/ Gennaio 30, 2009/ Artisti, Blog, Il disco del mese/ 0 comments

Il disco del mese – Animals dei Pink Floyd (1/3)
Il disco del mese – Animals dei Pink Floyd (3/3)

Animals è un album creato per raccontare una storia ed esprimere una visione del mondo attraverso la musica e i testi. E, proprio per la particolare storia che racconta, sceglie di essere particolarmente duro e concreto, di avere testi feroci, una costruzione ritmica martellante e trascinante ed effetti speciali inquietanti e claustrofobici.
La conseguenza della scelta tematica e stilistica del lavoro comporta la rinuncia non solo, come accennato nell’articolo precedente, a ogni possibile momento musicale sognante e immateriale; ma anche a ogni concessione alle esigenze del marketing discografico: il disco non contiene neppure un brano adatto, per la sua lunghezza, ad essere trasmesso dalle radio.
E’ costituito infatti da cinque pezzi, due brevissimi brani, iniziale e finale, a fare da cornice – Pigs on the Wing pt. 1 e pt. 2 – e tre lunghe composizioni centrali, ognuna delle quali può essere vista quasi come una suite – Dogs, Pigs (Three Different Ones), Sheep.

Questa volontà di concreta durezza si esprime nel modo più esplicito anche nella scelta della famosa copertina dell’album: l’immagine di una centrale elettrica di Londra, Battersea Power Station, caratterizzata dalla presenza di quattro torri-ciminiere alle sue estremità e adattissima, secondo Roger Waters, ad esprimere l’idea di energia e di potenza. A completare l’immagine il tocco surreale che caratterizza tutte le copertine dei Pink Floyd: un grosso maiale volante sospeso tra le ciminiere della centrale.
Il maiale volante divenne poi un elemento scenografico fisso in tutti i successivi concerti dei Floyd. E tanto il maiale volante quanto Battersea Power Station divennero col tempo due simboli centrali della mitologia floydiana, tanto che ancora oggi la centrale londinese è una località imprescindibile da visitare per ogni fan dei Pink Floyd.

Ma qual è la storia che racconta Animals?
Si tratta di una sorta di favola crudele, un’allegoria della vita umana rappresentata per mezzo di tre animali – cani, maiali e pecore – espressione di altrettanti comportamenti e modi di essere degli uomini.
I cani incarnano gli arrampicatori sociali, gli individui a caccia del potere, i predatori avidi e ingordi pronti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono.
I maiali incarnano quegli individui apparentemente meno pericolosi ma in realtà estremamente infidi in quanto doppiogiochisti, ipocriti e moralisti, caratterizzati da perbenismo untuoso e di facciata. E, alla fin dei conti patetici nei loro tentativi di sembrare diversi da ciò che sono.
Le pecore incarnano gli ignavi, i vili e ottusi, il gregge senza cervello destinato ad essere sempre vittima dei prevaricatori, siano essi cani, maiali o alcune delle stesse pecore.

Ma anche in questo mondo crudele c’è una via di scampo, la via accennata nei due brevissimi brani di cornice: la via è l’amore, la possibilità di trovare una persona con cui sostenersi reciprocamente e con cui costruire un riparo dove mettersi al rifugio dai “pigs on the wing”, i “maiali volanti”, i pericoli provenienti dall’esterno. A livello sonoro questi unici momenti di quiete e di speranza sono resi dal fatto di essere unplugged, suonati solo dalla chitarra acustica.
La presenza delle due cornici è fondamentale ai fini della dialettica dell’album, in quanto ne consentono l’arricchimento e la trasformazione in una favola ricca di sfumature ed evitano che l’album si trasformi, come affermava lo stesso Waters, in un unico urlo di rabbia.
Sottolineo il paradosso – tipicamente floydiano – per cui Pigs on the Wing, l’unica canzone d’amore mai scritta da Roger Waters e mai cantata dai Pink Floyd, sia contenuta nell’album più cattivo e più deciso della band.

Due sono i principali temi dell’album e quindi obiettivi dell’allegoria:
1. la denuncia dell’alienazione e dell’isolamento dell’uomo, che si trova a vivere isolato in un mondo freddo e brutale – quel “cruel world”, il “mondo crudele” che sarà al centro dell’album The Wall -, in balia dei pericoli provenienti dall’esterno e, ancora di più, dall’interno, da se stessi, dalle proprie paure e dai propri istinti.
Questo motivo è un tema ricorrente nei testi scritti da Roger Waters fin dai primi album e divenuto progressivamente centrale e dominante a partire da The Dark Side of the Moon, fino a culminare in The Wall.
2. La critica feroce all’individualismo, alla brama di potere e ricchezza, a un sistema sociale e individuale che rende l’uomo una belva feroce e implacabile pronta a colpire i propri simili in tutti i modi e con tutti i mezzi per raggiungere i propri scopi: homo homini lupus o, meglio ancora, cane mangia cane.

La storia raccontata da Animals è liberamente ispirata al racconto di George Orwell La fattoria degli animali, una favola crudele che racconta la rivolta degli animali di una fattoria al giogo imposto dall’uomo e la successiva autogestione della fattoria da parte degli stessi dopo la cacciata dell’odiato sfruttatore. Ma ben presto anche tra gli animali compaiono i burocrati e i prevaricatori, i maiali e i cani che a poco a poco soggiogheranno e sfrutteranno le pecore e gli altri animali ancora più di quanto facesse l’uomo.

Tra libro e disco ci sono molti elementi in comune, anche se l’album dei Pink Floyd ha una conclusione aperta alla speranza, alla possibilità di trovare un rifugio contro le insidie che arrivano dall’esterno. “Lieto fine” che manca nel testo orwelliano (e non potrebbe essere diversamente, dato il preciso riferimento politico – la rivoluzione russa e l’ascesa della dittatura staliniana – dell’allegoria di Orwell).

Ma il “lieto fine” di Animals in realtà è solo temporaneo. L’amore potrà essere sufficiente per costruire un rifugio contro i pericoli che arrivano dall’esterno. Ma non lo è – non nel caso di Roger Waters e dell’equilibrio sempre più precario che teneva insieme i Pink Floyd – per costruire un riparo contro i nemici che arrivano dall’interno.
Le paure, le nevrosi, gli incubi, le paranoie che fino a Dark Side of the Moon erano apparse solo come ombre inquietanti e come la “quiet desperation”, la “tranquilla disperazione” evocata nella canzone Time, col tempo si erano trasformate nelle spettrali presenze-assenze cantante in Wish You Were Here per poi incarnarsi, sia pure in forma animale, in Animals. Pronte ad esplodere in tutta la loro violenza distruttiva nell’urlo disperato e allucinato di The Wall. E nella rottura dei Pink Floyd.

(continua)

Scritto da Vianne

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