/ Settembre 23, 2008/ Artisti, Blog/ 0 comments

In ricordo di Richard Wright (1/2).

Il ricordo di David Gilmour

Il primo a reagire alla notizia della scomparsa di Richard Wright è stato David Gilmour, con un intervento pubblicato sul suo sito ufficiale poche ore dopo la scomparsa del collega e suo grande amico. Il chitarrista dei Pink Floyd, è anche la persona con cui Wright ha lavorato di più negli ultimi anni, quest’ultimo infatti ha suonato con lui nel suo disco solista del 2006 On an Island e in tutto il successivo tour.
Questa la dichiarazione di Gilmour:

“Nessuno può sostituire Richard Wright. Era il mio compagno musicale ed amico.

Nella ridda di discussioni su chi o cosa fosse Pink Floyd, l’enorme apporto di Rick è stato spesso dimenticato.

Era gentile, appartato e riservato ma la sua voce e il suo modo di suonare appassionati erano vitali, magici componenti del nostro più riconosciuto Pink Floyd sound.

Non ho mai suonato con nessuno come con lui. La fusione della sua e della mia voce e la nostra telepatia musicale hanno raggiunto la prima maggiore fioritura nel 1971 con “Echoes”. Dal mio punto di vista tutti i più grandi momenti PF sono quelli in cui lui era in piena attività. Dopotutto, senza “Us and Them” e “The Great Gig in th Sky”, entrambe scritte da lui, che cosa sarebbe stato “The Dark Side of the Moon”? Senza il suo tocco tranquillo l’album “Wish You Were Here” non avrebbe funzionato granchè.

Nei nostri anni di mezzo, per molti motivi, perse la sua strada per un po’, ma nei primi anni Novanta, con “The Division Bell”, gli tornarono la sua vitalità, la sua scintilla e il suo spirito e poi la reazione del pubblico alle sue apparizioni nel mio tour del 2006 fu enormemente edificante ed è un segno della sua modestia che quelle standing ovation fossero un enorme sorpresa per lui (ma non per noialtri).

Come per Rick, non mi è facile esprimere i miei sentimenti a parole, ma lo amavo e mi mancherà terribilmente.”
(dal sito ufficiale di David Gilmour)

 

Il ricordo di Roger Waters

Anche Roger Waters, il bassista dei Pink Floyd, ha subito reso omaggio a Richard Wright, inserendo sull’home page del suo sito ufficiale un’immagine molto commovente, quella di tante candele accese su fondo nero, alcune si stanno spegnendo.

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Successivamente ha rilasciato una dichiarazione pubblicata su Brain Damage, uno dei due più importanti siti britannici dedicati ai Pink Floyd. E questa dichiarazione dell’uomo che contestò pesantemente Wright e gli altri Floyd e uscì poi dal gruppo tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, è particolarmente significativa proprio alla luce del passato e della riappacificazione e reunion del 2005 al Live 8.

“Mi ha rattristato molto sentire della morte prematura di Rick, sapevo che era malato ma la fine è arrivata in modo improvviso e sconvolgente. Il mio pensiero è con la sua famiglia, soprattutto con [i suoi figli] Jamie e Gala e la loro madre Juliet, che conoscevo molto bene ai vecchi tempi e che ho sempre apprezzato e ammirato moltissimo.

Per quanto riguarda l’uomo e il suo lavoro, è difficile esagerare l’importanza della sua voce musicale nei Pink Floyd degli anni ’60 e ’70. Le modulazioni e i voicing [accordi particolari e complessi, termine tecnico intraducibile in italiano, ndt] affascinanti, influenzati dal jazz, così familiari in “Us and Them” e “The Great Gig in the Sky” e che danno a quelle composizioni sia la loro straordinaria umanità che la loro maestosità, sono onnipresenti in tutti i lavori fatti in collaborazione da noi quattro in quegli anni. L’orecchio di Rick per la progressione armonica era la nostra pietra angolare.

Sono davvero grato per l’opportunità che il Live 8 mi ha dato di suonare con lui e David [Gilmour] e Nick [Mason] quell’ultima volta. Vorrei che ce ne fossero state altre.”
(dal sito Brain Damage)

 

Il ricordo di Nick Mason

Il commento e il ricordo più lunghi e articolati sono quelli invece di Nick Mason. Il batterista dei Pink Floyd ha rilasciato un’intervista pubblicata sul quotidiano britannico The Independent all’interno di un bellissimo servizio dedicato a Richard Wright e ai Pink Floyd apparso il 19 settembre, lo stesso da cui ho tratto i frammenti di intervista a Richard Wright pubblicati nell’articolo precedente.

Ricordando Rick di Nick Mason

“Perdere Rick è come perdere una persona di famiglia – in una famiglia un po’ fuori dalla norma. Ha fatto parte della mia vita per 45 anni, più a lungo dei miei figli e più a lungo di mia moglie. Ti avvicina alla tua mortalità. Ricorderò Rick con grande affetto. Era la persona totalmente non polemica del gruppo e probabilmente per questo ha sofferto. Non direi che fosse un bonaccione, ma di certo non ha mai spinto verso la lite. Rendeva la vita molto più semplice.

Incontrai Rick la prima volta alla Facoltà di Architettura di Regent Street. E penso che Rick fu più o meno sempre la stessa persona che conobbi nel 1962. Il Rock’n’Roll è un’esistenza da Peter Pan; non si cresce mai. In quel periodo frequentavamo persone che erano più interessate ad andare al cinema e a fare musica che all’architettura. Il gruppo arrivò un paio d’anni dopo. Tutti noi avevamo modi molto diversi di lavorare. Lui ha sempre saputo che cosa voleva fare e aveva un approccio unico al suonare. Ho visto un’intervista che fece in tv e lo disse chiaramente: “La tecnica è del tutto secondaria alle idee”. Roger [Waters] diceva che quanto più hai tecnica, tanto più puoi copiare. Nonostante avesse una certa formazione, Rick trovò la sua strada.

In una certa misura, io penso che riconoscere quello che faceva nel gruppo fosse piuttosto semplice. Era un paroliere e un tastierista, e cantava. Soprattutto le tastiere creano il sound di un gruppo. Per definizione, di un gruppo rock’n’roll le persone ricordano l’assolo di chitarra, il cantante o il contenuto dei testi. Ma tantissima gente ascolta la nostra musica in modo diverso. Il modo in cui Rick fa fluttuare le tastiere nella musica è parte integrante di quello che le persone riconoscono come Pink Floyd. Ha scritto “The Great Gig in the Sky” e la musica di “Us and Them”.

Eravamo un gruppo veramente molto unito e ci si ricorda sempre di questo. Tra il 1967 e la metà degli anni ’70 abbiamo trascorso un sacco di tempo assieme. Rick era una persona molto gentile. La mia immagine di Rick è lui seduto a suonare le tastiere mentre intorno gli esplodono i fuochi d’artificio. E’ la qualità principale di cui ci si ricorda in un gruppo dove Roger e David [Gilmour] erano più in contrasto su quello che ritenevano si dovesse fare.

Se c’è qualcosa che sento come un lascito, è il Live 8 [luglio 2005, Hyde Park] e il fatto di aver davvero superato ogni contrasto ed essere riusciti a suonare insieme. E’ stata la più grande opportunità.”
(tratto dall’articolo pubblicato su The Indepedent il 19 settembre 2008)

Scritto e tradotto da Vianne

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