/ Giugno 20, 2009/ Blog, Società e politica/ 2 comments

A pochi giorni di distanza dalla conferma che, ahimè, il centro-destra è più forte del centro-sinistra in Italia, il popolo italiano è chiamato nuovamente a votare non solo in quei comuni dove si è andati al ballottaggio, ma anche per un referendum che intende cambiare l’attuale legge elettorale e portare l’Italia ad un sistema bipartitico come quello presente negli Stati Uniti.

Indipendentemente dalla mia personale posizione politica cercherò di spiegare in cosa consiste questo referendum e quali saranno le conseguenze in caso di vittoria del Si, del No o dell’astensione dal voto.

Ma prima di addentrarmi mi pongo una domanda che va oltre il referendum e che più che altro è una riflessione: perché il Referendum non è stato fatto lo stesso giorno delle elezioni europee? In questo modo si sarebbe risparmiata, in questo periodo di crisi, una cifra considerevole. Ma forse la risposta è semplice, forse siamo spendaccioni e proviamo gusto a fare il doppio del lavoro e a “disturbare” ulteriormente le persone che alla fine – e mi sembra una cosa normale – si stancano e perdono fiducia nella politica.

Bene. Dopo questa piccola premessa, passiamo allo scopo vero e proprio dell’articolo.

Al referendum elettorale del 21 e 22 giugno si vota con tre schede di colore diverse: una viola, una beige e una verde.

Nella scheda viola – per la Camera – si chiede di abrogare la possibilità di collegamento tra liste e l’abrogazione dell’attribuzione alla coalizione di liste più votata del premio di maggioranza nazionale.
Questi significa che in caso di vittoria del Sì, il premio di maggioranza alla Camera (ovvero l’assegnazione del 55% dei seggi alla coalizione o lista più votata) sarà assegnato alla singola lista (e non più alla coalizione) che prende il maggior numero di voti.
In caso di vittoria del No, l’attuale legge rimarrebbe inalterata.

Nella scheda beige – per il Senato – si chiede di abrogare la possibilità di collegamento tra liste e l’abrogazione dell’attribuzione del premio di maggioranza su base regionale alla coalizione di liste più votata in ciascuna regione.
Questi significa che in caso di vittoria del Sì, il premio di maggioranza regionale al Senato sarà assegnato alla singola lista (e non più alla coalizione) che prende il maggior numero di voti.
In caso di vittoria del No, l’attuale legge rimarrebbe inalterata.

Nella scheda verde si chiede di abrogare la possibilità, per la stessa persona, di candidarsi contemporaneamente in più di una circoscrizione.
Questi significa che in caso di vittoria del Sì, i leader dei partiti non potranno più presentarsi in tutta Italia per trainare le liste, salvo poi optare, una volta eletti, per un collegio piuttosto che per un altro sulla base di calcoli di partito che non necessariamente esprimono la volontà degli elettori, ma rispondono a esigenze interne alle singole forze politiche.
In caso di vittoria del No, l’attuale legge rimarrebbe inalterata.

Per quanto riguarda le posizioni dei partiti, invece, il PD è favorevole al Sì su tutte e tre le schede mentre il PDL lascia libertà di voto ai suoi elettori. Diversa è la posizione dell’Italia dei Valori dove il leader Di Pietro ha cambiato posizione passando dal Sì al No. Completamente contrari quindi troviamo partiti come l’Italia dei Valori e anche il Partito Radicale di Pannella. Tutti gli altri – dalla Lega Nord a Rifondazione Comunista – sono per l’astensione dal voto.

In ogni caso, votare è un diritto e dovere di ogni cittadino anche se il proprio partito o quello a cui ci si sente più vicini ha una posizione che non si condivide.
Solo nel caso del Referendum si può dichiarare al seggio che non si vuole votare e rifiutare così le schede.
Affinchè il Referendum abbia valore è necessario il raggiungimento di un quorum del 50%+1 delle persone aventi diritto altrimenti viene dichiarato nullo.

Scritto da Mac La Mente

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2 Comments

  1. Articolo veramente ben fatto! ^__^

  2. Spiegazione chiara. Mi ero dimenticato del referendum.

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