/ Dicembre 9, 2008/ Artisti, Blog, La musica del tempo/ 0 comments

In circostanze estreme vediamo la verità davanti ai nostri occhi. Proprio quando iniziamo ad accettare il cinismo come norma, la nostra umanità ci corre in aiuto, mostrandoci con grande chiarezza che tutti noi dipendiamo l’uno dall’altro per sopravvivere in questo mondo. Mostrandoci la grazia e la bellezza dell’altruismo. Mostrandoci che i veri eroi della vita non sono le celebrità che conquistano le pagine dei giornali, ma gli sconosciuti intorno a noi, l’umile uomo o donna della strada.
La forza più potente della Terra unisce lo sconosciuto che aiuta lo sconosciuto, quella forza che ciascuno di noi possiede come dono benedetto, anche se talvolta ce ne dimentichiamo: il desiderio innato di amare e di essere amati, e semplicemente seguendo i nostri più nobili istinti noi possiamo cambiare tutto.
E’ confortante sapere di essere meravigliosi

Gordon Haskell

Con queste parole, che rappresentano un vero inno all’amore e al riconoscimento del meglio che c’è in ogni essere umano, Gordon Haskell introduce nel booklet il suo bellissimo album Harry’s Bar, un album che, per la storia che racconta e per come è uscito, è un piccolo miracolo della discografia del 21° secolo.

Il disco, inizialmente autoprodotto da Haskell e solo in seguito allo strepitoso successo del singolo How Wonderful You Are prodotto e distribuito da una casa discografica maggiore, uscì nel 2002 ed ebbe meritato e grande successo in tutto il mondo. Dimostrando che è possibile fare e vendere ottima musica anche se si è al di fuori degli schemi e delle mode preparati a tavolino dagli uffici marketing delle major.

La storia di How Wonderful You Are, il brano principale del disco, e del suo autore, del resto, è una storia che ha del miracoloso e per molti versi sembra una bella favola natalizia da un film alla Walt Disney.

Nell’autunno del 2001 un quasi sconosciuto ultracinquantenne inviò alla BBC una sua canzone autoprodotta, un brano jazz che un giorno un conduttore radiofonico dell’emittente decise di provare a trasmettere.
Quel brano, How Wonderful You Are, piacque così tanto e suscitò immediatamente un tale entusiasmo di pubblico, da diventare la canzone più richiesta nelle radio britanniche e, senza quasi altra pubblicità oltre al passaparola, diventare la n° 2 nella classifica natalizia britannica di quell’anno, dietro la iperpubblicizzata e iperpromozionata Something Stupid di Robbie Williams e Nicole Kidman.

Il successo del brano colse talmente impreparati i giornalisti e gli addetti ai lavori, che inizialmente la stampa prese una cantonata colossale e presentò Gordon Haskell come uno sconosciuto signore che, alle soglie delle pensione, aveva deciso di tirar fuori dal cassetto i suoi sogni di gloria e di cimentarsi come cantante.
In quel momento nessuno degli esperti si accorse che Gordon Haskell era quel Gordon Haskell che negli anni ’60, oltre ad aver lavorato in gruppi minori, aveva lavorato come session man per Jimi Hendrix e aveva fatto parte dei King Crimson come voce negli album In the Wake of Poseidon del 1970 (nel brano Cadence and Cascade, in sostituzione di Greg Lake dopo che quest’ultimo era uscito dal gruppo per costiturie gli Emerson Lake & Palmer.) e Lizard del 1971.

Successivamente, per contrasti con Robert Fripp, Haskell uscì dai King Crimson e tentò con scarso successo una carriera solista.
A partire dagli anni ’80, sembra per problemi di debiti, si trasferì in Danimarca dove lavorò come cantante nei locali fino a quando, saldati i debiti, tornò in Gran Bretagna, dove continuò a lavorare come cantante e musicista nei locali, tentando nel contempo di emergere come autore di dischi autoprodotti.
Fino a quando, nel 2001, inatteso ma meritatissimo, arrivò il successo.

Successo che il musicista, insofferente dei canoni imposti dalle major discografiche, continua a vivere ai margini del mondo discografico, preferendo continuare a occuparsi della propria musica secondo il proprio stile, le proprie idee e i propri gusti e rifiutandosi di scendere a quei compromessi che impongono l’omogeneizzazione e la banalizzazione della musica in nome del profitto a tutti i costi.

(continua)

Scritto e tradotto da Vianne

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