inserimenti inaspettati e quasi sussurrati della tastiera, inserimenti che crescono d’effetto quando vengono abbinati alla chitarra. Molto bello l’ostinato ripetitivo di questa canzone, è “lui” il vero protagonista, fa smettere di respirare e trattenere il fiato. Continuando con l’ascolto, una piccola pausa, per poi riprendere con la musica fino al finale, finale lasciato al suono del battito del cuore.

Segue Mad Puppet, canzone che con i suoi cinque minuti e 49 secondi è la più lunga dell’album. L’intro è affidato al basso, sempre in primo piano, strumento al quale si abbinano e si sentono in sottofondo vari effetti di moog, sintetizzatore e di un tamburo da orchestra dal suono non amplificato e sporco. E mentre il riff di basso continua, ecco che arriva la chitarra con qualche nota da prima accennata, per poi affermare la sua presenza e aspettare l’organo. L’effetto di paura e suspense crescono.

La quarta composizione è intitolata Wild Session. Il brano ha un lungo intro di quasi due minuti, dove è davvero il vento a parlare, a intrufolarsi dappertutto, a creare vortici e spifferi che fanno rabbrividire. Ma non è solo questo a far paura, anche il suono dell’organo fa pensare a qualcosa di satanico, a un grido disperato d’aiuto finché non accade qualcosa: la musica cresce tutt’a un tratto. Il brano prosegue con riff di piano, batteria e chitarra e con un sintetizzatore che rafforza le parti progressive fino alla fine.

Deep Shadows è il quinto brano, un pugno nello stomaco perchè comincia davvero forte: stacchi all’unisono, chitarra potente e un basso martellante che anticipano e spianano la strada a tutti gli altri strumenti. Diversi sono i momenti presenti nella canzone: pause, cambiamenti di tempo e, finalmente, un solo di batteria del maestro Walter Martino che mette in luce tutta la sua bravura e la sua tecnica. Dopo questo solo il brano accompagna l’ascoltatore riprendendo la melodia iniziale.

L’album è arrivato quasi alla fine, restano soltanto due brani.
School at Night, diverso dai precedenti perchè è quasi un’aria lirica: si sentono tantissimo i fiati dell’orchestra con i loro sali e scendi di volume che accompagnano lo strumento principale, il moog. School at Night regala l’impressione di camminare all’interno di una scuola buia tra corridoi senza fine, con aule deserte e con un qualcuno che ci insegue: si sentono i passi!
Gianna è il brano di chiusura del disco, sembra un altro pianeta rispetto alle altre e forse lo è. E’ un intermezzo – dura poco più di un minuto – tranquillo e rilassante. E’ la fine di un incubo, fa sentire sollevati e quasi felici. La tromba e il pianoforte in questo caso fanno un ottimo lavoro, si fondono molto bene.

Non posso far altro che elogiare il lavoro dei Goblin, sono stati bravissimi nella composizione e nella creazione di tutte le atmosfere macabre, di attesa e di terrore, le stesse che ci sono nel film.
Profondo Rosso è una colonna sonora perfetta e i musicisti che l’hanno realizzata sono davvero bravi, la fusione dei suoni è impeccabile e il rock progressivo italiano vien fuori in tutto il suo splendore.

Musicisti:

– Massimo Morante: chitarre (in Profondo Rosso, Death dies, Mad puppet, Wild session, Deep shadows)
– Fabio Pignatelli: basso (in Profondo Rosso, Death dies, Mad puppet, Wild session, Deep shadows)
– Claudio Simonetti: tastiere (in Profondo Rosso, Death dies, Mad puppet, Wild session, Deep shadows)
– Walter Martino: batteria (in Profondo Rosso, Mad puppet, Wild session, Deep shadows)
– Agostino Marangolo: batteria (in Death dies)
– Antonio Marangolo: piano (in Death dies)
– Orchestra di Giorgio Gaslini: (in Mad puppet, Wild session, Deep shadows, School at night, Gianna)

Tutti i brani della tracklist sono ascoltabili da Youtube.

Tracklist del 1975:

1. Profondo Rosso – 3:45
2. Death Dies – 4:43
3. Mad Puppet – 5:49
4. Wild Session – 5:00
5. Deep Shadows – 5:48
6. School at Night – 2:09
7. Gianna – 1:52

Scritto da Mac La Mente

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