/ Febbraio 23, 2019/ 2050, Blog, Cristiano Torricella, Punti di vista/ 0 comments

(articolo inedito di Cristiano Torricella, futurologo italiano – Marino Laziale (RM)- 28/01/2019)

Le scoperte tecnico-scientifiche odierne possedute dall’Europa (alla data in cui scrivo, 28 gennaio 2019) sono tantissime e rendono ormai ingiustificabile l’attuale “gap energetico” italiano.

Perché si continua, di fatto ed indefessamente, a bruciare carbone e/o combustibili fossili per produrre energia, inquinando sempre più l’aria “bene comune” delle maggiori città italiane, Roma e Milano in primis, come già si faceva nel passato (cioè nel secolo scorso, a fine ‘900)?

Smog cittadino, PM 10 ed I.P.A. (Idrocarburi Policiclici Aromatici) che si respirano anche a Roma megalopoli non hanno però confini geografici ed ancora non esistono (ad oggi) vigili urbani che dirigano il traffico delle nuvole (a meno che la famigerata, U.E. non li inventi in futuro. 🙂 ).

L’aria inquinata che opprime, come una cappa venefica, le principali metropoli italiane (da Roma a Milano, da Bologna a Torino), di fatto, si disperde inevitabilmente e lentamente in atmosfera e ci “ritorna indietro” nei polmoni e nel cibo, anche piovendo giù dal cielo come venefica pioggia acida e/o riproponendosi nuovamente come smog cittadino visibile anche a diversi chilometri di distanza.

Da Marino Laziale e dai Castelli Romani, nel caso della “Capitale d’Italia”, cos’è quella “cappa marrone” che vediamo sospesa su Roma, se non venefico smog che “uccide” mezza Roma?

Non sarebbe opportuno (anche a vantaggio delle future generazioni) passare a tecnologie di produzione e/o di consumo di energia “pulite”, più eco-sostenibili ed eco-compatibili degli attuali idrocarburi (i soliti, usati dalla fine del ‘900 fino ad oggi), dimenticando per un attimo le pressioni politico-economiche delle lobbies del carbone, del petrolio e dell’energia nucleare (nucleare che ci riproporranno nei prossimi decenni – detto tra noi – molto prima del fatidico 2050 di cui scrissi)?

In questi decenni di povertà culturale di fine ‘900 ho visto e ripetutamente sentito in televisione, strombazzate come un’adeguata panacea per i mali energetici del nostro paese, varie minacce di “regresso energetico” (anziché di futuro progresso tecnico-scientifico a livello energetico) che, di fatto, ci rendono (ancora nel 2019) dipendenti dai combustibili fossili esteri (petrolio e gas in primis), facendo leva sull’ignoranza, sulla paura e sull’insabbiamento del progresso tecnologico.

Importanti personaggi politici che proponevano di costruire nuove centrali nucleari in una nazione – la nostra – altamente sismica ed in perenne stato di disastro idro-geologico: ha un senso logico, ciò?

Lobbies di tipo “operaistico-sindacale” che difendevano l’indifendibile (cioè l’acronistica estrazione del carbon fossile) per non far perdere centinaia di posti di lavoro, anziché aiutare le aziende ad investire sul futuro, creando nuovi posti di lavoro nei futuri settori eolico e/o solare.

Colpevole non finanziamento e non sviluppo produttivo di promettenti nuove tecnologie “di punta” che avrebbero permesso – da decenni ed anche in Italia – di produrre e/o di consumare energia in modo meno inquinante e meno costoso, con indubbi vantaggi economici e sociali (ed anche di salute…) per “noi del popolino” (ed allora… spaventiamo il popolo con “visioni drammatiche”).

Atavico rifiuto a-culturale (di massa) del telelavoro, delle scienze applicate e del presente progresso tecnologico, che rallentano ed indeboliscono ancor di più un paese, ormai lontano temporalmente dal passato secolo del ‘900, ma di cui non si vede un rapido scatto verso il futuro prossimo venturo.

Un paese, il nostro, con innumerevoli problematiche arretrate, ereditate dal passato e dalla mal-politica di fine ‘900: dal ritardo scientifico-tecnologico alla burocrazia, alle tasse elevate, all’emigrazione, ai mille problemi del Sud Italia, alla disoccupazione di massa, agli sprechi di denaro pubblico, al debito pubblico, al dissesto idro-geologico in atto sul territorio ed alla mancata prevenzione dei disastri (annunciati), alla corruzione, alla criminalità dilagante, all’inverno demografico”, al progressivo invecchiamento della popolazione, eccetera).

Così ho purtroppo dovuto vedere, crescendo di età e mille volte, ridursi progressivamente, in Italia, le opportunità e le possibilità di un futuro migliore e più equo per tutti, a vantaggio dei soliti noti.

Meno trasporto merci e/o passeggeri (sia ferroviario che marittimo) a tutto vantaggio dell’inquinante (dipendente dai carburanti esteri) trasporto stradale su gomma, con la conseguente creazione dei gravi problemi di traffico ed inquinamento che abitualmente subiamo in metropoli grandi come Roma (tra cui l’esponenziale aumento delle malattie cardiovascolari e respiratorie, allergie comprese, dovute principalmente all’inquinamento dell’aria causato, guarda caso, dal massiccio consumo (e respirazione) di idrocarburi nocivi ed altamente inquinanti per l’uomo).

Ed allora, che cosa aspettarci di migliore e/o di positivo, per il fatidico anno 2050 ed oltre?

Allora sorge spontanea la domanda dell’uomo della strada: “il futuro prossimo venturo sarà ancora una volta, in Italia, la ripetizione e la stantia riedizione del miope passato energetico di fine ‘900, già da noi vissuto in prima persona per decenni nonché sentito e già visto replicarsi mille volte in televisione e sui giornali, con i problemi di smog e di traffico che ormai conosciamo a menadito?”.

Oltretutto, il parziale e ritardato passaggio alle energie rinnovabili “pulite” ha distrutto sul nascere, fino ad oggi, migliaia di ulteriori nuovi posti di lavoro che si sarebbero potuti creare in Italia (evitando così, al contempo, l’emigrazione all’estero di migliaia di persone disoccupate, giovani ed anziani, come accade quando mancano adeguati incentivi alla riconversione energetico-produttiva).

Creando, di fatto ed invece (già accaduto nelle grandi città d’Italia) migliaia di malati cronici cardiovascolari e respiratori, che già affollano i padiglioni ospedalieri di cardiologia e pneumologia.

L’uomo tecnologico moderno di oggi e del 2050 è così avido, immorale e folle? Possibile?

A meno che il vero obiettivo non fosse questo, cioè di farli ammalare, per poi vendere… le cure?

Qualche disinformato (o malevolo?) potrebbe obiettare che finora non esistono, nei paesi occidentali, soluzioni alternative all’uso del petrolio, della benzina e del gas naturale per far viaggiare gli autoveicoli, per produrre energia e per far lavorare le fabbriche, per riscaldare ed illuminare case e ministeri, per far funzionare computer ed uffici e tutto quanto occorre per far marciare spedita l’opulenta, complessa e burocratica società occidentale (che a me non piace così com’è).

E che, per giunta, se smettessimo di colpo d’inquinare, tutto il mondo produttivo si fermerebbe di botto, gettando tutti quanti, noi compresi – udite, udite! – nella disoccupazione produttiva, nella povertà morale e materiale e, per giunta, relegando tutti noi in una sorta di preistoria delle palafitte primitive, della clava e delle frecce di ossidiana!

Grande Paura a Voi! Non volete consumare più petrolio e gas naturale per non inquinare?

Ed ecco, allora, a Voi servita, la peggiore soluzione alternativa che esiste: l’energia nucleare!

Che non inquina l’aria con il piombo né con il benzene né con il PM 10, però… uccide uguale!

Peccato, però, che alcune informazioni odierne (che fornirò in chiusura del mio articolo) smentiscono categoricamente questo regresso tecnologico imminente dovuto alla mancanza del petrolio e del gas naturale.

Regresso “teatrale” con il quale alcuni “esperti” sembrerebbe volerci quasi spaventare, per riportarci indietro al passato novecentesco, anziché verso il futuro 2050 ed oltre, probabilmente per i soliti interessi economici oligarchici di lobby e di parte che, opulentemente, li finanziano.

Sicché, forse, vogliamo parlare qui, invece, di “auto ad acqua” (maggiori notizie in merito a tale auto-prototipo si trovano in un interessante articolo, firmato da Roberto Graziosi, pubblicato su “Focus” a gennaio 2017, da pag. 39 in poi).

Auto elettrica che già esiste, il cui nome è “Quantino”.

Costruita sperimentalmente in Europa dalla società Nanoflowcell del Liechtenstein ed alimentata da una “batteria a flusso” che produce energia elettrica tramite una miscela di liquidi e di sali, emettendo, alla fine del processo – sembrerebbe – solo vapore acqueo o acqua, senza inquinare l’aria ed il cielo delle itale metropoli.

Però il costo di esercizio (dell’auto), a livello di carburante, sarebbe così spaventosamente basso da far accapponare la pelle a qualsiasi venditore di carburanti del mondo, in quanto il prezzo dei liquidi ionici che tale “batteria a flusso” usa sarebbe – udite… udite! – di soli 10 centesimi di euro al litro (dieci litri di liquidi costerebbero, dunque, un euro? – troppo poco per qualsiasi venditore…).

Che fine farebbero le odierne e petrolifere tangenti? Che fine farebbero le accise sui carburanti?

Che fine farebbero le onerose percentuali?

Dato uno scenario del genere, chi avrebbe veramente interesse ad…innovare?

E se, in questo modo, con l’auto ad acqua, si risolvessero definitivamente sia il problema dell’inquinamento dell’aria nelle città italiane che quello dei costi di alimentazione e di funzionamento delle macchine elettriche (furgoni, carrelli elevatori, trilaterali e ad altre macchine)?

Non sarebbe – economicamente parlando – ancora peggio?

Chi avrà il coraggio di utilizzare questo modo di produrre energia elettrica a basso costo, inventato dallo svizzero La Vecchia, ricercatore chimico, inventore e brillante imprenditore del futuro?

Chi garantisce che gli amministratori pubblici – in special modo quelli romani – vogliano davvero risolvere i problemi di viabilità urbana e di smog in modo così ecologico, anziché obbligare i cittadini romani (e non) all’ennesimo “blocco del traffico-paralisi viaria-domenica ecologica” di turno, che tanto piace ad alcuni, come avviene ormai quasi mensilmente a Roma anche nel 2019?

Veramente vorremmo che le scoperte tecnico-scientifiche attuali siano davvero applicate alla vita quotidiana di migliaia di persone abitanti nelle maggiori città italiane, Roma e Milano in primis?

Ci siamo chiesti cosa comporterebbe veramente una rivoluzione “etica e morale” del genere?

Ci posti la domanda se coloro che hanno vissuto – fino ad oggi – di rendita e di sprechi lo permetterebbero o se invece sarebbero – come già fecero in passato – pronti a reagire in malo modo?

 

Cristiano Torricella futurologo italiano icona piccola da allegare ad articoloCristiano Torricella, futurologo italiano del 2050 ed oltre

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