Il disco del mese – Fight for Your Mind di Ben Harper (1/2)
Il brano di apertura è Oppression, che lascia molto spazio alle percussioni e alla chitarra, il resto degli strumenti è assente, se non qualche breve riff di basso. E’ una canzone lenta come l’oppressione e rispecchia tutte le caratteristiche che quest’ultima ha; oppressione che cerca di controllare la popolazione per raggiungere il suo obiettivo, oppressione che, pur essendo consapevole dei danni che farà, è lì e non si riesce a contrastare.
Ground on Down è la giusta continuazione, una ribellione alla traccia precedente. Il ritmo incalzante. Il basso è sempre più forte e diminuisce in volume solo prima del lancio della chitarra di Ben in assolo di note che penetrano in testa, che la sconvolgono e cercano di liberarla dai pensieri – belli o brutti che siano – fino a raggiungere la vera libertà, lontani da tutto e tutti. Particolare della canzone è la presenza di pause come se si dovesse riprender fiato, riposarsi un secondo per poi continuare con questa liberazione.
Terminata Ground on Down, siamo liberi!
Another Lonely Day è una canzone dolce, indica un nuovo inizio. L’unica compagnia che ci serve in questo viaggio è la chitarra. Non c’è bisogno di nient’altro, solo mettersi in marcia verso la prossima meta. E continuando il cammino capita di incontrare qualcuno che non si conosce e che cerca di farti dei favori, favori che a volte non sono sinceri, pensati per aver qualcosa in cambio. E’ proprio questo che racconta Please Me Like You Want To, canzone più ritmata delle precedente ma ugualmente dolce; la strada comincia a salire, la chitarra verso la fine della canzone accenna a qualcosa con una breve “intromissione” ma è ancora presto. E’ lasciato a Gold to Me questo compito, il compito di raccontare quello che c’è stato e che si è vissuto prima di questo incontro. La persona incontrata in questo caso è buona, è come oro (you look like gold to me), oro che viene offerto e non si dissolve alla fine di una giornata, continua a brillare (some shine when the day is new / but fade when the day is through / but you look like gold). Gold to me ha un giro di basso corposo e voluminoso che alla fine lascia spazio ad un breve assolo sfumato, dove il ritmo cambia anche se solo per un istante.
E finalmente siamo in compagnia. Burn One Down è una canzone che fa compagnia, che esprime questo sentimento e tutta la gioia che si prova a stare insieme, a parlare, ridere e perché no, a fumare una sigaretta. Ben dice: “io ne accendo una e ti invito ma se non ti piace il mio fumo, puoi sempre rimanere dove sei, nessuno ti obbliga”. Le percussioni in questo brano sono spettacolari, danno l’idea di una persona che barcolla mentre cammina in una direzione. Fantastica!
E si continua a salire per la strada, non importa se si sia soli o in compagnia, ci sono domande che necessitano di una risposta e Ben queste domande le fa ad un Signore che è sempre più assente, che lui non si sente di chiamare Signore perché anche lui è un signore. Il Signore di Ben Harper è molto spirituale, lui stesso è un personaggio molto spirituale e fervido credente. E’ in Excuse Me Mr. che rivolge queste sue domande, questa sua preghiera, chiedendo il perché ci sia sofferenza e gli siano negate le piccole gioie della vita. La voce che Ben vorrebbe sentire come risposta sembra quasi rappresentata dalla batteria che aumenta sempre più nel suo suono e che, al momento dell’acuto della voce, si ferma, quasi ad ascoltare per poi riprendere fino alla fine della canzone con le sue parole, le sue spiegazioni. In Excuse Me Mr. siamo in piena crisi ma il chiedere “per piacere” è segno di rispetto verso Colui che ci ha creato.
E cominciamo a risalire sempre più velocemente, il dialogo e la preghiera hanno lasciato più dubbi che risposte perché sono le persone che alla fine comandano, che seguono i loro leader e vogliono solo cercare di avere sempre ragione calpestando tutto e tutti. People Lead è la canzone che racconta questo; energica, dura, una canzone di protesta che sfocia nel caos – rappresentato dalle percussioni e dalla batteria che suonano all’unisono, ad indicare ribellione – e suggerisce ai bambini di riprendere il controllo della situazione, di non arrendersi. La chitarra ha un riff forte che incide a fuoco questo grido, grido che sfocia in Fight for Your Mind, non a caso la canzone che da il titolo a tutto l’album e che ha come copertina un uomo che urla tra le fiamme. Fight for Your Mind ha un intro lunghissimo di basso e batteria, la chitarra comincia a emergere e a unirsi agli altri due strumenti solo dopo mezzo minuto e anticipa la voce di Ben Harper che ripete all’infinito che bisogna lottare per la propria mente. Al termine di queste parole arrivano le percussioni, quasi a dargli ragione e ad appoggiare questo pensiero. Fight for Your Mind è la più bella in assoluto dell’album, è il cuore, il punto di arrivo a cui Ben ambisce fin dall’inizio, la conclusione inevitabile che ci sia aspettava. Termina con una coda di batteria e basso che riprende, come un cerchio, l’inizio del brano.
Ma la strada è ancora lunga e ricomincia la discesa. Una discesa quasi rassegnata perché Give a Man a Home è una canzone che calma gli animi. Si è coscienti della situazione e ci si pone altre domande più serene, si comincia a trovare la pace nell’animo e a chiedere favori per qualcun altro, per cercare di salvare qualcun altro visto che per noi pace non c’è. La canzone è cantata in coro, voci si fondono a quella di Ben creando una bellissima armonia.
La persona che si aiuta ci è riconoscente, vuole ricambiare, vuole essere al nostro fianco anche se qualche dubbio rimane e infatti in By My Side Ben chiede “vuoi essere al mio fianco? Non preoccuparti se divento triste, hai tutto il mio affetto”. In By My Side compare per la prima volta l’organo hammond.
Power of the Gospel è un’altra richiesta. Richiesta di non essere lasciato solo anche se il destino per un uomo è quello. Un intro di archi accompagna la chitarra crescendo fino a coprirla. Successivamente gli archi si calmano per poi riprendere più forte. La voce di Ben compare dopo tre minuti, come se fosse in attesa del coro, e quando quest’ultimo arriva si comincia a cantare tutti insieme perché la potenza del gospel renderà potente un uomo debole (It will make a weak man mighty). Il gospel non è solo fatto da persone ma da quello che c’è intorno: acqua. terra, alberi e giardini. A parte gli archi e la voce in questo brano non ci sono altri strumenti, si è soli e la voce di Ben Harper è una dolce melodia, con i suoi alti e bassi mette i brividi.
Si riprende coscienza, si ha quasi paura per tutti gli urli di ribellione e le parole forti che si sono rivolte al Signore in Excuse Me Mr.. Infatti in God Fearing Man, Ben chiede scusa con tutte le sue forze prima che il giorno della fine arrivi o arrivi in anticipo. Ha paura di Dio, è timoroso di Dio. God Fearing Man è la canzone dal tono più scuro di tutto l’album, esprime incertezza e insicurezza, timore appunto. La ritmica è affidata principalmente alle percussioni (a congas e bonghi), ci sono pochi toni chiari di piatti, giusto il necessario per far da collante ai vari passaggi e a una chitarra che si lancia in un lungo solo rappresentato più che altro da suoni indefiniti, tremori, perché è giusto tremare dinnanzi a Dio. La canzone riconcilia l’uomo con il Signore, è divisa in diversi momenti e questo è possibile anche grazie alla sua durata, è infatti la canzone più lunga dell’album, dura quasi 12 minuti. Crescendo e silenzi la fanno da padrone, insieme a chitarre, piatti, suoni indefiniti che rendono il tutto non pesante ma scorrevole. Non ci si accorge della durata, alla fine non sembra vero che sia trascorso così tanto tempo perché ascoltando ci siamo immedesimati e siamo stati a nostra volta perdonati. E’ prevalentemente strumentale, il testo è molto breve ma necessario. E’ un perdono che si chiede con la musica.
E Dio perdona? Sì, Dio perdona e l’unica strada che si può percorrere, quella che all’inizio di questo viaggio non si era vista, è la strada verso la libertà. In One Road to Freedom si viaggia mano nella mano con il Signore, è lui ad indicarci la via. La canzone di chiusura dell’album trasmette questa sensazione di pace e serenità interiore, serenità ritrovata dopo un lungo vagare.
Fight for your mind è un album musicalmente di altissimo livello, ogni canzone ha una propria personalità e tutte insieme rappresentano Ben Harper e quello che lui sente e trasmette ai suoi asoltatori. E’ un album consigliato, un percorso ideale per essere liberi, l’unica scelta “obbligata” è quella di ascoltare e vivere ogni singolo momento dell’album.
Scritto da Mac La Mente