/ Gennaio 10, 2009/ Artisti, Blog/ 1 comments

Non è stato facile per me scegliere una canzone da commentare per ricordare i dieci anni della scomparsa di uno tra i Cantautori-Poeti italiani che adoro di più, non è stato facile perché alla domanda che spesso mi è stata rivolta da amici e conoscenti, “Qual è la canzone che più ti piace di De André? Cosa ti piace di De André?”, ho sempre risposto: tutte e tutto! Ed è così, ogni canzone rappresenta un piccolo tesoro da portar dentro, un insieme di luci e ombre, colori e tonalità di grigio, suoni, silenzi e pensieri che Fabrizio è riuscito a trasmettere come solo lui sa fare ed è per questo che ancora oggi lo si ricorda e lo si sente vivo più che mai.
Lui è qui, accanto a me mentre scrivo questo articolo, la sua voce risuona e viene amplificata nello stereo, esce dalla finestra e va lontano…

A dieci anni dalla sua scomparsa – come passa il tempo! – Fabrizio continua a muovere masse di persone che per l’occasione si radunano come ad un suo concerto, ad una manifestazione e, pur non nascondendo un certo senso di tristezza, è la gioia che alla fine avrà il sopravvento. Perchè Fabrizio era di tutti, raccontava tutti, soprattutto le classi più disagiate delle sua Genova e dell’Italia in generale, e diffondeva calore con quella sua voce inconfondibile segnata da esperienze, gioie e tristezze e ideali.
Sempre fedele a ciò che credeva, ha sempre sostenuto con forza e consapevolezza il suo pensiero. De André era un pensatore libero, un ricercatore e il capostipite dei cantautori – è così che l’ha definito Francesco Guccini e scusate se è poco!

Vorrei ricordare Fabrizio in un modo diverso dal solito ma è davvero difficile, tante, troppo parole e pensieri sono stati espressi su di lui e sulla sua opera in questi anni.
Comincio in un modo diverso, forse, citando una sua frase contenuta nel libro “Volammo davvero” edito da BUR e curato da Elena Valdini:

Ebbi ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l’ansia per la giustizia sociale e l’illusione di poter partecipare a un cambiamento del mondo. La seconda si è bruciata bene presto, la prima rimane”.
Fabrizio De André

In questa frase c’è tutto De André e quello a cui lui credeva. Non so se sia stata pronunciata prima o dopo la nascita della canzone che mi appresto a presentare, mi piace pensarlo però…
Con Creuza de mä De André raggiunse l’apice della sua produzione discografica e negli album successivi (ma anche nei precedenti) è riuscito a mantenere questo livello restando fedele a se stesso.

Creuza de mä non è soltanto una canzone, è un intero album pubblicato nel 1984 in dialetto genovese. Un album importante come è importante non dimenticarsi mai le proprie origini. Il dialetto fa parte della nostra cultura, bello perchè varia a seconda delle regioni italiane, dal sapore antico dove i modi di dire riportano indietro nel tempo. Ecco, Creuza de mä è un viaggio nel tempo, un’andata e un ritorno.

Per chi non è genovese, come me, rappresenta anche molto di più. Creuza de mä è l’opportunità che Fabrizio mi ha dato di conoscerlo meglio e attraverso uno degli aspetti che per lui contavano di più: il racconto del quotidiano, delle gesta e dei pensieri delle persone mentre affrontano la vita di tutti i giorni con gioie e dolori, con certezze e dubbi, come avviene nella realtà.

L’album ha come canzone d’apertura proprio quella con lo stesso nome. Creuza de mä, tradotta impropriamente come Mulattiera di mare, è una piccola strada adiacente al porto che i marinai percorrono dopo essere tornati dalle loro faccende quotidiane. E’ un canzone con suoni particolari e popolari che permettono all’ascoltare di accostarsi a questi uomini del mare e al loro percorso. Si sente l’odore del mare, della frittura lungo le piccole vie, le grida tra vicini di casa per comunicare e altri aspetti caratteristici di chi vive lottando tutti i giorni, non solo con il mare.
Sono queste le persone che Fabrizio ha sempre descritto nelle sue canzoni. Non ricchi e potenti, ma il popolo: prostitute, rapinatori, attentatori o come in questo caso, marinai.

Fabrizio De André cantautore, poeta, pensatore… Aggiungerei amico, anche se non l’ho mai conosciuto e non ho più opportunità di farlo. Un amico che ritorna ogni volta nella mia vita e che non va e non andrà mai via del tutto, è grande l’ammirazione che ho nei suoi confronti e quello che mi ha regalato in questo anni.

Un fiore per te, Fabrizio!

(continua)

Scritto da Mac La Mente

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1 Comment

  1. Lascio un fiore anch’io in memoria dell’immenso Fabrizio De Andrè :fiore:

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