Come disco da recensire questo mese all’interno della nostra rubrica Il disco del mese ho scelto il primo lavoro di uno tra i più conosciuti gruppi di rock progressivo italiano degli anni Settanta: gli Area. Il disco si chiama Arbeit Macht Frei, è del 1973 ed è composto da sei brani.
Perchè questa scelta? Perchè voglio rendere omaggio al fondatore degli Area, Demetrio Stratos, scomparso il 13 giugno del 1979, trent’anni fa.
Stratos è stato uno tra i primi cantanti a considerare la voce come strumento, capace di polifonie vocali di altissimo livello e fondatore di una scuola tra le più prestigiose di quel periodo. La voce di Demetrio Stratos va oltre ogni immaginazione, è una fusione di suoni armonici che lo stesso Demetrio utilizzava durante le incisioni con gli Area con una facilità unica, creando effetti davvero particolari.
In Arbeit Macht Frei si comincia a sentire la grandezza di questo cantante ma l’apice della sua produzione arriverà con i lavori successivi e anche con il distacco dal gruppo, purtroppo avvenuto pochi mesi prima della sua morte, troppo presto.
Arbeit Macht Frei rispecchia il suono tipico del periodo progressivo italiano, un suono grezzo e poco definito ma, nonostante questo, ogni singola nota, ogni cambiamento di tempo e ogni vocalizzo di Demetrio Stratos si riescono a capire e stupiscono chi ha la fortuna di ascoltare questo grande cantante e gruppo.
Il brano di apertura del disco è Luglio, agosto, settembre (nero): un insieme di poesie messe in musica. La prima poesia è un poema arabo chiamato “Poem for peace“, una registrazione eseguita all’interno del museo del Cairo. Questa incisione ci proietta in una dimensione mistica, in una fusione di suoni tipica degli Area e che si ritrova anche in altri dischi. A Poem of peace segue una poesia scritta dallo stesso Stratos, il tutto è accompagnato da una musica davvero sublime dove la bravura dei musicisti – anche se accennata – viene fuori.
Luglio, agosto, settembre (nero) è il brano che dura meno nel disco, a questo segue il brano che dura di più e che da’ il titolo all’album: Arbeit macht frei.
Arbeit macht frei ha un intro inizialmente free di batteria dove il batterista Giulio Capiozzo (il batterista) esalta le sue doti tecniche e musicali. Terminato l’intro la canzone comincia con il basso che esegue un riff corposo accompagnando i piatti, ma lo strumento principale, quello che ha più spazio all’intero del brano, è il flauto che suona note scure e tenebrose fino a quando il brano non arriva ad esplodere con un altro solo affidato questa volta al sassofono. Bisogna aspettare la metà del prezzo per ascoltare Stratos cantare la prima strofa ed eseguire dei vocalizzi che fanno venire i brividi, degli acuti penetranti che rafforzano ancora di più la musica. Alla fine del cantato la musica si affievolisce, abbassa il volume ma di poco e il ritmo principale della canzone continua.
Il terzo brano del disco Consapevolezza è caratterizzato da un ritmo velocissimo e da un suono pesante che aumenta sempre di più. L’inizio presenta degli stacchi precisi e perfetti, a tempo, che tutti i musicisti eseguono con facilità. Verso la parte centrale invece il suono diventa più leggero e arriva un lungo solo di sassofono, un solo da ascoltare e riascoltare più volte, davvero bello.
Consapevolezza dura circa sei minuti ma sembra continuare nonostante si sia arrivati al quarto brano dell’album, Le labbra del tempo.
Anche in Le labbra del tempo il ritmo è veloce ma c’è molta più atmosfera e i suoni risultano delicati: sono le note di tastiera a creare questo effetto. Il brano sembra essere diviso in due e più parti perchè, una volta terminato l’intro, il pezzo cambia con l’arrivo della parte cantata da Stratos che viene accompagnato da suoni di flauto e sax. All’interno del brano troviamo anche una pausa brevissima che permette al basso e ai piatti della batteria di rimanere soli, ma solo per un istante, perchè arriva subito la tastiera con il suo suono psichedelico.
Un ulteriore cambiamento avviene verso la fine, dove ritornano l’atmosfera e il cantato: un acuto di Stratos preanuncia la ripresa della musica.
Ed ecco che arriva l’unico brano completamente musicale del disco: 240 chilometri da Smirne. E’ un pezzo meraviglioso, dove ogni musicista degli Area si esalta e interagisce con gli altri fondendo suoni, colori, ritmo e volume in una cosa sola. E’ un vero e proprio delirio, un brano progressivo al 100% e nche più, comincia forte per poi placarsi. Il basso è lo strumento che ha il compito di eseguire un assolo più lungo degli altri e Patrick Djivas non commette errori, è perfetto proprio come lo è in tutto il disco. Bravo!
Ma come ogni capolavoro la fine arriva troppo presto ed è la volta de L’abbattimento dello Zeppelin. La traccia scelta per la chiusura del disco comincia con un suono bassissimo, con un accenno di note di sassofono e con qualche colpo sui tamburi e sui piatti. La tastiera è ancora psichedelica ma una volta che tutto il pezzo esplode non c’è niente che possa fermarlo: Stratos supera se stesso con i vocalizzi e sembra davvero che il famoso dirigibile stia precipitando da un’enorme altezza.
Il disco di esordio degli Area è uno dei tanti capolavori della musica progressiva italiana, un piacere ascoltarlo e riascoltarlo. Arbeit macht frei proietta l’ascoltatore in una dimensione e in una realtà inesplorata, tutta da scoprire e lo fa nel miglior modo possibile con la musica e con la voce unica del suo cantante Demetrio Stratos.
Prima di concludere questa recensione voglio segnalare l’uscita in edicola con L’Espresso del dvd del concerto tributo a Demetrio Stratos, concerto tenuto all’Arena Civica di Milano nel 1979, dove molti artisti si esibirono in quella che viene considerata la Woodstock italiana.
Segnalo inoltre i brani della tracklist tutti ascoltabili su youtube.
Gruppo degli Area:
Demetrio Stratos: voce, tastiere
Victor Edouard Busniello: sassofono, flauto
Giulio Capiozzo: batteria
Yan Patrick Erard Djivas: basso
Patrizio Fariselli: tastiere
Paolo Tofani: chitarre
Tracklist:
1. Luglio, agosto, settembre (nero) – 4:27
2. Arbeit macht frei – 7:56
3. Consapevolezza – 6:06
4. Le labbra del tempo – 6:00
5. 240 chilometri da Smirne – 5:10
6. L’abbattimento dello Zeppelin – 6:45
Scritto da Mac La Mente