Tra tutte le arti antiche conosciute e ancora praticate al giorno giorno: pittura, scrittura e scultura, giusto per citarne alcune, quella degli origami è una delle poche a non avere un’origine precisa, diverse sono le interpretazioni, i luoghi e le date di appartenenza delle prime forme di origami.
L’arte di piegatura della carta, il termine origami, è di origine strettamente giapponese e non fa altro che unire due parole: ori che significa piegare e gami che significa carta, questa differenza è necessaria per non far confusione con un’altra tecnica (kirigami) che prevede invece, oltre alla piegatura della carta, anche dei tagli.
In Giappone questa tecnica veniva utilizza anticamente nella religione shintoista. La prima forma di origami era estremamete semplice e prevedeva delle striscioline di carta collegate tra loro con un filo, appese ad una bacchetta di legno e sistemate lungo il perimetro delle zone sacre dove sorgevano i templi. A causa di questa loro semplicità molti studiosi dell’argomento attribuiscono invece la nascita dell’arte dell’origami ad un periodo successivo, inizi del 1400, dove era usanza regalare ai samurai, durante una cerimonia, un mollusco simbolo dell’immortalità contenuto all’interno di un astuccio fatto di carta che, con il passare del tempo, assunse una forma sempre più complessa.
In realtà, il periodo di massima affermazione degli origami è quello denominato periodo Heian, dove l’arte di piegatura veniva presa in considerazione ed era presente all’interno della corte imperiale in un cerimonia conosciuta ai più come “festa delle bambole”, meglio chiamata Hinamatsumi. Durante questa festa si rappresentava una bambola in carta posta su una barca realizzata con lo stesso materiale e fatta trasportare dalla corrente di un fiume fino al mare. Una festa ancor oggi diffusa nonostante alcune variazioni come, ad esempio, la realizzazione di bambole in porcellana o dell’intera gerarchia imperiale disposta su diversi livelli.
Con il passare degli anni, altre cerimonie e usanze videro come protagonista l’origami che, a seconda delle forme assunte, poteva essere considerato di buon auspicio o mezzo attraverso il quale tenere lontani gli spiriti maligni e le malattie. Tra le forme più importanti ritroviamo la rana, donata a chi stava per intraprendere un lungo viaggio con l’augurio di un sano ritorno a casa.
L’arte di piegare la carta, in seguito, subì un brusco rallentamento fino a quasi scomparire.
Fu nel periodo Edo (1603 – 1857) che l’origami poté finalmente rinascere e questa volta la forma maggiormente utilizzata non era più la rana ma la gru. Il motivo di questo è da ricercare all’interno di uno dei maggiori libri sull’origami, “Piegatura delle mille gru” di Sembazuru Orikata del 1797.
Perché la gru? Perché simboleggiava l’immortalità e una leggenda popolare: se mille gru vedrai nella tua vita, i tuoi desideri saranno esauditi.
In tempi più recenti, l’arte degli origami arrivò a diffondersi anche in alcuni paesi occidentali grazie alla pubblicazione e agli studi di Murray e Rigney e al loro libro Fun with Paperfolding del 1928. In questo trattato l’origami assumeva forme ben più geometriche, sferiche e spiroidali.
Esistono diversi tipi di piegature per realizzare un origami, tutte partono fondamentalmente da un foglio quadrato.
Come si è potuto notare, l’arte di piegare la carta ha una storia antichissima. Noi sul forum ne siamo stati affascinati e per questo abbiamo deciso di dedicargli un topic, Origami – l’arte di piegare la carta, dove inseriamo disegni e video sui vari procedimenti di realizzazione.
Scritto da Mac La Mente