/ Febbraio 28, 2009/ Artisti, Blog, Il disco del mese/ 3 comments

E siamo giunti al settimo appuntamento con la rubrica de Il disco del mese. Dopo aver parlato di grandi album degli anni ’70 e ’90, la scelta per questo mese ricade sul decennio centrale e su un disco di un artista italiano sempre molto originale sia per musiche che per testi: Edoardo Bennato e il suo Sono solo canzonette.

L’album è del 1980, proprio all’inizio del decennio, ed è composto da 8 tracce. Della durata di 40 minuti, questo concept è chiaramente ispirato alla favola di Peter Pan e infatti all’interno dei brani rivivono tutti i personaggi chiave: Capitan Uncino, il marinaio Spugna, i genitori dei bambini, il coccodrillo e lo stesso Peter Pan.
Sono solo canzonette rispecchia i lavori precedenti di Bennato e, anche se pubblicato nel marzo del 1980, è ancora legato agli album degli anni ’70 ed è molto differente dai lavori successivi in cui Bennato comincerà ad utilizzare batteria elettronica, suoni di campionatori e basi fatte al computer.

In Solo sono canzonette è ancora vivo lo spirito del menestrello napoletano cui viene abitualmente paragonato Bennato, i suoni sono molto grezzi e gli spazi lasciati all’armonica – che lo stesso Bennato suona – ai tamburelli e alle percussioni è molto ampio. Questo è un album che potrebbe benissimo essere suonato solo con questi tre strumenti accompagnati da una chitarra e naturalmente dalla voce, ma non una voce qualsiasi, perché il cantato di Edoardo Bennato è particolare, capace di modulazioni uniche e bellissime, di acuti e bassi davvero straordinari.

La canzone che apre il disco è Ma che sarà… dove ci si interroga e ci si pone domande su quello che verrà, su quello che l’album racconterà in seguito. Interrogativi sulla propria capacità di sognare e di evadere dalla realtà, di essere capaci di ritornare bambini e di considerare tutto come fosse un gioco, senza prendersi troppo sul serio. Questo è uno degli aspetti caratteristici che Bennato ribadisce più volte, non solo nel disco, ma nel corso della sua carriera: bisogna saper sognare. All’interno del brano Ma che sarà… è da segnalare la presenza di un sax che esegue diversi soli e una voce al megafono come quella che si sente durante i comizi elettorali, un richiamo a prestare attenzione.

Attenzione necessaria in quanto arriva Il rock di Capitan Uncino. Come da titolo, l’arrangiamento per questo brano è rock, ci sono una chitarra distorta e un ritmo trascinante. La canzone comincia con un grido di richiamo per gli altri pirati, un incitamento che Capitan Bennato rivolge a tutti: pirati, musicisti e fan. Ritmicamente, la canzone fa ballare, muovere e nello stesso stare attenti perché Peter Pan potrebbe sbucare all’improvviso e non si deve essere impreparati anzi, bisogna essere pronti all’arrembaggio. Molto bello il coro, in contrasto con il ritmo. E’ un coro scuro, dove i pirati confermano di essere veri pirati e di lottare contro il sistema, di andare contro tutto e tutti, senza mai fermarsi.

Proseguendo nella favola, si arriva Nel covo dei pirati, dove finalmente si trova un momento di calma: infatti la canzone è molto lenta, sono la chitarra e gli strumenti a fiato a comporre la musica. Nel covo dei pirati c’è poco da scherzare, bisogna rispettare le regole. Anche i pirati hanno un codice e chi decide di diventarlo è come se firmasse un contratto inscindibile: si è pirati per tutta la vita e si naviga senza paura, affrontando quello che accadrà. Chi finisce nel covo dei pirati non ha scampo, il principe azzurro non arriverà a salvare la gentile donzella, dai pirati devi aspettarti di tutto, anche le boccacce!
Nel covo c’è sempre chi comanda e quando il capo non c’è è Spugna che prende le redini. Ed è proprio Spugna che si racconta in Dopo il liceo che potevo far. Il braccio destro di Capitan Uncino si descrive come una persona che non avrebbe potuto far altro se non il pirata. La canzone musicalmente è geniale, suonata da un’intera big band anni ’50. Sono tanti gli strumenti che partecipano, fiati e piatti la fanno comunque da padroni in questo brano.

Ma Peter Pan dov’è? Siamo arrivati a metà disco e ancora non s’è visto. Eccolo! Appare in questo momento, è lui che racconta la storia principale della fiaba e lo fa nel brano L’isola che non c’è, la sua casa, quella che si raggiunge seguendo la “seconda stella a destra, questo è il cammino”. L’isola che non c’è è un posto magico, sembra non esistere proprio perché è impensabile un luogo senza guerre, senza santi né eroi. Musicalmente anche questo brano è lento, ripropone gli stessi strumenti principali de “Il covo dei pirati”, ovvero tanta chitarra che accompagna la voce di Bennato più volte modulata in acuti e bassi.

Sull’isola che non c’è però non si incontrano solo pirati e bambini, c’è anche l’antagonista per eccellenza del cattivo Uncino, ovvero il coccodrillo. Tocca a lui raccontarsi questa volta e lo fa in Rockoccodrillo, dove dice di stare attenti, sempre svegli perché lui arriva quando meno te l’aspetti. E’ pronto a colpire. Questa canzone comincia con un ticchettio di lancette perché il coccodrillo nella favola, prima di mangiare la mano di Uncino, ha inghiottito un orologio. E’ lui il più cattivo di tutti, i pirati a confronto sono buoni. Caratteristico il suono della ciaramella (strumento a fiato) insieme ad un sax baritono: questi due strumenti abbassano e oscurano l’atmosfera, non solo, danno un senso di andamento oscillante, una zampa per volta, proprio come cammina un coccodrillo che non va di fretta. Bello anche il kazoo che appare dopo la metà del brano. Con i suoi sei minuti è la canzone più lunga dell’album.

Ma non è tutto oro quello che luccica: i genitori dei bambini non vogliono che i loro figli seguano Peter Pan, vogliono che i ragazzi abbiano i piedi per terra e non la testa fra le nuvole ed è per questo che decidono di ribellarsi. Compito affidato a Tutti insieme lo denunciam, una vera e propria aria. Qui non è Bennato che canta, il dialogo è affidato ad una voce maschile e una femminile seguite da un coro solenne. Questa canzone sembra un’opera lirica, comincia con dei movimenti eseguiti dagli strumenti prima del canto. Personalmente mi ricorda Rossini, non so, l’ho sempre paragonata al Barbiere di Siviglia o ad altre opere simili.

Come tutte le fiabe però arriva sempre una fine. La canzone di chiusura è Sono solo canzonette – canzone che da il titolo all’intero album. Ha un ritmo movimentato, quasi da presa in giro e allo stesso tempo chiede scusa perché quello che si è raccontato è solo un gioco, un sogno vissuto e bello da ricordare. Ci sono immagini in questa canzone che riportano indietro nel tempo e questo lo si capisce già dalle prime parole: “Mi ricordo che anni fa…” che poi prosegue raccontando i sogni che lo stesso Bennato non ha mai smesso di fare.

Il concept album Sono solo canzonette in generale è molto bello e vario. Ogni canzone è diversa dalle altre dal punto di vista musicale ma tutte sono legate insieme dal filo conduttore, ovvero la storia dell’eterno bambino, colui che non vuol crescere perchè gli piace tanto sognare: Peter Pan.

Tracklist:

1. Ma che sarà…
2. Il rockdi Capitan Uncino
3. Nel covo dei pirati
4. Dopo il liceo che potevo far
5. L’isola che non c’è
6. Rockoccodrillo
7. Tutti insieme lo denuciam
8. Solo solo canzonette

Testi e musiche di Edoardo Bennato.

Anche sul forum parliamo di Edoardo Bennato in questo topic: Un burattino senza fili: Edoardo Bennato.

Scritto da Mac La Mente

Share this Post

3 Comments

  1. Ottima recensione per un fenomenale artista

  2. Grazie Agenore,

    Edoardo Bennato è un cantautore completo e molto particolare che riesce a trasmettere tutto quello che vuol dire con uno stile unico e raffinato!

  3. Capolavoro immortale ed irripetibile

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.