/ Dicembre 16, 2008/ Blog, In Libreria/ 1 comments

Autore contemporaneo tra i più conosciuti ed apprezzati, quasi riscoperto dopo la sua scomparsa avvenuta nel 1982, John Cheever è uno scrittore americano autore di sette raccolte di racconti e cinque romanzi. Per la sua capacità di narrazione diretta e realistica venne soprannominato “il Čechov dei sobborghi”, perché la maggior parte delle sue storie descrive senza mezzi termini la vita delle fasce popolari americane, i problemi che devono affrontare e le conseguenze che questi creano nelle azioni e nei comportamenti dei protagonisti.
Tra i suoi libri quello che maggiormente colpì e colpisce ancora oggi è Falconer. Un romanzo dove è presente il miglior Cheever, un romanzo considerato da molti la migliore tra le sue opere, il capolavoro per eccellenza. E’ vero!

In Falconer viene descritta la vita vissuta di un uomo, distrutta e poi ricomposta attraverso un linguaggio a tratti delicato e a volte troppo duro e diretto. Ci sono momenti che fanno ghiacciare il sangue e fanno venire i brividi tanto ci si immedesima nell’azione che si sta svolgendo e nello stato d’animo del protagonista.

Il protagonista del romanzo è Farragut, un professore che fa anche uso di eroina. Nel romanzo viene arrestato e rinchiuso in carcere perchè condannato per omicidio, anzi per un crimine ancor peggiore: il fratricidio. Il nome del carcere è Falconer, da cui il titolo del romanzo. E’ un ambiente che non lascia spazio all’immaginazione, cupo, scuro e tetro e dove le vite dei carcerati sono nelle mani delle guardie che, per fortuna, mostrano nei loro confronti un comportamento abbastanza umano. Queste guardie sono disegnate da Cheever come persone con le medesime paure, ansie, problemi dei carcerati ma hanno un qualcosa di più, la libertà, ma anche il compito di mantenere l’ordine all’interno della prigione: cosa non sempre facile da fare a causa delle diverse situazioni che si vengono a creare. A Falconer non sono tollerati gli sbagli, non si possono avere pensieri propri e non ci si può ribellare: disciplina è la parola d’ordine.

Farragut, insieme agli altri detenuti, rispetta in pieno questa regola, ma riesce ogni tanto ad “evadere” grazie alla sua immaginazione. Conosce la sofferenza causata dall’astinenza da eroina e dall’altro sesso. Conosce altri uomini all’interno del carcere nelle sue stesse condizioni e si innamora, prova il sesso e il sentimento dell’amore per una persona simile a lui. Questa esperienza è ben visibile nella sua persona, tanto che in una delle rare visite da parte della moglie è lei stessa a domandarglielo: “hai fatto sesso?”. E Farragut, quasi impietrito da questa domanda, anche se non risponde direttamente, conferma con il suo volto e i suoi atteggiamenti i dubbi della moglie. Falconer ha cambiato Farragut, l’ha fatto diventare un’altra persona.

Tra i sentimenti che Farragut prova all’interno del carcere emergono anche la nostalgia e la malinconia quando il suo amore (maschile, Jody) se ne va. Jody, durante una visita dell’arcivescovo, riesce a scappare prendendo il posto di uno dei suoi collaboratori, un chierichetto. Impresa ardua e pericolosa ma compiuta con successo, anche se scoperta dall’arcivescovo.

Farragut è in crisi, solo, e i suoi compagni di cella non possono far niente per lui. E’ in una situazione difficile, vive momenti di sconforto e non partecipa neanche a un tentativo di ribellione che un suo compagno – soprannominato Cocco numero due – cerca di fare bruciando il cuscino e il materasso e incitando gli altri carcerati a seguirlo. I carcerati che prendono parte alla ribellione vogliono imitare quello che succede in altre prigioni e in altri bracci della stessa Falconer, perchè stanchi di sentirsi in gabbia e di dover vivere una situazione così pesante.

Dopo questa tentata ribellione qualcosa cambia sia tra i carcerati, che tra i secondini, che nei loro reciproci atteggiamenti. I secondini stanno molto più attenti, sono diventati più rigidi e impongono ai carcerati perquisizioni e visite corporali anche nelle parti intime.
I carcerati capiscono che se non faranno altre ribellioni la situazione ritornerà ad essere com’era prima. Cercano di convincersi che la vita all’interno del carcere non è poi così male e consente loro di evitare i reali problemi che ci sono fuori: mancanza di cibo, assenza di un lavoro, tasse da pagare ecc.

Farragut nel frattempo continua per la sua strada, riesce in qualche modo a costruirsi una radio, guarda la tv insieme ai suoi compagni. Un giorno nella sua cella si presenta Cocco numero due ormai invecchiato, in fin di vita e ritenuto pazzo. I due uomini parlano tra loro e questo è il primo e vero contatto che hanno dopo tanto tempo, non si confidano ma pur mantenendo una certa distanza riescono a capirsi.
La morte di Cocco numero due spinge Farragut ad elaborare un piano di evasione: sostituirsi al cadavere nel sacco funebre.

Il trasporto del sacco e il trattamento riservato dagli addetti comportava dei rischi perchè i sacchi veniva gettati sui camion, per Farragut questo significa dolore, lividi e anche piccoli tagli, ma questo è il prezzo da pagare per la fuga e Farragut riesce a sopportare la sofferenza e trattenere le urla per non farsi scoprire. Quando il sacco arriva nell’obitorio fuori dal carcere, Farragut può finalmente uscire e andarsene.
Rivestito con abiti meno appariscenti grazie all’aiuto di uno sconosciuto, il nostro protagonista sale su un autobus per dirigersi verso la sua nuova vita.

Rallegrati, pensò, rallegrati.” sono le parole con cui termina il romanzo.

Sul forum nel topic dedicato a John Cheever sono presenti altri suoi libri e incipit di racconti.

Scritto da Mac La Mente

Share this Post

1 Comment

  1. Falconer è un romanzo che lascia senza fiato proprio come l’interno della cella che ospita Farragut.

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.