/ Luglio 30, 2009/ Artisti, Blog, Il disco del mese/ 1 comments

Tra i tanti maestri-cantautori che la musica italiana ha nella sua “scuderia” un posto di rilievo è occupato da Roberto Vecchioni.
Cantautore raffinato, schietto e sincero – particolarità che vengono fuori anche nelle sue canzoni –, Vecchioni ha regalato in questi anni tesori che ancora oggi conservano il loro fascino iniziale e tra questi c’è sicuramente l’album intitolato Samarcanda.

In occasione allora del nostro appuntamento mensile con la rubrica “Il disco del mese” è proprio di questo album che vorrei parlare.

Samarcanda è un album del 1977 e contiene sette canzoni; proprio come l’omonima città situata in Uzbekistan e caratterizzata dall’essere al centro di quella che una volta veniva chiamata la via della seta, Samarcanda fa da tramite, da congiunzione, tra il giovane Roberto – quello che, se vogliamo, era agli inizi della carriera anche se di album ne aveva già pubblicati sette – e il Vecchioni a cui tutti siamo abituati oggi, ovvero il grande cantautore.

Il brano di apertura del disco è quello che da’ il nome all’album: Samarcanda. La canzone è caratterizzata da un ritmo e da un ritornello molto orecchiabili dove si affaccia, nella musica, un altro artista degno di nota che per l’occasione collabora in quasi tutto l’album: Angelo Branduardi e il suo violino. La storia che la canzone racconta è semplice: un soldato scampato alla guerra ha voglia di festeggiare e si getta a capofitto nelle danze, quando all’improvviso vede la Morte e pensa che sia lì per lui. Anche la Morte a sua volta è meravigliata di vederlo perchè di lì a poco avrebbe dovuto incontrarlo per davvero.
E allora cosa fare? Al soldato non resta che scappare e riprendere il suo viaggio, ma il destino è imprevedibile e vuole che la destinazione sia proprio il luogo prestabilito per l’incontro con la morte: Samarcanda. Tutta la storia è raccontata in modo allegro anche se ci sono momenti – musicali e parti del testo – in cui si capiscono benissimo gli stati d’animo del soldato.

Terminata la prima traccia, quasi come un intermezzo perchè è la canzone più breve dell’album, arriva Vaudeville, dove si racconta in maniera allegra, scanzonata, grottesca e quasi irreale la figura del cantautore e la fine che questo pover’uomo fa. Una fine decisamente triste e completamente diversa da quella che lui stesso si aspettava e cantava nelle sue canzoni.

In Due giornate fiorentine comincia il viaggio introspettivo di Vecchioni. La canzone è lenta, dolce, la musica riesce a catturare tutte le emozioni e gli stati d’animo che si provano per aver subito un tradimento. Due giornate fiorentine contiene diversi flashback e pensieri, rimpianti per non aver capito prima quello che stava succedendo. Ma non solo questo, si cerca di adare avanti e riprendere la solita vita una volta presa consapevolezza e capito che è possibile convivere con la capacità di non amare. Il cambiamento all’interno della canzone è caratterizzato da un aumento dell’andatura e dall’entrata dei diversi strumenti che movimentano tutta l’atmosfera.

In contrapposizione con la canzone precedente, quasi come una voglia di ritornare a vivere in pieno, arriva Blu(e) notte dove Vecchioni recita tutto il testo e le coriste cantano alcuni versi della poesia X agosto di Giovanni Pascoli. Molto particolare questa canzone, è un blues dall’inizio alla fine ma il vero spirito di questo genere salta fuori nella lunga coda e nel solo di chitarra con le sue note graffianti.

Ed è la volta di Per un vecchio bambino. Vecchioni dedica questa canzone a suo padre e si sente. Ci sono amore e malinconia sia nelle parole che nella musica. Il brano comincia piano, con atmosfera, quasi sussurrato e anche se ad un certo punto sembra aprirsi ed esplodere, non lo fa, tutto è pacato a calmo. E’ così che deve essere, proprio come gli insegnamenti di un padre al proprio figlio: non c’è fretta nell’imparare ma comprensione durante le difficoltà. Nei suoi 7 minuti e 41 secondi, Per un vecchio bambino ha molti momenti strumentali soprattutto sul finale dove la musica prendere il posto delle parole.

Continuando con l’ascolto, arrivano la sesta traccia e un’altra dedica, questa volta al fratello notaio. In Canzone per Sergio il cantautore immagina di scrivere una lettera al fratello e di parlargli di problemi esistenziali, del poco tempo che si ha e che vola via velocemente e della voglia di metter da parte i contrasti e riappacificarsi per ritornare a stare insieme.
Molto bella la citazione tratta da Blowin’ in the wind di Bob Dylan: “La risposta nel vento dov’è, dov’è, sarà la stessa per ognuno di noi?”. Una domanda che Vecchioni si pone e a cui cerca di rispondere.

Ed è arrivata la fine del disco con L’ultimo spettacolo. E’ la canzone più lunga dell’album, molto poetica e con un pianoforte che fa venire i brividi e accompagna il cantato. E’ un brano lento, anch’esso d’atmosfera, che piano piano prende vita grazie ad un cambio di tempo, quasi a rappresentare l’addio che si da’ a chi si è amato e non si ama più. Propro come un ultimo spettacolo, infatti, l’amore finisce. Un falso finale, abbastanza breve, permette di ricominciare a cantare dopo il momento musicale precedente. La voce di Vecchioni in questo brano è il massimo dell’espressività.

Samarcanda è uno di quegli album che si ascolterebbero all’infinito, non solo per il piacere di farlo ma anche per comprendere in pieno il suo spirito. E’ un album vario, ogni canzone racconta una storia a sè. In questo album il Vecchioni-cantastorie regala a tutti noi un pezzo della sua vita.

Musicisti:

1. Angelo Branduardi – Violino in Samarcanda, Due giornate fiorentine e L’ultimo spettacolo; flauto dolce in Samarcanda; violino elettrico in Blu(e) notte e Per un vecchio bambino
2. Paky Canzi – Polimoog, pianoforte e eminent, violino in Vaudeville
3. Toni Esposito – cucchiai e pentole in Samarcanda; percussioni e effetti in Due giornate fiorentine, Per un vecchio bambino e Canzone per Sergio
4. Mauro Paoluzzi – batteria, percussioni in Vaudeville e L’ultimo spettacolo, polimoog in Due giornate fiorentine, chitarra elettrica e chitarra acustica
5. Billy Zanelli – basso
6. Naimy Hackett – cori, voce recitante nel prologo
7. Leona Laviscount – voce
8. Bruno Malasoma – colpo di pistola in Vaudeville

Tracklist:

1. Prologo – Samarcanda – 4:46
2. Vaudeville – 1:46
3. Due giornate fiorentine – 6:45
4. Blu(e) notte – 4:14
5. Per un vecchio bambino – 7:41
6. Canzone per Sergio – 5:24
7. L’ultimo spettacolo – 8:27

Scritto da Mac La Mente

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1 Comment

  1. Bellissimo articolo!!! Mi avete fatto venir voglia di riascoltarlo!!!Grazie!

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