Dopo la musica d’autore per eccellenza di De André passiamo a esaminare questo mese un album di quello che è considerato il gruppo di riferimento per il neonato – alcuni pensano che nasca proprio con la nascita di questo gruppo – genere progressive-metal: loro sono i Dream Theater e l’album è Awake del 1994.
Questo nuovo filone musicale è sicuramente nato dalla loro assoluta capacità di fondere la spigolosità del metal con i barocchismi progressive, capacità questa che gli vale il tributo anche da parte di capostipiti riconosciuti come i Queensrÿche.
Musicalmente parlando, tutto quello che riguarda questa band è eccesso: cambi di tempo, battute dispari, assoli quasi estenuanti e una ricerca maniacale della perfezione dei suoni.
L’album evidenzia un brusco cambio di direzione da parte della band; rispetto al precedente Images & words, infatti, ha toni e suoni evidentemente più forti e “cattivi”, restando tuttavia pienamente ancorato ai canoni del progressive-rock. Come caratteristiche possiamo sicuramente affermare che i suoni di questo album sono di gran lunga più vicini all’heavy-metal rispetto a quelli di Images and words, album nel quale la componente fondamentale era la maestosità degli stessi.
In questo album le capacità strumentali dei membri della band, che riescono a portare i loro strumenti davvero ai limiti dell’utilizzo, vengono espresse totalmente in ogni brano e con la sua uscita, sicuramente, il panorama progressivo mondiale ha trovato i suoi nuovi dei; le acrobazie strumentali presenti sono davvero stupefacenti.
Pubblicato nel 1994, affianca con la sua uscita il periodo in cui il tastierista Kevin Moore, da molti considerato la vera mente della band, esce dal gruppo per incomprensioni con gli altri membri e per dedicarsi a progetti propri. Lo sostituirà Derek Sherinian (ex Alice Cooper band), sicuramente più tecnico ma destinato ad una breve permanenza nel gruppo soprattutto perché molto “incline” a una vita pubblica, visti i suoi modi durante i concerti e le interviste, cosa questa che gli costerà l’uscita dalla band dopo appena un album, Fallin’ into infinity del 1997.
Come era già successo in passato con Take the time (in cui è presente una citazione da “Nuovo cinema Paradiso” di Tornatore: “ora che ho perso la vista ci vedo meglio”) e altri brani, in diverse canzoni sono stati usati spezzoni tratti da film o telegiornali: “6:00 on a Christmas Morning” in 6:00; la registrazione di un giornalista che commenta l’inseguimento in auto di O.J.Simpson in Space dye-vest; e la partecipazione del rapper Prim-mo in Voices.
Prima di passare alla tracklist e alla descrizione dei brani un parere personale: sull’eccellenza dei componenti di questa band non ci sono dubbi (infatti molti come me pensano che sia una band costruita a tavolino), ma se ci sono da avanzare critiche, più che sull’approccio iper-tecnico che li contraddistingue, io le avanzerei sulla sicurezza e sulla spavalderia che mostrano e che molto spesso rasentano la presunzione più assoluta.
Tracklist
1. 6:00 – 5:31
2. Caught in a Web – 5:28
3. Innocence Faded – 5:42
4. Erotomania – 6:44
5. Voices – 9:53
6. The Silent Man – 3:48
7. The Mirror – 6:45
8. Lie – 6:33
9. Lifting Shadows Off a Dream
10. Scarred – 10:59
11. Space-Dye Vest – 7:29
L’album si apre con 6:00, che ci catapulta immediatamente nella perfezione dei suoni dell’album; riff incalzanti e tempi dispari “a valanga” ci fanno capire che questo sarà veramente un album di quelli “seri”.
Caught in a web “nonostante abbia ancora qualche rimasuglio barocco” è inondata dalla caratteristica che è predominante e spicca più di qualunque altra durante l’ascolto dell’album: l’anima metal.
Innocence faded veleggia tra cori ed evoluzioni ritmiche che ricordano i Rush (che nei Dream Theater trovano i degni successori).
L’eccesso dell’album è dato dalla mini-suite “A mind beside itself”: Erotomania è guidata con una sicurezza sconvolgente dallo stratosferico Petrucci, Voices invece risulta essere il brano più “collettivo” dell’album, brano nel quale ogni componente ci mette del suo per la riuscita, la ballad The silent man risulta a tratti banale rispetto al consueto perfezionismo della band, ma dà un respiro acustico ai deliri di onnipotenza del gruppo.
The mirror/Lie rappresenta sicuramente la parte più interessante dell’album: i break sono davvero notevoli, e Petrucci si dà davvero molto da fare (ascoltate l’assolo in Lie), oltre a Portnoy che si trova totalmente a suo agio nei momenti in cui la tecnica la fa da padrone.
Lifting shadows off a dream molto probabilmente è la prima ballad che hanno composto che non risulta banale, ma ha atmosfere molto interessanti e riferimenti neanche tanto nascosti agli U2.
Space-Dye Vest, che finalizza un eccellente lavoro e sembra quasi essere un regalo che Moore vuole fare ai suoi fan prima di terminare la sua avventura nei Dream Theater – non è mai stata infatti eseguita dal vivo.
Infine Scarred, crocevia tra la nuova direzione metal e i suoni maestosi di Images and words; splendida l’atmosfera che Myung riesce a dare con il basso fretless come intro, magnifico il crescendo chitarristico iniziale con un Petrucci che mette per un attimo da parte la tecnica e si lascia andare, ma la riprenderà subito dopo; incredibili anche qui i break strumentali.
Insomma, una chitarra ad altissimo livello, una batteria ispirata, tastiere tentacolari e suoni praticamente perfetti fanno di Awake uno dei migliori album del decennio.
Di questo e altri album dei Dream Theater parliamo anche sul forum nel topic a loro dedicato
Scritto da Carter