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Speciale Venezia – Disastro ambiental-cultural-climatico di Venezia e dei suoi lagunari dintorni…
di Cristiano Torricella autore – speciale articolo unico – scritto a Marino (RM) – Castelli Romani, domenica 16/11/2019, alle ore 04:30 del mattino

DOVEROSA PREMESSA
(a questo speciale articolo inedito d’autore, penultima “fatica intellettuale” che precede il mio ultimo articolo d’addio, come autore, a questa pregevole rubrica “2050” del blog www.libera-mente.net di Andrea Macchia, che qui ringrazio per la sua disponibilità ed a cui auguro “buona fortuna letteraria”…).

“Il pensiero come l’oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare”
(da: Lucio Dalla – “Com’è profondo il mare” – citazione citabile)

“Mare che non ti ha mai dato tanto
Mare che fa bestemmiare
Quando la sua furia diventa grande
E la sua onda è un gigante
La sua onda è un gigante”
(da: Pierangelo Bertoli – “Pescatore” – citazione citabile)

Inizia così, con due note citazioni poetico-musicali dedicate al mare, da due grandi cantautori italiani di fine ‘900 ormai scomparsi, il mio speciale articolo di oggi, dedicato al mare, alla splendida “città d’arte” di Venezia devastata dalle maree ed al suo popolo di benemeriti, laboriosi ed onesti itali cittadini, soccorsi da quelle stesse istituzioni che (talvolta) hanno ignorato le loro sacrosante richieste (primo fra tutte… il completamento del costosissimo MOSE antionde).

Perchè proprio Io, scrittore locale e cittadino di Roma e del Lazio, mi schieri dalla parte dei veneti alluvionati (veneti che in passato, a fine ‘900, non sono mai stati teneri con noi “terroni da Firenze in giù”) è motivato nelle righe seguenti, trattandosi non solo di Venezia ma anche dei suoi lagunari dintorni (Murano, Burano, isole ed isolette, eccetera), di cui si parla poco ed a torto.

Venezia e laguna veneta sono Italia, turismo ed arte che esportiamo nel mondo intero e sotto questa itala bandiera Venezia milita e si riconosce, nonostante alcuni beceri campanilismi (razzisti?) con cui qualcuno vorrebbe dividere l’italo popolo in buoni o cattivi, in neri o bianchi, in veneti o romani, anziché unirlo propositivamente insieme (“divide et impera” per fare i propri porci comodi, nevvero?).

Perchè Venezia danneggiata dal mare siamo anche noi del popolino romano, anche se abitiamo altrove e se parliamo un diverso dialetto, perchè Venezia è città patrimonio dell’umanità e la cultura e l’arte uniscono, abbattendo i muri.

Perchè Venezia è anche popolo onesto e laborioso, che pesca, che coltiva la terra e che si suda il pane commerciando, oltre che Cristianesimo, Medio Evo, Historia, Repubbliche Marinare, Festival del cinema (a guisa di Roma, che è anche “Antichi Romani”, “Cupolone” e “Papi di Roma”…) ma soprattutto… lo scrivo qui in lettere maiuscole, per la sua estrema importanza… MARE!

Mare da amare e non da inquinare con i veleni di Porto Marghera (come fatto a fine ‘900 dall’operaismo militante).

Mare e laguna e gondole e vaporetti, senza cui Venezia non è… Venezia!

Mare che non vuole ricevere i liquami fognari delle calli o gli idrocarburi dei vaporetti, nonchè le umane immondizie (plastiche, legni, barche rotte, ruote di scorta di automobili, batterie esauste, reti da pesca, eccetera) gettate alla rinfusa nei fondali dei canali di Venezia, che rialzano anche i fondali.

Mare che chiede considerazione, rispetto, gentilezza e sviluppo sostenibile.

Anche perchè, senza manutenzione, i canali si ostruiscono, la sabbia si deposita sul fondo e sui rottami, i canali non dragati si alzano di livello, se nessuno vi pone mano in tempo, se non ci sono soldi per dragare i fondali.

E poichè il mare è nato prima della comparsa dell’uomo sulla Terra, Esso ha personalità e memoria e può – talvolta – ricordarlo all’uomo in modo anche violento e senza scrupoli, “vendicandosi” sull’uomo che si dimentica di lui.

Perchè il mare, che dà nutrimento e vita ad alghe, pesci ed uomini, può divenire “mare amaro”, molto amaro, se non lo si rispetta e lo si inquina e poi (colpevolmente ed ignorantemente) lo si …ignora, unendo il danno alla beffa.

I cambiamenti climatici apportano il “carico da 90” ed il disastro è… servito!

Perchè non tutti amano e rispettano il mare ed anche perché le “leggi del contrappasso e del karma” esistono ed agiscono tuttora, in questo nostro finito e limitato pianeta Terra, anche per ciò che riguarda gli uomini ed il mare.

Perchè il mare – e chi abita al mare lo sa bene – muta forma ed aspetto repentinamente e mostra la sua faccia oscura e pericolosa “al semplice mutar del vento”, ma chi abita nelle metropoli spesso ciò lo dimentica facilmente.

Vento marino estivo, che gonfia le vele delle barche e che rinfresca piacevolmente il viandante accaldato, che ammira il panorama e scatta foto (lo stesso turista irrispettoso, che getta bottiglie di plastica in acqua fuori bordo?).

Vento che può, di colpo, a novembre inoltrato, divenire vento impetuoso, che porta piogge copiose, spinge in avanti le maree e crea danni immensi, sollevando spruzzi d’acqua salmastra e schiantando le barche sugli scogli, mentre nella Roma ministeriale e burocratica si continuano a fare… cruciverba.

Mare che – anche in mancanza di vento – può entrare in casa, di notte, mentre dormi dopo le fatiche quotidiane compiute per vivere o sopravvivere, e devi afferrare al volo le tue povere cose e metterti in salvo, mentre il piano terra si allaga rapidamente e si può anche morire affogati, se non ti svegli in tempo!

Anche se non hai nessuna colpa del fatto che (Lorsignori) non hanno completato il MOSE, meraviglia tecnologico-ingegneristica d’avanguardia, che avrebbe dovuto proteggerVi e proteggerti dall’alta marea di Venezia, ma siamo – si sa – in I-taglia e, iniziata un’opera pubblica, non sempre la si termina…

Anche se sei un cittadino onesto, laborioso e previdente, che corre dei pericoli, in mare aperto, tutti i giorni, visto che tu lo conosci molto bene il mare, perchè fai, di mestiere e per professione… il pescatore!

Ma anche il MOSE potrebbe forse rivelarsi un costoso “bluff ingegneristico”, se non funzionasse a dovere in futuro (se mai lo completeranno, visto l’andazzo…)

Intanto, come succede in I-taglia, è costato tanto ma per ora… non funziona!

“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”.
(da: Dante Alighieri – Divina Commedia – Inferno – canto ventiseiesimo – versi 112-120 – citazione citabile)

“Virtute e canoscenza, non ignoranza e povertà culturale, che poi generano disastri ambientali ed idrogeologici annunciati, povertà reale e regresso materiale!” – mi verrebbe da dire a questi emeriti imbecilli, incapaci e potenti.

Con il senno di poi, si sarebbe dovuto considerare (fantasiosamente?) Venezia come città in simbiosi con il Mare, in cui il mare è – altresì – protagonista e comandante supremo, Doge e “Re ed Imperatore della laguna veneta”.

Una città, Venezia, che di mare vive e prospera, rendendola – proprio il mare – fragile città d’arte unica al mondo – ma che di mare e d’acqua alta può anche – ahimè – perire, se l’insipienza, l’imperfezione e la stupidità dell’uomo prevale!

Ma negli immensi e biechi Palazzi del Potere e nelle stanze dei bottoni di Roma e di Milano (anche maxonico-deviate…) il mare – ahimè – non c’è e non ci sarà mai a dire la sua, a chiedere prevenzione e fondi, fino al disastro annunciato!

Là dove dibattono, con violenza verbale e grida ed altri indecorosi spettacoli per l’italo cittadino pagante, importantissime altre (loro) cose – di poca o di nessuna importanza per Venezia e per i Veneti, ma anche per gli Emiliano-Romagnoli e per i Liguri – come la spartizione immeritocratica delle poltrone, l’essere più di destra o di centro o di sinistra (che oggi si è assai imborghesita e difende i ricchi anziché i poveri, come faceva un tempo), l’inutile atavico odio perenne tra vecchi fascisti e vecchi bolscevichi in via d’estinzione (quanti, ancora oggi, possono dirsi fascisti degli anni ’20 o, al contrario, partigiani? Forse solo i novantenni…).

Ma anche “esosi giochi di fantasia elettorale” a spese dell’italo contribuente supertassato dall’ultima manovra finanziaria, con l’invenzione di nuovi partiti (inutili e costosi), di nuovi referendum popolari e di nuove elezioni ed alleanze e liste improponibili, a volte comprendenti anche dei pregiudicati.

Nonché, per finire la pietosa fotografia dell’imbelle ed imbecille I-taglia d’oggi e del futuro 2050 (se non cambia “status quo”, ma è quasi impossibile che cambi…) “l’eterno ritorno del seppellito operaismo militante” (di fine ‘900).

Stupido ed anacronistico operaismo militante d’altri tempi (talvolta anche sindacale…) che già allora negava la lungimirante coscienza ecologica di cui noi giovani studenti ecologisti di fine ‘900 eravamo già forniti (ma allora i tempi non erano maturi…) nonché ancora oggi nega e combatte i coraggiosi giovani d’oggi che protestano in piazza contro i cambiamenti climatici e l’uso dei combustibili fossili che inquinano la Terra e l’auspicato ed auspicabile cambiamento definitivo e sviluppo eco-compatibile ed eco-sostenibile chiesto a gran voce da molti.

L’unico vero italo sviluppo (turismo, servizi a domicilio, agro-alimentare, arte e cultura, spettacolo, artigianato, commercio a chilometro zero…) che garantisce futuro e piena occupazione all’Italia!

Altro che continuare a produrre antieconomico ed inutile carbone in Sardegna, solo per far lavorare i minatori, inquinando l’aria ed a produrre acciaio a Taranto, garantendo – udite udite – uno “scudo penale” agli inquinatori dell’aria, del suolo e del mare, nonostante si provochino tumori e decessi all’inerme popolazione ivi residente, anziché riprogettare nuove forme di sviluppo e di bonifica ambientale definitiva (forse non ne sono capaci…).

Non trovate anche Voi, o miei quattro intelligenti lettori (giacché solo a Voi Io scrivente autore dissidente ormai mi rivolgo, autore scomodo, non schierato politicamente, utopico e distopico, dissonante e dissidente rispetto all’opportunistico e carrieristico “marasma amebatico informe mutante, politico ed economico, prodotto dall’Europa monetaria dei Potenti e delle lobbies, oggi esistente”…) che tutto ciò faccia invece regredire l’Italia ai vecchi tempi di “mani pulite” e della Prima Repubblica, anziché traghettarci verso un futuro di creazione di nuovi posto di lavori per i giovani e per chi emigra all’estero, senza fermare la “fuga dei cervelli” e dei “capaci”, anzi incentivandola assai?

Così tutto questo “vecchiume” ed ignoranza culturale non può che produrre, di conseguenza, ennesimi disastri, grazie anche alla sottovalutazione del mare ai confini del delta del Po, di cui ci si accorgerà troppo tardi, cioè a danni fatti.

Ma non erano importanti, fino a ieri, per questi ignavi ed ignobili teatranti, solo i voti, gli inciuci, i privilegi della casta, le raccomandazioni politiche e le nomine dei sottosegretari, sui cui si litigava feroci e che i telegiornali amplificavano?

Il mare no, Esso può benissimo aspettare pazientemente il suo turno nel “salotto buono”, tra feste mondane di Palazzo e costosi ricevimenti ufficiali, mentre la povertà culturale genera di nuovo la povertà reale del popolo, distruggendo storici e centenari monumenti, facendoci passare per… imbecilli!

Ma il mare non prende ordini dai troppi uomini in cravatta, con portaborse al loro seguito, figli di una politica sprecona, mantenuti dalla collettività pagante.

Il mare che circonda (per tre quarti) lo stivale italiano non aspetta pazientemente in fila il proprio turno, con “il cappello in mano”, come dal dottore (se poi avverranno immani disastri idrogeologici, si provvederà alla bisogna, se ed ove serva pagare i danni ai colpiti da alluvioni, smottamenti e frane, incendi, valanghe e/o fumi tossici o altro, in modo da calmare gli animi).

Non vota, il mare, e non siede in “Parlatorio”, ove mancano la fantasia ed il coraggio di cambiare rotta e percorso e ci si dilunga con sterili e contrapposti dibattiti, lunghi e noiosi, votando, talvolta, anche delle leggi autoreferenziali, (verso l’uomo della strada spesso ingiuste, astruse ed incomprensibili, anche di tipo pensionistico-privilegiato) perché lì – in “Parlatorio” – anche le esigenze ed i “desiderata” dell’italo uomo della strada contano – di fatto – poco o niente.

Leggi tagliate su misura per le classi dirigenti del paese (altro che democrazia del popolo, popolo sovrano e libertà d’espressione), che periodicamente aumentano l’importo delle (loro) laute ed esose pensioni e dei (loro) immeritati vitalizi e privilegi di casta, disinteressandosi (è modo gentile ed educato di narrare tali incresciosi fatti, che evita adirate e bieche volgarità popolari…) di Venezia e della sua “acqua alta”.

Ma anche delle “terre dei fuochi” campane, dell’immondizia che marcisce al Sole e dei topi di Roma “caput mundi” e delle discariche che inquinano le falde acquifere con il percolato (anche) nel territorio dei Castelli Romani (Castelli Romani uguale “futuro immondezzaio di Roma Metropoli selvaggia”?), dando priorità ad emerite fesserie e stupidi cavilli burocratici di parte e di fazioni.

Ma il mare, inquinato dall’uomo ed emarginato dall’agenda politica dei Potenti, si rialza in piedi e “se ne frega” dell’agenda politica del giorno.

Scombina, di colpo, tutti gli impegni giornalieri dei politici e li fa correre sul posto a vedere che succede ed a conteggiare i danni (perché Essi hanno, ora, delle reali pubbliche responsabilità da adempiere, che i disastri obbligano a non procrastinare oltre…) visto che ora bisognerà risarcire a breve (anche per tacitare la sorda rabbia popolare, che va montando nel popolino pagante, ormai indisposta a votare i “soliti volti noti”, se Essi non si faranno vivi immediatamente e se non risarciranno tutti i danni subiti a breve).

Anche perché quell’acqua salmastra, di cui si blatera nei telegiornali “del dolore” d’oggi, che provoca tanta rabbia e tanti danni a piccoli imprenditori, commercianti, agricoltori e pescatori, è “acqua marina pulita”?

E perché mai dovrebbe essere “acqua pulita”, visto che dovrebbe essere prima depurata dai veleni ed immondizie che vi si scaricano dentro quotidianamente, in spregio alla Natura, al mare stesso ed alla raccolta differenziata, da parte di barche e di navi di passaggio, dei maleducati vacanzieri e di taluni esercizi commerciali che ancora scaricano in laguna i (loro) reflui fognari nei canali?

Tra le sirene d’allarme e le campane delle chiese di Venezia e delle isole vicine, allora, che suonano a distesa per segnalare al popolo preoccupato ed ansioso l’imminente arrivo della piena della marea della laguna veneta, quell’acqua marina salmastra corrode così tanto gli storici monumenti perché non è soltanto pura e semplice acqua, ma “acqua immonda”.

Acqua marina che contiene solventi, detergenti, detersivi, idrocarbuti e polveri, scarichi fognari, immondizie ed animali morti trascinati lì dalla forza dell’acqua.

Acqua marina che crea caos, anarchia, disordine e danni, da rimuovere al più presto perché altamente corrosiva per colonne e statue, pavimenti e portici.

Perché non ci deve essere mezzo metro d’acqua in un supermercato, progettato per altre esigenze, con i carrelli della spesa che fanno “sci nautico” nell’acqua salmastra, mentre gli incassi giornalieri crollano vertiginosamente.

Allora ci si arrangia come si può, con molta buona volontà (magari imprecando, in veneto stretto, contro il Governo ed i “politicanti latri” ed il MOSE) mente si cerca di aspirare la tanta acqua con le idrovore e si pulisce in fretta, con fatica e con caparbietà, lottando contro le maree, che, però, purtroppo, poi tornano di nuovo a fare nuovi danni, annullando il lavoro fatto.

E’ una lotta impari, quella tra l’uomo ed il mare, che l’uomo supertecnologico moderno perde senza alcuna possibilità d’appello, perché impreparato ad affrontare la furia del mare e delle sue maree.

Perché una consapevole ed efficace politica di prevenzione dei disastri ambientali non s’improvvisa all’ultimo e nel tempo libero da altri impegni, ma si mette in agenda prima, si stanziano notevoli fondi e si fa prevenzione seria.

Internet e social networks, smartphones, palmari, televisori LCD e notebook non fanno altro che condividere ed amplificare il disastro ambientale annunciato, rendendolo globale e glocale insieme, senza se e senza ma.

Il “villaggio globale” assiste così al penoso spettacolo messo in scena dall’incapacità e dalla mancata prevenzione dei disastri idrogeologici in atto in I-taglia, mediante la visione di filmati ed immagini nude, crude ed imparziali.

Sicché il disastro climatico-cultural-ambientale di Venezia e dintorni non può essere sottaciuto o censurato, a livello globale e glocale, dai mass media del mondo intero.

Perché i soldi pubblici debbono sempre esserci, in grande quantità, per i “Signori Politicanti e per i loro funzionari politici ed i loro servi e lacchè”, mentre dovranno essere sempre pochi per le forze dell’ordine, per i Vigili del Fuoco e per le guardie forestali (corpo militare soppresso, utile al territorio ed alle persone, oltre che alla prevenzione degli incendi, da ripristinare presto…).

Così il “disastro Venezia” diventa “Grande Paura a Voi!” (anziché “Grande Speranza nel prossimo futuro del 2050 ed oltre”) e pressante e pesante monito per tutti gli italiani onesti e laboriosi, uomini e donne di buona volontà, che vedono aprirsi, davanti ai propri occhi, grazie ai telegiornali, ad Internet ed agli smartphones, drammatici scenari di miseria e di desolazione, di ingenti danni e di distruzione, di mancata prevenzione e di colpevole incuria istituzionale, che caratterizzano i paesi del Terzo Mondo e non certo i paesi industriali del G7.

E qualcuno – forse più lungimirante degli altri, tacitamente si domanda e chiede: “a quando toccherà anche a noi?” (dopo le frane, i terremoti, gli incendi boschivi, le discariche a cielo aperto, l’inquinamento industriale di fiumi, laghi e mari ed il crollo di ponti e di viadotti che caratterizzano, purtroppo oggi e sempre più spesso, il nostro povero e martoriato dai cambiamenti climatici “paese I-taglia”)!

Arrivederci dunque al prossimo articolo di dicembre, l’ultimo di quest’anno 2019, che concluderà tutti i temi ecologici e sociali, da me fin qui trattati.

Dopo il quale, chi mi succederà – ed è una bella sorpresa che non posso certamente svelare ora ai lettori – avrà penna e pieno campo libero per narrare ciò che d’importantissimo ha da dirci, a noi del blog ed al mondo odierno.

Proprio ed esclusivamente solo qui, in questa benemerita rubrica “2050” del blog di Andrea, in cui si sta già preparando ad apparire e… scrivere!

Buona domenica a tutti (anche se l’Arno – dice ora la tv – minaccia nientemeno che la città di Firenze e c’è l’allerta meteo in ben undici regioni italiane…)

Statemi bene e, prudenzialmente, evitate gli spostamenti se non necessari.

 

Cristiano Torricella futurologo italiano icona piccola da allegare ad articoloCristiano Torricella, futurologo italiano del 2050 ed oltre

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