/ Aprile 7, 2013/ Blog, Cristiano Torricella, Poesie della domenica/ 0 comments

Prima domenica del mese. E’ il giorno della poesia!

Diversamente dal solito, in cui scrivo un breve commento, questa volta, prima di lasciare spazio ai versi del poeta Cristiano Torricella, gioco d’anticipo con una breve introduzione-recensione che gli stessi versi qui riportati hanno ispirato, una didascalia che racchiude brevemente il percorso fin qui intrapreso dall’autore che successivamente, andando oltre, analizzerà altri temi spaziando a trecentosessanta gradi tra vari mondi…

“Processo, poppolare, per arto tradimmento de lla Costituzzione” è una poesia civica di protesta, una delle ultime di tipo civico, dell’autore Cristiano Torricella, e viene pubblicata soltanto qui, sul blog di Libera-mente.net, per espressa volontà dell’autore. E’ la sua penultima poesia di tipo civico che abbiamo a disposizione. Dopodiché, con “Er ddivorzio dda lli libberi cittadini”, poesia anch’essa inedita, che pubblicheremo, ve lo promettiamo, nel prossimo mese di maggio 2013, il Torricella cambierà, definitivamente, e per sempre, il suo tragitto letterario e poetico, ed il suo percorso esistenziale, ritornando, Egli, di nuovo, a poesie più intimiste, più personali, più psicologiche, più metafisiche e più spirituali.
Si chiude, così, un periodo letterario, di forte protesta civica e di forte critica, personale e popolare, verso il Palazzo del Potere, e se ne apre un altro, invece, più proficuo e fantasioso, orientato alle scienze, all’ecologia, al territorio locale ed ai cibi tradizionali, al dialetto romanesco, e persino alla fantascienza, ed, in definitiva, al nostro, prossimo, comune, futuro, su questo nostro, così martoriato, pianeta Terra”. (Andrea)

 

   
“processo, poppolare, per arto tradimmento de lla Costituzzione” “Processo, popolare, per alto tradimento della Costituzione
   
Questo, lli llibberi cittadin, dder poppolin romano, mmio, Questo, i liberi cittadini, del popolino romano, mio,
mme cchiedeno, dda ddì, ar Potere, aqquà, mi chiedono, di dire, al potere, qui,
e, questo, Io, poeta, roman, e montician, dde’ ffin ‘900, e, questo, Io, poeta, romano, e monticiano, di fine ‘900,
llor portavvoce, qqui, libbera-mmente, argommento, ancor, ppè st’urtima vvorta: loro portavoce, qui, libera-mente, vado ad argomentare, ancora per questa, ultima, volta, e cioè:
“dder ppecchè, noantri, dde Parione e dde Monti, “del perchè, noi altri (del popolino), di Parione e di Monti,
de Voantri, dder Poter, se semo, verammente, rotti er cà!”. di Voi Altri, del Potere, ci siamo, veramente, stancati!”
Parla, qqui, dde seguito, llui, mmedessimo, er Poppolo, Ssovran, Rommano. Parla, qui, di seguito, lui, stesso, il Popolo, Sovrano, Romano.
Taci, addunque, e ascorta bben, o Palazzo dder Poter, quello, che ‘sti libberi cittadin, Taci, dunque, e ascolta bene, o Palazzo del Potere, quello, che questi liberi cittadini,
esausti, qqui, t’hanno, ancor, a tte, dda ditte esausti, qui, hanno, ancora, da dirti
(‘nvece, Io, poè, ttacerebbe, assai volontier, ssi, ssortanto, ppotessi!) : (invece, Io, poeta, tacerei, assai, volentieri, se, soltanto, potessi!) :
“Ppé trent’anni, llungammente, a nnoi, dder poppolino, c’avete prommesso n’Eurropa, “Per trent’anni, lungamente, a noi, del popolino, ci avete promesso una Europa,
bbona e llibbera, ssenza bbarrier, affratellata, co’ n’euro fforte, ffonte, de fatto, buona e libera, senza barriere (doganali e linguistiche), con i popoli, europei, resi fratelli,
dde svilluppo, dde llavoro e dde pprogresso, sì pprogettato! con un euro forte (moneta unica), fonte, di fatto, di sviluppo, di lavoro e di progresso, così progettato!
Invece, noantri, der poppolin, ppovera ggente, avemo ddovuto, e ssempre, stringe ‘a cinghia! Invece, noi altri, del popolino, povera gente, abbiamo dovuto, sempre, stringere la cinghia!
Da ssempre, ppé trent’anni, a nnoi, cittadin, vvoi, ffaccioni, da lli mannifesti, Da sempre, per trent’anni, a noi, cittadini, Voi, faccioni, dai manifesti (elettorali),
prommetteste, dde ffa, cco’ ‘r ttempo, nna Repubblica, ppiù ggiusta… ci prometteste, di fare, con il tempo, una “Repubblica più giusta”…
Ppoi, ‘nvece, avete fatto ‘n mare de taiji, e dd’engiustizzie, Poi, invece, avete fatto un “mare di tagli”, e d’ingiustizie,
e aritradito, ppuro sstavorta, a Costituzzione, nnostra e vvostra! e tradito, nuovamente, pure questa volta, la Costituzione, nostra e vostra!
Avete mmesso, ppé ttrent’anni, lli mmannifesti vvostri, ddappertutto, Avete messo, per trent’anni, i vostri manifesti, dappertutto,
cco’ lli faccioni vvostri, appiccati, ar muro, ccor soriso, con le vostre grosse facce, appese, al muro, sorridenti,
e noantri, libberi cittadin, ppaghevamo, “obtorto collo”, ‘sti ssorisi vvostri, e noi altri, liberi cittadin, pagavamo “obtorto collo”, questi vostri sorrisi,
ffalsi, come GGiuda, abbacia er Cristo! sorrisi falsi, come Giuda bacia il Cristo!
E ddaje ggiù, voissi, a pparlà, ssolo, e ssortanto, dda ttivvù e ggiornali, E dai, voi stessi, a parlare, solo e soltanto, da televisioni e giornali,
dde vvoi sstessi (e, dde nnoantri, dder poppolo rommano, ffreghetene!)! di Voi stessi (e, di noi altri, del romano popolo, chissenefrega!)
Così, oggi, nnoi, er popolo, se semo rotti, dde tuttto “‘sto ggran parlà, e “magna magna”, gennerale!” Così, oggi, noi, del popolo, ci siamo rotti, di tutto questo gran parlare, e “magna magna”, generale!
Aritornamo ‘ndietro, a qquanno, ppé nnoantri, vvecchi sdentati, Ritorniamo indietro, a quando, per noi altri, vecchi sdentati,
cce steva, ddavero, er posto, a llo spidale! c’era, davvero, un posto, all’ospedale!
Se ssemo fatti vecchi, e ‘n sopportamo, ppiù, ttutti ‘st’imbroiji e ‘sto, sschifoso, andazzo! Ci siamo fatti vecchi, e non sopportiamo, più, tutti questi imbrogli, e questo, schifoso, “andazzo”!
Sse er ppoter tte piace, ccosì ttanto, mmò, saccilo, hai dda addifennelo, cco’ ‘i denti, ttesta dde cz! Se il Potere ti piace, così tanto, adesso, sappilo, dovrai difenderlo con i denti, testa de cz!!
Semo settanta mijion, de cittadin, nner 2050, addentro a st’ Itaglia, Siamo settanta milioni, di cittadini, nel 2050, in questa Italia,
e ciò cche ffate, vvoi, lassù, ‘n cce stà, ppropio, pppiù bbene! e ciò che fate, Voi, lassù, (ar Palazzo), non ci va, proprio, più, bene!
Bari e spergiuri, ppé trent’anni, avete messo, a ssalute, sopra a tutto, Bari e spergiuri, per trent’anni, avete messo, la salute, sopra ad ogni cosa,
garantilla, a noantri, der poppolo, era n’dovere, costituzzionnale, garantirla, a noi altri, del popolo, era un dovere costituzionale,
ma te pare, che ciò ch’era scritto, in sulla Carta, poi, faceste, Voi, addavero, ppé davvero? ma si è mai visto, nella realtà dei fatti, che ciò ch’era scritto, sulla Carta (Costituzionale), poi, Voi faceste, davvero, per davvero?
S’arubbereno dde tutto, dda ‘e casse, ppuro lli cattetteri, e, all’ospedali, nnostri, ssoldi, zzero! Rubarono tutto, dalle casse, pure i cateteri, ed agli ospedali, nostri, zero soldi (rimasero)!
Ccosì, o mmaledetti, proprio vvoi, ffaceste, ‘sti cittadin, mmorti, e mmorti ignutili, Così, o maledetti, proprio voi, faceste tuti questi cittadini, morti, e morti inutili,
che nne lle tombe, llor, ancor’oggi, s’ariggireno, o porelli, che nelle tombe, loro, ancor’oggi, si girano, e rigirano, poveracci,
cchiedenno, e arichiedenno, a nnoi der poppolo, “vvendetta!”. chiedendo, e richiedendo, a noi del popolo, “vendetta!”.
Fu ppé trent’anni, che “scrivi ‘nna cosa, prommettila, ‘n campagna elettorale, Fu per trent’anni, che, Voi, “scriveste una cosa, la prometteste, in campagna elettorale,
e, poi, fanne n’antra, dder tutto, opposta, a commodaccio tio!”. (ai vostri elettori) e, poi, ne faceste, sempre, un’altra, del tutto opposta, a comodo vostro!”.
E’ proprio ccosì, che tte ffregorno, a te, ccittadin, llor vvotante, itagliano, E’ proprio così, che ti fregarono, a te, cittadino, loro votante, italiano,
zero ppensier, “dellega ttutto all’artri!”, commodammente, ttu, spaparacchiato, zero pensieri, “delega tutto agli altri!”, comodamente spaparacchiato, tu,
a vvede ‘a partita, ssur divano,! a vedere la partita, sul divano!
“panem et circenses” e, llor, accussì, tt’accomanneno! “panem et circenses” e, loro, così, ti comandano!
A fa l’opposto, esatto, dde ciò che steva scritto, llì, nn’a Costituzzione, A fare l’opposto, esatto, di ciò che stava scritto, lì, nella Costituzione,
quanto ffu bbravo, e scartro, dall’arto dde ‘a portrona, sia, er Gran Lardone! quanto fu bbravo, e scaltro, dall’alto della poltrona, sua, il Gran Lardone!
Prommesso ci aveva, er lavoro ppé tutti, e fece, ancor, dde più, ddisoccupazzione! Promesso ci aveva, il lavoro, per tutti, e fece, ancor, di più, disoccupazione!
Prommesso ci aveva, er merito, e sempre pijò, solo e sortanto, er raccomannato! Promesso ci aveva, il merito, e sempre assunse, solo e soltanto, i raccomandati!
Prommesso, ch’ebbe, a tutti,‘a salute, ppoi, te cchiudeva, a te, e ppropio, lo spedale! Promesso, ch’ebbe, a tutti, la salute, poi, ti chiudeva, a te, e proprio, l’ospedale!
Prommessa, ffu, istruzzion, e ccurtura, ar poppolo, e poi tt’aritrovi llui, er “finto artistico”, Promessa, ffu, l’istruzione, e la cultura, al popolo, e poi ti ritrovi lui, “finto artistico”,
addenovo, llà, ch’ arecita, puro, ppoooesie, commme Nnerone, di nuovo lui, là, che recita, puro, poooesie, come Nerone,
alloro ‘n testa, et cetra, a spese ttia, llui, addenovo, puro llì, tte sse ffa bello! alloro in testa, et cetra, a spese tue, lui, di nuovo, pure lì, che si fa bello!
Che ppozzin’ ammazzallo! Che lo possano ammazzare! (espressione popolare romanesca, non “ammazzarlo”, per davvero)
N’a ‘a vedi puro tu, o poppolino mmio, tutta ‘sta, mmal, grammigna? Non la vedi anche tu, o popolino mio, tutta questa, cattiva, infestazione di gramigna?
Ch’aspetti, o cittadin d’Itaglia, orsù, tu, a llevalla? Che aspetti, o cittadino d’Itaglia, orsù, a levarla (la gramigna)?
Er rimmeddio, ffinal, o voij sapé, tu, o ppoppolin mmio, ppè ‘sta canajia? Il rimedio, finale, vuoi conoscerlo (knowledge), tu, o popolino mio, per questa canaglia?
Acchiappeli, tu, tutti quanti, a questi qui, o glorrioso, poppolo mio, sovran, d’Itaglia! Acchiappali, tu, tutti quanti, a questi qui, o glorioso, popolo mio, sovran, d’Itaglia!
Libberate, mò’, dall’oppressori tia, o fformidabbillissima, mmia, ppiù sana, dde lor, Itaglia! Liberati, adesso, dei tuoi oppressori, o formidabilissima, mia, più sana, di loro, Itaglia!
E pprocesseli, a ttutti quanti, ner 2050, p’arto, e vvile, tradimmento, de lla Costituzzione! E processali, tutti quanti, nel 2050, per alto, e vile, tradimento, della Costituzione!
Nun ce pozzeno ppiù ffermà, a nnoi der poppolo, a tutti quanti! Non possono più fermarci, a noi del popolo, a tutti quanti!
Semo settanta mijioni, ttti ‘n piazza, oggi, e non ppiù bboni! Siamo settanta milioni (di cittadini), tutti in piazza, oggi, e non più buoni
E, dde Voantri, der poter, se semo, vverammente, proprio, rotti, li c..oni! E, di Voi altri, del Potere, ci siamo, veramente, proprio, rotti i c..oni!
Revolution!” Revolution!”
Accussì pparlò, er rroman poppolo, stanco a dda’esse vvessato, mmio, Così parlò il popolo, romano, mio, stanco d’esser vessato,
ed Io, vvate, dde mmio pugno, qqui, ttrascrissi, dde ppassaggio, ed Io, vate, di mio pugno, qui, trascrissi, di passaggio,
ssur bbianco fojio, ll’esatto llor voller, sul bianco foglio, il loro volere,
a lla ssolita, e sstanca, ccuriosa, e ppoppolare, rromanesca, mmia, mmanniera. alla solita, e stanca, curiosa, e popolare, romanesca, mia, maniera.
   
Rroma, rione Mmonti – Ccolle Oppio – vvicino ar Coliseo Roma, rione Monti – Colle Oppio – vicino al Colosseo
A.D. MMXIII A.D. MMXIII
   
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